Per gli ulivi del Salento interventi in ritardo

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Foto di A. Fiore
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L’Agenzia per le attività irrigue e forestali per le operazioni di abbattimento e distruzione degli alberi, svolte sotto la sorveglianza di ispettori dell’Osservatorio fitosanitario regionale, ha impegnato per alcuni giorni trentacinque operai della sede leccese per una spesa di ventimila euro, circa 190 euro a pianta. Tra le 104 piante individuate come irreparabilmente colpite dal batterio ve ne erano due monumentali. Per tali piante, in deroga alle indicazioni comunitarie, si è preferito tentare una potatura drastica alternativa all’abbattimento

La Direzione generale salute e consumatori della Commissione europea lo scorso 25 marzo ha inviato, per il tramite del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, una nota alla Regione Puglia nella quale sono indicate le attività da porre in essere nel breve periodo per fronteggiare il batterio riscontrato lo scorso anno sugli ulivi del Salento.
Da mesi la Puglia è sotto stretto controllo del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e della Commissione europea per un esteso focolaio del batterio da quarantena Xylella fastidiosa individuato lo scorso anno nella zona di Gallipoli che ha costretto a circoscrivere la zona, ad avviare un monitoraggio su vaste aree coltivate a oliveto e a porre i divieti di commercializzazione e movimentazione per i vivai della provincia di Lecce.
Gli esperti sostengono che il batterio Xylella fastidiosa è un batterio patogeno rispetto al quale non vi sono trattamenti fitosanitari efficaci, esso sopravvive solo finché è viva la pianta. Questo ha fatto temere il peggio per l’olivicoltura pugliese e i paesaggi caratterizzanti il Salento. In molti hanno temuto un atteggiamento superficiale, disfattista e affaristico con il rischio della distruzione di migliaia di centina di piante che in Puglia costituiscono un’importante fonte di reddito e una vera e propria «foresta» di sempreverdi; l’ulivo è uno dei pochi alberi da frutto che conserva le foglie tutto l’anno.
Il monitoraggio dei mesi scorsi eseguito dalla Regione Puglia ha evidenziato la presenza, oltre al focolaio già identificato a sud di Gallipoli, di altri cinque focolai minori localizzati negli agri di Lecce, Trepuzzi, Galatina, Sternatia e Copertino, si parla di circa 250 piante.
La Regione Puglia, sulla base della nota della Commissione europea, ha deciso le azioni necessarie a contenere la diffusione del batterio. Tali azioni si possono riassumere nei seguenti punti:
– comunicare dettagli circa il piano di monitoraggio e delle attività da mettere in essere nel focolaio che riguarda l’area di Gallipoli;
– presentare al Comitato nazionale italiano di un Piano d’Azione entro il termine del 9 aprile 2014;
– procedere alla distruzione (abbattimento e incenerimento) delle piante infette riscontrate nei focolai in agro di Lecce, Trepuzzi, Galatina, Sternatia e Copertino entro il termine del 15 aprile 2014;
– presentare alla Direzione Generale salute e consumatori la richiesta di cofinanziamento per la distruzione degli alberi infetti e per un piano di monitoraggio entro il 30 aprile 2014;
– rivisitazione delle misure previste nella decisione di esecuzione della Commissione europea del 13/2/2014.

I lavori hanno avuto inizio con un leggero ritardo.
L’Agenzia regionale sulle attività irrigue forestali (Arif), individuata dalla Giunta regionale della Puglia come il braccio operativa per fronteggiare la crisi fitosanitaria legata Xylella fastidiosa il 16 aprile comunicava che nel Salento erano state abbattute 104 piante di ulivo infette.
Lo stesso giorno veniva pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia il provvedimento deliberativo di Giunta n. 580 del 2 aprile «Misure fitosanitarie urgenti per Teradicazione della Xylella fastidiosa: disposizioni operative per l’esecuzione del piano di azione stabilito dalla DG SANCO della Commissione europea», con la quale la Regione conferiva all’Arif tale compito.
Gli ulivi abbattuti e distrutti in loco lo scorso 16 aprile ricadevano al di fuori dell’area di Gallipoli indicata come maggiormente a rischio. Le aree interessate dalla «bonifica» sono quelle individuate dalla rete di monitoraggio, commissionata dalla Regione ad alcuni istituti di ricerca e attivata subito dopo la prima conferma della presenza del batterio; ulivi ricadenti tutti in terreni privati.
L’Agenzia per le attività irrigue e forestali per le operazioni di abbattimento e distruzione degli alberi, svolte sotto la sorveglianza di ispettori dell’Osservatorio fitosanitario regionale, ha impegnato per alcuni giorni trentacinque operai della sede leccese per una spesa di ventimila euro, circa 190 euro a pianta. Tra le 104 piante individuate come irreparabilmente colpite dal batterio ve ne erano due monumentali. Per tali piante, in deroga alle indicazioni comunitarie, si è preferito tentare una potatura drastica alternativa all’abbattimento. Se questa dovesse essere utile, si potrebbe adottare anche per altri esemplari.
Gli animi nei mesi scorsi sono stati molto caldi e si temeva di non poter operare con serenità, situazione al momento rientrata tanto che l’Arif ha precisato che «gli operatori in campo hanno lavorato in piena armonia con gli enti preposti e con i proprietari, tutti privati, dei terreni sui quali erano le piante malate. Non vi è stata in alcun momento la necessità di fare ricorso alla forza pubblica».

L’emergenza pugliese Xylella fastidiosa che ha seriamente minacciato il sistema agroalimentare legato all’olivicoltura della Puglia e dell’intera Italia, rimanda a un’analoga situazione vissuta nel nostro paese in un altro importante settore agroalimentare: lo scandalo del vino al metanolo del 1986 che intossicò molte decine di persone e causò la morte accertata di 23 persone. Dopo quella brutta storia di truffe e malaffare il settore vitivinicolo italiano, grazie a nuove regole e controlli severi, ha trovato una nuova rinascita e oggi rappresenta uno dei maggiori settori agroalimentari dell’Italia nel mercato internazionale.
Nel caso degli ulivi non si può parlare di truffa ma forse di trascuratezza e poca dedizione a un approccio rigoroso e faticoso nella conduzione degli uliveti. La raccolta delle olive fatta sul suolo e non sull’albero, tipica solo del Salento, ha portato negli anni ad avere alberi poco curati tanto da raggiungere in alcuni casi «altezze da cipresso». I terreni sotto le piante non sempre sono stati arati e ripuliti e spesso restano soggetti al sorgere di erbe spontanee che facilitano la proliferazione di agenti patogeni. Ancor peggio per contenere le erbe si utilizzano in maniera eccessiva prodotti chimici che degradano i suoli, le acque superficiali e sotterranee.
Per fronteggiare l’emergenza della Xylella fastidiosa sono stati stanziati 7 milioni di euro: 5 milioni di euro, per l’anno 2014, di finanziamenti statali per il potenziamento del Servizio fitosanitario nazionale (Legge 27/12/2013 n. 147) e 2 milioni di euro di bilancio della Regione Puglia (30/12/2013 n. 45) per le misure di emergenza per la prevenzione, controllo ed eradicazione della Xylella fastidiosa.

In attesa di conoscere in dettaglio le azioni per fronteggiare l’emergenza della Xylella fastidiosa nella zona di Gallipoli e per sostenere il sistema vivaistico della provincia di Lecce, oggi gravemente danneggiato, si potrebbe ripartire con la formazione e sensibilizzazione. Quello che ci si aspetta con una parte delle somme stanziate è l’avvio di una vasta campagna di sensibilizzazione ed educazione alla conduzione degli uliveti con corsi di potatura e assistenza alla conduzione e gestione sostenibile degli uliveti. Magari anche con contributi a fondo perduto per potare e meglio gestire gli uliveti. Solo attraverso una nuova consapevolezza si riuscirà a conservare l’immenso patrimonio olivicolo e paesaggistico della penisola salentina; terra vissuta e amata dagli antichi greci, per i quali l’ulivo era considerato una pianta sacra al punto che abbattimento di un solo albero prevedeva la condannato a morte o l’esilio.

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