Incontattati, un video e il racconto di un massacro

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foto Funai
Una comunità stanziale di Ashaninka
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«La maggior parte degli anziani sono stati massacrati in Perù, da uomini non-Indiani, che hanno sparato e incendiato le loro case – ha raccontato l’interprete Zé Correia -. Hanno raccontato che molti anziani sono morti e che hanno seppellito tre persone in una tomba unica. Hanno detto che sono morte così tante persone che non hanno potuto seppellirli tutti e, quindi, gli avvoltoi hanno mangiato i loro corpi»

Ma cosa stiamo diventando? Possibile costruire un futuro duraturo sullo sterminio di nostri simili, depositari, fra l’altro, di antiche tradizioni e della storia a noi ignota sulla diffusione dell’uomo sul pianeta? Siamo proprio sicuri che ciò che ci separa dalle bestie sia la cultura?

 

Insieme a un raro filmato che riprende il primo contatto di alcuni Indiani isolati nei pressi del confine tra Perù e Brasile, si sta diffondendo anche il racconto di terribili violenze perpetrate contro il gruppo. Gli esperti hanno chiesto che il territorio sia protetto con urgenza perché gli Indiani incontattati rischiano lo «sterminio» e il «genocidio».
Il video – diffuso dal Funai (il dipartimento agli Affari indigeni del governo brasiliano) e pubblicato per primo da «Amazonia Blog» mostra diversi Indiani, giovani e in salute, scambiare alcuni caschi di banane. Durante l’incontro, il gruppo però ha anche raccontato il massacro di molti dei loro parenti più anziani e l’incendio delle loro case.
«La maggior parte degli anziani sono stati massacrati in Perù, da uomini non-Indiani, che hanno sparato e incendiato le loro case – ha raccontato l’interprete Zé Correia -. Hanno raccontato che molti anziani sono morti e che hanno seppellito tre persone in una tomba unica. Hanno detto che sono morte così tante persone che non hanno potuto seppellirli tutti e, quindi, gli avvoltoi hanno mangiato i loro corpi».
Il gruppo di Indiani incontattati che a fine giugno sono entrati in contatto con una comunità stanziale di Ashaninka e con i funzionari del Funai sarebbero fuggiti dalle violenze in Perù. A seguito del contatto, sono stati curati per un’infezione respiratoria acuta, verso cui non hanno difese immunitarie, e sono stati tenuti in quarantena per diversi giorni prima di poter tornare nella foresta.

Secondo gli esperti, la tragedia di un’epidemia è stata mancata per un soffio, ma il Funai non ha le risorse e il personale per rispondere ad altri eventi simili in futuro. L’avamposto nell’area è stato chiuso nel 2011 dopo essere stato saccheggiato dai trafficanti di droga
Il dottore che ha curato gli Indiani ha denunciato la possibilità di nuovi contatti nella regione e ha sottolineato l’importanza di formare nuovi team sanitari specializzati nel gestire le situazioni di contatto e post-contatto.
«Purtroppo, se non renderemo le cose sicure per chiunque arriverà là, la storia si ripeterà e saremo corresponsabili dello sterminio di queste persone», ha dichiarato José Carlos Meirelles, che per decenni ha monitorato per il Funai gli Indiani incontattati nella regione.
Il Perù non ha protetto adeguatamente gli Indiani incontattati e la loro terra, costringendoli a fuggire oltre confine. La maggior parte della foresta amazzonica peruviana, infatti, è stata data in locazione a compagnie del gas e del petrolio, a cui è concesso lavorare in riserve dedicate alla protezione dei popoli più vulnerabili della terra.
Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ha chiesto al governo brasiliano di ripristinare immediatamente tutti i suoi avamposti di osservazione nell’area e di destinare più fondi alla sua unità per gli Indiani incontattati. Survival ha, inoltre, chiesto al governo peruviano di indagare sui resoconti del massacro e di proteggere il territorio delle tribù incontattate.
Mercoledì la Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani, il principale organismo per i diritti umani della regione, ha chiesto la protezione urgente della terra delle tribù incontattate.
«È di vitale importanza che il Brasile e il Perù destinino subito fondi per la piena protezione delle vite e delle terre delle tribù incontattate – ha dichiarato il Direttore generale di Survival, Stephen Corry -. La crescita economica di questi due paesi sta avvenendo a spese delle vite dei loro cittadini indigeni, ora, però, la loro nuova ricchezza deve essere utilizzata per proteggere quelle poche tribù incontattate che sono riuscite a sopravvivere al continuo genocidio dei primi popoli d’America».

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