Ambiente – Le contraddizioni del decreto «Sblocca Italia»

741
petrolio1
Tempo di lettura: 3 minuti

L’accelerazione che il Governo sta imponendo sulla conversione in legge del Decreto «Sblocca Italia», con particolare riferimento agli artt. 36, 37 e 38, è l’evidente dimostrazione di non volere alcuna interlocuzione con i territori. In esso, oltre alla drastica e riduttiva semplificazione delle procedure per l’ottenimento delle autorizzazioni per prospezioni e trivellazioni petrolifere, è previsto il totale esautoramento di ogni potere concorrente delle Regioni, sacrificando gli artt. 117 e 118 della Costituzione all’altare di una nuova «era del petrolio»

Lo spiaggiamento di un capodoglio, avvenuto a Polignano a Mare lo scorso 29 settembre, è l’ennesima dimostrazione dell’incompatibilità esistente tra trivellazioni petrolifere e sviluppo di un’economia sana ed ecosostenibile.
Molti studi scientifici parlano espressamente di un collegamento esistente fra gli spiaggiamenti di capodogli e tartarughe e le prospezioni petrolifere effettuate tramite air-gun, con successivi danni ambientali, ricadute d’immagine per i territori e costi sociali per la rimozione delle carcasse, che finiscono per ricadere sulle tasche della collettività.
Ritenere che le amministrazioni regionali non debbano aver nessun peso sulla determinazione di questo tipo di scelte, è un palese controsenso. Da anni i territori chiedono un tavolo aperto per discutere delle scelte energetiche del Paese, con una visione chiara e nel rispetto del ruolo di ognuno.
L’accelerazione che il Governo sta imponendo sulla conversione in legge del Decreto «Sblocca Italia», con particolare riferimento agli artt. 36, 37 e 38, è tuttavia l’evidente dimostrazione di non volere alcuna interlocuzione con i territori.
In esso, oltre alla drastica e riduttiva semplificazione delle procedure per l’ottenimento delle autorizzazioni per prospezioni e trivellazioni petrolifere, è previsto il totale esautoramento di ogni potere concorrente delle Regioni, sacrificando gli artt. 117 e 118 della Costituzione all’altare di una nuova «era del petrolio».
La definizione di un’«Intesa» con le Regioni è un elemento fondamentale, sancito dalla Costituzione e a più riprese riconosciuto da diverse sentenze della Corte Costituzionale, e tuttora vigente data la non ancora intervenuta modifica del Titolo V della Costituzione.
A maggior ragione, questo vale per i procedimenti riconosciuti dallo Stato come «strategici», fermo restando che, all’improvviso, non tutte le attività di produzione di energia possano diventarlo per decreto.
A fronte di questo attacco, riteniamo valido ma chiaramente insufficiente il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni il 19 settembre 2014, teso a una pur attenta «revisione» degli articoli relativi agli idrocarburi.
Chiediamo con forza, alla Regione Puglia di approvare un nuovo o.d.g. con il quale venga sancito l’impegno al ricorso alla Corte Costituzionale in via principale in caso di mancata revisione degli articoli sulle trivellazioni petrolifere che non rispettano i principi costituzionali, alla stregua di quanto fatto dai Consigli regionali di Basilicata e Abruzzo.
Chiediamo con forza, alla Regione Puglia di farsi promotrice di tale istanza verso le altre regioni e verso la Conferenza stessa, riavviando il percorso che aveva portato cinque consigli regionali (Puglia, Veneto, Abruzzo, Molise e Marche) ad approvare una proposta di legge alle Camere riguardante il «divieto di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi».
Chiediamo con forza, ai parlamentari pugliesi e ai rappresentanti tutti della Commissione Ambiente di non essere responsabili dell’avvallo a un atto legislativo che, in maniera manifesta, non rispetti i principi della Carta Costituzionale, rendendo «strategiche» tutte le attività energetiche fatta eccezione per quelle rivenienti da fonti rinnovabili.

(Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili; Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi; Brindisi Bene Comune; Comitato Balneari Puglia; Comitato No al Carbone Brindisi; Comitato per la Tutela del Mare del Gargano; Comitato Tutela Porto Miggiano; Contramianto e altri rischi onlus; Coordinamento Naz. No Triv; Coordinamento No Triv – Terra di Bari; Garganistan; Gruppo Archeologico Garganico Silvio Ferri; Legambiente Puglia; Movimento Stop Tempa Rossa Taranto; PeaceLink; Rete No Triv Gargano; Salviamo il Paesaggio – Terra di Bari; Wwf Puglia; Comitato Med No Triv; Comitato No Scorie Trisaia; Ola – Organizzazione lucana ambientalista; Comitato No al Petrolio nel Vallo di Diano; Associazione culturale Sciami; Comitato No Triv Sicilia)