Carbonio – Una riforma che può sbagliare strada

794
co2 industrie
Tempo di lettura: 5 minuti

Con tutte le misure per resuscitare il sistema europeo di scambio dei permessi, può sorprendere il fatto che l’Unione europea abbia deciso di non eliminare il surplus di 2,1 miliardi di permessi accumulatisi nel sistema, una delle principali cause della significativa svalutazione del prezzo del carbonio. Dal momento che il sistema Eu Ets non consente flessibilità intertemporale nella gestione dei permessi (banking/borrowing), non esiste un meccanismo che corregga gli effetti di svalutazione del prezzo determinati da tale surplus. L’eccedenza continuerà dunque a spingere verso il basso il prezzo del carbonio

Lo scorso 23 ottobre 2014 il Consiglio europeo ha approvato l’obiettivo vincolante di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990. Tale obiettivo implica, per i settori inclusi nel sistema di scambio delle emissioni europeo (Ets, Emissions Trading Scheme), una riduzione delle emissioni di gas serra del 43%. Per raggiungere questi obiettivi, è stata proposta una riforma dell’Eu Ets che prevede l’inclusione di un meccanismo di stabilizzazione del mercato del carbonio europeo, al fine di rendere tale mercato il principale strumento per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

La principale riforma dell’Eu Ets sarà infatti l’inclusione, nel 2021, di una Market Stability Reserve (Msr). Questo strumento dovrebbe regolare automaticamente il volume annuo di permessi di emissioni disponibili sul mercato: quando il loro numero dovesse superare gli 833 milioni, sarà rimosso un numero di permessi pari al 12% di quelli in circolazione due anni prima. Nel caso in cui i permessi in circolazione calassero al di sotto di 400 milioni, la riserva rilascerà 100 milioni di permessi. Controllando la quantità di permessi di emissioni sul mercato del carbonio, la Msr ha lo scopo di stabilizzarne il prezzo, di aumentare la flessibilità dal lato dell’offerta e di migliorarne la resilienza di fronte a shock improvvisi. Un prezzo del carbonio stabilmente crescente rappresenterà un chiaro segnale di lungo termine per gli investitori, che saranno incentivati a muovere verso lo sviluppo e l’utilizzo di tecnologie pulite.

Si vorrebbe non dover aspettare il 2021 per vedere attivo questo meccanismo. Regno Unito e Germania stanno spingendo per rendere attiva la Msr già dal 2017, tempistica che permetterebbe al sistema europeo di scambio di accantonare nella Market Stability Reserve centinaia di milioni di permessi per spingere il prezzo del carbonio dal suo valore attuale di circa 6€/tCO2 a circa 20€/tCO2. Tale segnale di prezzo sarebbe in grado di stimolare investimenti in infrastrutture, tecnologie e processi a bassa intensità di carbonio in modo più efficace rispetto a quanto l’Eu Ets non sia stato finora in grado di fare fino ad oggi.

Indipendentemente dalla data di avvio della Msr, il dibattito verte ora sulla sua effettiva capacità di rilanciare il sistema Eu Ets. In linea teorica, e partendo dal presupposto che tutti i permessi disponibili vengano utilizzati, l’introduzione della Msr non influirà sul numero totale di emissioni che l’Eu Ets sarà in grado di ridurre entro il 2030. Il fattore lineare di riduzione (ovvero il tasso con cui il cap, tetto massimo di emissioni viene ridotto progressivamente) non viene infatti modificato nella riforma del sistema Eu Ets appena approvata dalla Commissione europea: il tetto di emissioni si restringe, come già previsto, dell’1,74% all’anno fino al 2021, e poi del 2,2% all’anno. Tuttavia, la Msr può velocizzare la riduzione delle emissioni grazie al più forte segnale di stabilità del mercato che dà agli investitori e all’influenza sui prezzi relativi delle fonti energetiche nel breve periodo. Questo potrebbe consentire all’Europa di raggiungere i suoi obiettivi di decarbonizzazione più in fretta e più facilmente rispetto a quanto avverrebbe senza tale riforma.

I benefici derivanti dall’introduzione della Msr potrebbero essere in qualche modo ostacolati dall’assegnazione dei permessi a titolo gratuito, che è prevista proseguire anche oltre il 2020. Nella nuova direttiva, gli Stati Membri con un Pil pro capite inferiore del 60% rispetto alla media europea sono infatti autorizzati a continuare ad attribuire al settore energetico permessi di emissioni a titolo gratuito fino al 2030. Tuttavia, dopo il 2020, il numero massimo di permessi allocabili gratuitamente non potrà superare il 40% delle quote assegnate a ciascuno Stato Membro. L’assegnazione gratuita di permessi darebbe così ad alcuni settori industriali l’equivalente di 190-300 miliardi di euro nel periodo 2021-2030. Tale forma di sussidio, sollevando almeno in parte l’industria dal costo associato alle emissioni, invia un messaggio contraddittorio rispetto a quello offerto dal prezzo elevato del carbonio (mantenuto tale grazie alla Msr). Tuttavia, tale misura è pensata per prevenire il rischio di carbon leakage, che impatterebbe negativamente sulla competitività internazionale dell’Unione europea e per garantire prezzi dell’energia senza eccessivi incrementi. Questa assegnazione gratuita di permessi di emissioni continuerà dopo il 2020, ameno che «altre grandi economie non mettano in essere sforzi paragonabili a quelli europei». Ciò significa che il timore del carbon leakage svanirebbe se tutti i principali paesi adottassero misure simili per ridurre le loro emissioni (questa posizione suggerisce anche che l’Ue non considera ancora sufficienti le azioni intraprese oggi da altri Paesi, in particolare la Cina).

Oltre al tentativo di proteggere le industrie europee, l’Unione Europea sta attivamente cercando di garantire che l’onere derivante dall’attribuire un prezzo al carbonio sia condiviso equamente. A tal fine, il quadro politico prevede l’accantonamento di una riserva del 2% dei profitti derivanti dalle quote Eu Ets per soddisfare le elevate esigenze di investimenti nei Paesi europei a basso reddito (di nuovo, quelli il cui Pil pro capite è inferiore al 60% della media europea). Questi permessi verranno utilizzati per migliorare l’efficienza energetica e installare sistemi energetici moderni in questi Stati Membri. Inoltre, il 10% delle quote Eu Ets che possono essere messe all’asta dagli Stati Membri sarà distribuito tra i Paesi il cui Pil pro capite non ha superato nel 2013 il 90% del Pil medio europeo. Le quote restanti saranno distribuite tra tutti gli Stati Membri in base alle loro emissioni effettive. Queste misure faranno progredire l’integrazione del mercato europeo dell’energia. Ciò consentirà all’Unione europea di raggiungere i suoi obiettivi energetici in modo più efficiente e di stimolare la concorrenza nel settore. Questo, a sua volta, dovrebbe ridurre i prezzi dell’energia. Un mercato dell’energia pienamente integrato si tradurrebbe in un risparmio di 40-70 miliardi di euro da oggi al 2030.

Oltre alle riserve costituite per migliorare rigore e inclusività del sistema europeo di scambio delle emissioni, il Consiglio europeo ha anche approvato il rinnovo del NER300,  aumentando la dotazione iniziale da 300 a 400 milioni di permessi (NER400). Quest’iniziativa, indirizzata a sostenere la cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs) e l’innovazione nell’ambito delle energie rinnovabili, è stata estesa per includere tra i beneficiari dei finanziamenti anche progetti di piccole dimensioni. Una buona mossa, data la capacità dimostrata finora da parte di iniziative su piccola scala di stimolare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico.

Con tutte queste misure per resuscitare il sistema europeo di scambio dei permessi, può sorprendere il fatto che l’Unione europea abbia deciso di non eliminare il surplus di 2,1 miliardi di permessi accumulatisi nel sistema, una delle principali cause della significativa svalutazione del prezzo del carbonio. Dal momento che il sistema Eu Ets non consente flessibilità intertemporale nella gestione dei permessi (banking/borrowing), non esiste un meccanismo che corregga gli effetti di svalutazione del prezzo determinati da tale surplus. L’eccedenza continuerà dunque a spingere verso il basso il prezzo del carbonio. Almeno per la Terza Fase (2013-2020), la decisione dell’Unione europea di posticipare la vendita di una parte dei permessi (900 milioni) potrà alleggerire la pressione al ribasso sui prezzi.

In sintesi, le riforme dell’Eu Ets stanno muovendo il mercato del carbonio nella giusta direzione, anche se con qualche segnale contrastante. Se ben gestita, la nuova Msr può stabilizzare il prezzo del carbonio in modo molto più efficace di quanto abbiano fatto gli strumenti adottati nell’ultimo decennio. E questo è di fondamentale importanza nel contesto attuale dei mercati energetici.

(Fonte dal blog di Carlo Carraro, Iccg)