Un tema già in evidenza in molte agende di persone che contano e che sono seriamente interessate al nostro futuro, ma quello che avvilisce è la determinazione ostile pregiudiziale con cui pur brillanti e autorevoli scienziati e autorità varie, con il loro sistema all’unisono si scatenano contro evidenze teoriche e sperimentali importanti e contro colleghi di rango che vorrebbero trasformare in paria o trota con un impegno che se fosse profuso nelle attività di ricerca li porterebbe in ben altre posizioni insieme al sistema scientifico e universitario italico
Le grandi crisi (e quella attuale sembra proprio appartenere alla categoria) possono essere l’elemento di rottura necessario per andare oltre la routine secondo il motto di Pietro Nenni «Innovarsi o perire».
Il 2014 che si chiude ripropone il tema di «Innovarsi o perire» e la partita si gioca ovviamente nell’area innovativa per eccellenza che è quella del mondo della ricerca scientifica chiamata a creare nuovi elementi di innovazione a fronte dei grandi trionfi realizzati nel Novecento in tutti i campi che hanno generato il miracolo del nostro tempo che fa impallidire i millenni passati.
Andare oltre è difficile quando il gran mondo si è seduto sui trionfi del recente passato e si gode i risultati che schiacciano ogni nuova velleità teorica e sperimentale rendendo attualissima l’affermazione degli albori della scienza moderna di Claude Bernard: «Quello che sappiamo è il principale ostacolo all’acquisizione di quello che non sappiamo ancora». Sembra questa una delle chiavi di interpretazione di eventi critici che hanno visto impegnati in questo ultimo trimestre i due settori chiave della scienza di frontiera:
– La Fusione Fredda di F&P detta anche Lenr di cui è andato in onda su Radio 24 a Natale uno scambio di idee modello ring (l’intervento è dopo il TG24, N.d.R.) tra Francesco Celani e Stefano Bagnasco entrambi dell’Infn su sponde opposte sul tema freddo che, come si ironizzava, adesso di freddo ne ha sempre di meno, raggiungendo qualche migliaio di gradi la temperatura nelle celle di Stremmenos Focardi Rossi e di altri sviluppi teorici di rilievo come si è visto dal dibattito sulla stampa scientifica tra Widom Srivastava da una parte e Maiani Ruocco dall’altra.
– La Memoria dell’acqua di Benveniste che in occasione del decennale della sua dipartita, ha visto tre conferenze a Roma, a Parigi e a Sofia contrastate da campagne di fango sull’opera dello scienziato francese Padre dell’Immunologia moderna.
Quello che colpisce di queste due vicende (e di altre simili che abbiamo trattato in questo ultimo anno), è la determinazione ostile pregiudiziale con cui pur brillanti e autorevoli scienziati e autorità varie, con il loro sistema all’unisono si scatenano contro evidenze teoriche e sperimentali importanti e contro colleghi di rango che vorrebbero trasformare in paria o trota con un impegno che se fosse profuso nelle attività di ricerca li porterebbe in ben altre posizioni insieme al sistema scientifico e universitario italico.
Ci si può domandare quanto l’Italia e l’Occidente si possano permettere questi capricci sia nel settore energetico-nucleare-ambientale, sia nel settore forse ancora più decisivo della salute delle popolazioni alle prese con imponenti reazioni avverse che vanno limitando progressivamente la potenza e l’uso di grandi farmaci che potrebbero essere personalizzati con importanti miglioramenti nell’efficacia e nel rapporto rischi benefici (100.000 morti negli Usa con 5 milioni di reazioni avverse di cui la metà gravi sono tanti), e perché no del rapporto costi benefici in un momento in cui le casse pubbliche e le tasche private reggono male i costi della cura della salute.
Mentre l’Italia è allo stremo, avere tra gli obiettivi prioritari chiudere il laboratorio di Frascati di Celani che resiste ormai da anni, dopo aver smantellato Pirelli Labs, la leadership di Carpinteri e altre attività più banali come qualche conferenza o peggio, deve far riflettere, a tutti i livelli.
Prima delle velleità personali e delle rendite di posizioni e di potere, bisognerebbe ricordare che vengono le mission istituzionali, la verità e perché no l’interesse del Paese che si dovrebbe servire. È utopia o è chiedere troppo?