Caccia, dopo il 19 siamo a rischio infrazione

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Il ministro Gian Luca Galletti
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Il Ministro sollecita le Regioni a chiudere la caccia a beccaccia, cesena e tordo bottaccio. «Tuttavia – sottolinea il presidente Lipu – la procedura aperta contro l’Italia dalla Commissione europea riguarda non solo i tempi di caccia bensì il quadro complessivo della caccia italiana»

«È necessario che le Regioni interrompano immediatamente la caccia ad almeno tre specie, quali la beccaccia, la cesena e il tordo bottaccio, che sono già in fase di migrazione preriproduttiva e dunque in periodo ultraprotetto dalla direttiva Uccelli».
Lo afferma la Lipu-BirdLife Italia dopo il Question Time alla Camera dei Deputati nel quale, in risposta a un’interrogazione dell’onorevole Serena Pellegrino, il ministero dell’Ambiente ha evidenziato la situazione di infrazione di molte Regioni italiane in merito ai tempi di caccia eccessivamente lunghi per varie specie, dopo la procedura avviata contro l’Italia dalla Commissione europea.
«Bene ha fatto il ministro Galletti – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu-BirdLife Italia – a chiedere alle Regioni la riduzione dei tempi di caccia e al Consiglio dei ministri di esercitare i poteri sostitutivi, in caso di inadempienza di queste. Ora però serve un intervento immediato di Palazzo Chigi, perché il 19 gennaio è l’ultimo giorno utile per chiudere la caccia a specie come la cesena, i tordi, la beccaccia. Ogni giorno che passa sarebbe un’infrazione comunitaria e un danno alla conservazione delle specie.
«Tuttavia – continua il presidente Lipu – la procedura aperta contro l’Italia dalla Commissione europea riguarda non solo i tempi di caccia bensì il quadro complessivo della caccia italiana. Che oggi è priva di effettiva programmazione, assolutamente carente di piani di gestione e raccolta di dati, legata a tradizioni arcaiche e insostenibili come quella dei richiami vivi e che si esercita su specie in stato di conservazione sofferente, che dovrebbero essere escluse dalle liste delle specie cacciabili. Per non parlare dell’enorme zona grigia di piccole e grandi illegalità che in molti casi avvicinano pericolosamente la caccia italiana al bracconaggio conclamato.
«La procedura europea contro l’Italia – conclude il presidente Lipu – sia dunque l’occasione per una seria messa in regola del nostro Paese in termini di corretta applicazione di uno strumento preziosissimo e ancora oggi pienamente valido come la direttiva Uccelli».