Perché gettare gli scarti oleari?

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La destinazione delle sanse ai sansifici per la produzione del relativo olio rappresenta solo il 60% della produzione. Il 20% viene infatti semplicemente smaltito, in modo più o meno clandestino, sui campi. Il recupero energetico del nocciolino, avviene nel 28% dei casi e solo il 3% dei sottoprodotti trova impiego negli impianti di biogas

Si è svolto all’Accademia dei Georgofili a Firenze, il seminario dal titolo «La valorizzazione dei sottoprodotti dell’oleificio».
Nel corso degli interventi sono state presentate una serie di potenzialità per l’utilizzo degli scarti della produzione olearia e le relative tecnologie di trasformazione. Di particolare interesse sono i polifenoli, contenuti nelle sanse e nelle acque di vegetazione, per le loro proprietà antiossidanti, che possono essere sfruttate sia nella nutraceutica, come agenti anti-invecchiamento, nei mangimi per animali da latte e da carne, di cui migliorano le caratteristiche qualitative e la conservazione. Le sanse hanno anche, per alcune lavorazioni, uno sbocco nella produzione di olio di sansa.
Infine la destinazione energetica degli scarti oleari, soprattutto se accompagnata da tecnologie innovative, che ne riducono il consumo di acqua, può rappresentare un effettivo aumento di valore per tutta la filiera, grazie al loro utilizzo negli impianti di biogas.

Di particolare interesse nel convegno è stata la presentazione di uno studio effettuato da Cra-Inea, in Calabria, seconda regione in Italia, per importanza, nella produzione di olio d’oliva. L’indagine ha avuto per oggetto la struttura di trasformazione dei prodotti oleari. I circa 700 frantoi attivi in Calabria lavorano per il 77% per conto terzi. Di particolare interesse è stata l’analisi della destinazione dei sottoprodotti del frantoio. La destinazione delle sanse ai sansifici per la produzione del relativo olio rappresenta solo il 60% della produzione. Il 20% viene infatti semplicemente smaltito, in modo più o meno clandestino, sui campi. Il recupero energetico del nocciolino, avviene nel 28% dei casi e solo il 3% dei sottoprodotti trova impiego negli impianti di biogas.

Questo dato conferma una realtà già nota nel settore e che sembra totalmente svuotare di argomenti la preoccupazione di concorrenza da parte degli impianti di biogas nell’utilizzo delle sanse. Questo argomento è stato utilizzato per introdurre nella recente bozza di revisione del sistema di incentivazione delle energie rinnovabili non fotovoltaiche un comma che vorrebbe esplicitamente vietare ogni utilizzo energetico dei sottoprodotti oleari negli impianti di biogas.

Osserva Piero Mattirolo di Agroenergia, una società che opera da tempo nella valorizzazione dei sottoprodotti oleari come opportunità di sostegno al reddito dell’agricoltura nel Centro-Sud: «togliere ai produttori oleari l’opportunità economica della valorizzazione energetica dei loro scarti vorrebbe dire, nella pratica, voler mantenere a tutti costi lo status quo in un settore agricolo già in difficoltà, impedendo l’innovazione e l’adozione di pratiche produttive ambientalmente più virtuose».