Il 46% della popolazione mondiale è in India, Bangladesh e Cina

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L’isola di Giava, in Indonesia, ha una popolazione di circa 140 milioni di persone, il che rende l’isola la più popolosa al mondo, pur avendo una dimensione pari allo stato di New York. Al secondo posto delle isole più popolose abbiamo il Giappone che contiene non solo la più grande area metropolitana del mondo, Tokyo con 37 milioni di abitanti, ma anche Osaka che detiene il settimo più grande Pil al mondo e ha una popolazione di 20 milioni di abitanti. Si stima che entro il 2100, la popolazione mondiale varcherà la soglia degli 11 miliardi di persone

Metà della popolazione mondiale vive nell’1% della Terra. Questo quanto afferma un’elaborazione pubblicata da Max Galka, esperto di «data crunching», sul sito Metrocosm. La mappa della distribuzione della popolazione globale è stata creata usando dati calcolati dalla National Aeronautics and Space Administration (Nasa).
E allora mentre le popolazioni sono in genere suddivise per regioni geografiche, quali paesi o stati, i dati riportati in questo studio dividono la popolazione mondiale in una griglia di celle minuscole di forma quadrata, celle che non hanno alcun vincolo con i confini amministrativi nazionali.
Le griglie così create sono un totale di 28 milioni di celle, ciascuna delle quali misura circa 3 miglia x 3 miglia.
Alle singole celle viene attribuito un colore giallo nel caso in cui, in quella porzione di territorio, ci sia una popolazione costituita da un numero pari o maggiore a 8.000 individui e, vista la dimensione della cella, una densità di popolazione di almeno 900 persone per miglio quadrato.
Viceversa, viene assegnato il colore nero a quelle celle caratterizzate da una popolazione inferiore a 8.000 persone, celle che, in altri termini, hanno una densità di popolazione inferiore a 900 persone per miglio quadrato.
Già da una prima analisi si osserva che si ha una cartina in gran parte senza colore, fatta eccezione per qualche puntino sparso e alcune zone completamente gialle in India, Bangladesh e Cina, regioni in cui è concentrata la metà (46%) della popolazione mondiale.
A differenza del resto del mondo, gran parte della popolazione residente in queste regioni è concentrata nell’entroterra; la regione Chengdu/Chengking, la grande chiazza gialla nel centro della Cina avente un’estensione pari allo stato di New York, ospita più di 100 milioni di persone ed è praticamente sconosciuta al mondo intero.
Completamente colorata è l’isola di Giava, in Indonesia, che ha una popolazione di circa 140 milioni di persone, il che rende l’isola la più popolosa del mondo, pur avendo una dimensione pari allo stato di New York.
Al secondo posto delle isole più popolose abbiamo il Giappone che contiene non solo la più grande area metropolitana del mondo, Tokyo con 37 milioni di abitanti, ma anche Osaka che detiene il settimo più grande Pil al mondo e ha una popolazione di 20 milioni di abitanti.
Si stima che entro il 2100, la popolazione mondiale varcherà la soglia degli 11 miliardi di persone. Ma la terra avrà abbastanza spazio per ospitare così tante persone?
A giudicare da questa mappa, la risposta è un chiaro sì. Il problema dell’incremento della popolazione sarebbe concentrato in alcune aree densamente popolate come l’Asia a differenza della stragrande maggioranza delle terre emerse del mondo che è in realtà molto scarsamente popolata.
In termini di superficie, le regioni nere coprono il 99% della superficie della Terra ed è in particolare l’Africa la terra caratterizzata da una densità di popolazione molto bassa e dove pertanto ci sarebbe abbondanza di spazio aperto per la vita di esseri umani, previsione questa confermata da stime effettuate dalla United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, stime che prevederebbero una popolazione africana in crescita.
In definitiva, la domanda che bisognerà porsi non è solo se ci saranno terre emerse che possano dare ospitalità all’uomo, e da questo studio sembrerebbe si possa già dare una risposta affermativa, ma se le terre emerse avranno l’energia per permettere una vita dignitosa e equa al genere umano, e per questo bisognerà modificare condizioni economiche antiche e ben radicate nel tessuto sociale e nella visione politica amministrativa di questo stanco mondo.