Un anno di Ecogiustizia

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Nel periodo che va dal 29 maggio 2015 al 31 gennaio 2016, a fronte di 4.718 controlli effettuati, sono stati contestati 947 reati penali e violazioni amministrative, con 1.185 persone denunciate e il sequestro di 229 beni per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Una riforma che è il frutto di un percorso tortuoso, lungo e faticoso, avviato nel 1994 e che comincia a dare i suoi primi frutti dimostrando l’enorme importanza che la società civile può assumere per imporre l’interesse collettivo al centro dell’azione politica, al di là dei singoli schieramenti partitici

Un anno fa il Senato ha approvato il Ddl 1345 B. Con questa nuova legge la storia italiana delle vertenze ambientali impunite è terminata. Nel Codice Penale italiano è entrata la parola ambiente: i principali reati ambientali, puniti fino ad allora solo con delle sanzioni, sono considerati veri e propri delitti.
Quella di un anno fa è stata una grande conquista per il Paese.
Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, ha affermato, in occasione della pubblicazione del dossier «Ecogiustizia è fatta – Il bilancio dei primi 8 mesi di applicazione della nuova legge sugli ecoreati in Italia»: «I risultati dei primi 8 mesi di applicazione della nuova legge sugli ecoreati, fortemente voluta dalla nostra associazione, stanno dimostrando tutta l’efficacia del nuovo sistema sanzionatorio. Per rendere ancora più efficace il contrasto agli ecocriminali è ora fondamentale attivare una grande opera di formazione per tutti gli attori della repressione dei reati ambientali, a partire dai magistrati e dalle forze dell’ordine, procedere rapidamente alla costituzione di una grande polizia ambientale partendo dalle migliori esperienze maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato, e approvare una norma per snellire le procedure per abbattere le costruzioni abusive».
Sicuramente la legge sugli ecoreati ha fornito un valido strumento operativo alle forze dell’ordine e all’autorità giudiziaria per poter fermare gli eco criminali. Le novità importanti di questa legge sono diverse e partano dai cinque nuovi ecoreati del codice penale che sono: inquinamento, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica. Le pene sono molto importanti andando dalla reclusione da 2 a 6 anni per il delitto di inquinamento a quella da 5 a 15 anni per chi commette un disastro ambientale.
I tempi di prescrizione raddoppiano, è prevista una lunga serie di aggravanti, tra cui quelle per lesione, morte, ecomafia e corruzione, e si possono eseguire le confische dei beni in caso di condanna.
La legge prevede anche sconti di pena per chi si adopera a bonificare in tempi certi e un sistema di estinzione amministrativa dei reati minori se vengono rispettate in tempi certi le prescrizioni dettate dagli organi di controllo come l’Arpa.
Sono previste anche sanzioni severe come la responsabilità giuridica delle imprese.
E i numeri parlano chiaro.
Nel periodo che va dal 29 maggio 2015 al 31 gennaio 2016, a fronte di 4.718 controlli effettuati, sono stati contestati 947 reati penali e violazioni amministrative, con 1.185 persone denunciate e il sequestro di 229 beni per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Le prescrizioni, previste per i reati minori che non hanno arrecato danno o pericolo di danno all’ambiente, con un meccanismo di estinzione della pena, che prevede la messa in regola dell’attività in tempi prestabiliti e il successivo pagamento delle sanzioni, hanno riguardato ben 774 reati contravvenzionali con la denuncia di 948 persone e 177 sequestri per un valore di 13,2 milioni di euro.
Una riforma che è il frutto di un percorso tortuoso, lungo e faticoso, avviato nel 1994 e che comincia a dare i suoi primi frutti dimostrando l’enorme importanza che la società civile può assumere per imporre l’interesse collettivo al centro dell’azione politica, al di là dei singoli schieramenti partitici.
In argomento si segnala il 21 maggio a Ravenna un convegno di approfondimento sulla nuova normativa, sull’illegalità presente in regione e sugli strumenti di contrasto; nell’occasione sarà presentato il libro «Ecogiustizia è fatta – Storia di una lunga marcia contro l’ecomafia in nome del popolo inquinato», a cura di Enrico Fontana, Stefano Ciafani e Peppe Ruggiero, con la prefazione di Roberto Saviano, che descrive in 128 pagine i 21 anni di lavoro di Legambiente per far approvare la legge dal Parlamento italiano.
Inoltre, e sempre in tema, a Padova il 25 maggio ci sarà la presentazione del libro sugli ecoreati «Il risarcimento del danno ambientale» di Francesca Boscolo.
Alla presentazione interverranno Sandro Merz, magistrato, Ermes Trovò, presidente Studio 3°, Andrea Milanesi, direttore tecnico Studio 3° e coordina Nicola De Rossi, giornalista.