Aperta a Marrakech la Cop22

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Ci si aspetta un po’ di concretezza e un’accelerazione verso gli obiettivi di abbassamento della CO2. Greenpeace: «Questa differenza tra obiettivi e azioni è un problema che va risolto subito, con tagli delle emissioni più cospicui e veloci per ogni Paese, come evidenziato anche dall’Unep»

Si è aperta oggi a Marrakech la 22° Conferenza delle Parti dell’United nations framework convention on climate change (Unfccc), che vedrà i rappresentanti di 197 Paesi riunirsi in Marocco fino a venerdì 18 novembre.
Riprendono quindi i negoziati sul clima dopo la Cop21 in cui è stato raggiunto l’Accordo di Parigi, entrato ufficialmente in vigore lo scorso venerdì 4 novembre.

Quello che ora è importante fare è far seguire alle parole i fatti.
Ad oggi, 100 Paesi hanno ratificato l’Accordo di Parigi, con il superamento di quelle soglie che hanno consentito la sua entrata in vigore creando, di fatto a Marrakech, le condizioni per le quali si affrontino già gli aspetti procedurali dell’Accordo.
Uno dei primi nodi della Conferenza riguarderà la decisione circa quali Paesi potranno partecipare alla prima sessione delle Parti aderenti all’Accordo di Parigi (Cma11) ossia se la stessa potrà essere seguita solo dai Paesi che già hanno ratificato l’Accordo, o se la possibilità sia estesa a tutti.
Altra delicata questione è quella delle caratteristiche dei Contributi nazionali volontari (Ndc), ovvero dei contributi che i Paesi hanno presentato per comunicare i nuovi impegni per il periodo 2020-2030.
Altro argomento riguarda la velocità con cui è entrato in vigore l’Accordo di Parigi che risulta in opposizione con l’andamento dei lavori per i livelli di ambizione più vicini, ovvero quelli relativi al periodo pre-2020.
Insomma un lavoro molto lungo quello che si prospetta e questo nella speranza che si faccia qualcosa di reale per il nostro clima che continua a destare preoccupazioni con temperature in salita, annessi e connessi.
E Marrakech è un banco di prova importante per testare la determinazione dei Paesi nel contrastare il cambiamento climatico.

Greenpeace esorta i governi riuniti a Marrakech ad accelerare le azioni in difesa del clima. Secondo l’United Nations Environment Programme (Unep), però, il Pianeta si troverebbe a fronteggiare un aumento medio di temperatura doppio rispetto agli obiettivi stabiliti a Parigi, anche in caso tutti i Paesi dovessero confermare il proprio contributo in termini di riduzione delle emissioni.

«Questa differenza tra obiettivi e azioni è un problema che va risolto subito, con tagli delle emissioni più cospicui e veloci per ogni Paese, come evidenziato anche dall’Unep», afferma Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia. «Occorre dunque che i governi si impegnino per presentare un piano biennale per una diminuzione delle emissioni più rapida e aumentare il supporto a quei Paesi già oggi gravemente colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici».

Greenpeace, a tal proposito, ritiene anacronistiche alcune prese di posizione sul tema riportate nelle ultime ore da media italiani.
«Chi continua a rilanciare giornalisticamente temi negazionisti come l’influenza sul clima dell’attività del sole o casi di variazioni di temperature registrate dalla storia, non sa, o fa finta di non sapere, come procede l’attività scientifica e, in particolare, con quali procedure sono costruiti i rapporti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu (Ipcc) che, com’è noto, esprimono i giudizi su base probabilistica. Secondo l’Ipcc, c’è infatti una probabilità compresa tra il 90 e il 100 per cento che a causare i cambiamenti climatici in atto siano le emissioni antropiche di gas serra – continua Onufrio -. In venticinque anni di lavori, la potenza di calcolo dei computer e la quantità di osservazioni, specie da satellite, sono aumentate in modo esponenziale confermando, purtroppo, la diagnosi sull’influenza umana di quanto sta accadendo al clima globale».