Il risanamento biologico è assolutamente efficace se valutato accuratamente caso per caso. Per alcune classi di contaminanti tali interventi sono attualmente applicati in piena scala con successo
«Molti contaminanti tossici e recalcitranti, quali i Policlorobifenili (Pcb), si possono accumulare nei sedimenti dei nostri mari. Abbiamo dimostrato che nel sedimento del Mar Piccolo sono presenti batteri in grado di ridurre notevolmente in assenza di ossigeno il livello di tossicità dei Pcb». Questo lo studio dell’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Irsa-Cnr), effettuato in scala di laboratorio, che ha dimostrato per la prima volta che nel sedimento marino del Mar Piccolo di Taranto sono presenti microrganismi in grado di ridurre in modo efficiente il livello di contaminazione da Pcb.
I risultati della ricerca, seguiti dal Commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, Vera Corbelli che ha sottoscritto un accordo con il Dipartimento scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente (Dta-Cnr) e con l’Università degli studi di Bari Aldo Moro per valutare possibili applicazioni a scala reale, sono stati pubblicati su Frontiers in Microbiology: «Microbiome Dynamics of a Polychlorobiphenyl (Pcb) Historically Contaminated Marine Sediment under Conditions Promoting Reductive Dechlorination» (Bruna Matturro, Carla Ubaldi, Simona Rossetti).
Abbiamo rivolto qualche domanda a Simona Rossetti, ricercatrice dell’Irsa-Cnr, che nell’ambito del Progetto bandiera «Ritmare» ha firmato uno studio sul Mar Piccolo di Taranto dimostrando le potenzialità di biorecupero dei sedimenti contaminati.
In cosa consiste lo studio?
Lo studio è stato effettuato sul sedimento prelevato da una delle aree più contaminate del Mar Piccolo di Taranto. È stata effettuata una caratterizzazione biomolecolare del sedimento marino ed è stata riscontrata la presenza a concentrazioni elevate del batterio declorante Dehalococcoides mccartyi noto essere coinvolto in processi biologici di declorazione riduttiva di contaminanti clorurati. La presenza di quello che viene definito «biomarcatore» ci ha spinto a verificare in uno studio di microcosmo in scala di laboratorio la effettiva attività dei batteri decloranti riscontrati nel sedimento marino, nei confronti di una delle principali classi di contaminanti presenti nel Mar Piccolo: i Pcb. Quello che abbiamo riscontrato è sorprendente perché i batteri autoctoni del sedimento contaminato sono stati in grado di ridurre fortemente e in tempi relativamente brevi la contaminazione da congeneri di Pcb maggiormente riscontrati nel Mar Piccolo. Lo studio inoltre ha fornito una serie di informazioni aggiuntive e di notevole impatto applicativo in quanto sono emerse evidenze di altri microrganismi potenzialmente in grado di effettuare il processo di declorazione riduttiva di Pcb. Questo risultato è di interesse soprattutto per definire nuovi biomarcatori da seguire in attività di biomonitoraggio ambientale per ottimizzare la valutazione predittiva del potenziale di biorecupero di siti contaminati da Pcb.
Può essere lo studio applicato ad un caso reale?
Lo studio è ovviamente preliminare e necessita di una serie di verifiche aggiuntive prima dell’applicazione in piena scala (ad. es. uno studio di trattabilità di dettaglio, specifico test di campo ecc.) ma rappresenta un primo passaggio importante che sicuramente può essere di aiuto e sostegno ad una valutazione complessiva degli interventi possibili da applicare per il risanamento del sito.
Può il risanamento biologico essere una risposta efficace alla bonifica dei siti contaminati?
Assolutamente sì anche se la sua efficacia va valutata accuratamente caso per caso. Per alcune classi di contaminanti (ad esempio gli eteni clorurati che spesso di riscontrano come contaminanti nelle nostre falde acquifere) tali interventi sono attualmente applicati in piena scala con successo.