Save Our Soil for Life

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Un problema quello del consumo di suolo che l’Europa ci impone di affrontare avendo definito l’obiettivo dell’azzeramento del consumo di suolo, a livello europeo, già con la Strategia tematica per la protezione del suolo del 2006, che ha sottolineato la necessità di porre in essere buone pratiche per ridurre gli effetti negativi del consumo di suolo e, in particolare, della sua forma più evidente e irreversibile: l’impermeabilizzazione (soil sealing)

Si è tenuta a Bologna una giornata di lavoro e approfondimento tecnico dedicata alle esperienze di studio e alle buone pratiche legate all’obiettivo del saldo zero di consumo del suolo.
Dalle politiche per la rigenerazione urbana alle norme per limitarne o azzerarne il consumo, dalle buone pratiche alle azioni dimostrative di de-sealing dei suoli urbani, l’incontro ha visto la partecipazione di rappresentanti dei territori già impegnati nel perseguimento di questo obiettivo (Provincia Autonoma di Bolzano, Piemonte, Toscana, Lombardia), tecnici, professionisti e ricercatori.
Una giornata di approfondimento sugli studi relativi al consumo di suolo e ai suoi impatti sui servizi ecosistemici, l’incontro, realizzato nell’ambito delle attività di ricognizione delle buone pratiche previste dal progetto SOS4Life, ha visto la presentazione delle esperienze dei territori e il contributo di studio e di analisi del Politecnico di Milano, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), dell’Istituto di Biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibimet), del Servizio geologico sismico e dei suoli e del Servizio pianificazione territoriale e urbanistica, dei trasporti e del paesaggio della Regione Emilia Romagna.
Ma in che cosa consiste il progetto SOS4Life?
Save Our Soil for Life (SOS4Life) è un progetto dimostrativo che intende contribuire all’attuazione su scala comunale degli indirizzi europei in materia di tutela del suolo e rigenerazione urbana con riferimento alle Linee guida sulle migliori pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione dei suoli [SWD(2012) 101]. 
Gli strumenti, le norme e le azioni promosse dal progetto sono finalizzati all’applicazione, nei tre Comuni partner di Forlì, Carpi (MO) e San Lazzaro di Savena (BO), della strategia comunitaria del consumo netto di suolo zero stabilito dalla Roadmap per un uso efficiente delle risorse in Europa [COM(2011) 571]  e rilanciato dal 7° Programma di Azione Ambientale [1386/2013/UE].
Attraverso l’implementazione di azioni dimostrative, il progetto punta a produrre un pacchetto di norme, di strumenti operativi e di monitoraggio che verrà adottato dai tre Comuni partner e potrà essere diffuso e replicato in altri Comuni e trasferito anche in altri contesti europei.
Gli obiettivi sono molteplici e tra questi valutare i servizi ecosistemici forniti dai suoli urbani e quantificare i costi e gli impatti causati dal consumo e all’impermeabilizzazione del suolo, sia nel contesto urbano sia rurale; definire un quadro di norme urbanistiche e strumenti operativi per applicare, a livello comunale, l’obiettivo del consumo netto di suolo zero e promuovere la rigenerazione urbana; promuovere e mettere in pratica tre interventi dimostrativi di de-sealing come metodo per compensare l’urbanizzazione di nuove aree e migliorare la resilienza urbana al cambiamento; sviluppare un sistema informativo di supporto decisionale a scala comunale, replicabile a livello italiano ed europeo, per monitorare in continuo i cambi d’uso del suolo e i processi di rigenerazione urbana attraverso l’integrazione di dati cartografici e di pratiche urbanistiche ed edilizie; promuovere, attraverso un approccio bottom-up, l’adozione a livello regionale di leggi e regolamenti volti a far rispettare il consumo netto di suolo zero e ad aumentare il riciclo delle aree urbane e i processi di rigenerazione; aumentare la consapevolezza di decisori, tecnici e cittadini, in merito alla necessità di tutelare il suolo e le sue funzioni ecosistemiche.
Le azioni per mettere in atto il cambiamento vanno dalla raccolta di informazioni e buone pratiche, in materia di limitazione, mitigazione e compensazione del consumo di suolo alla valutazione dei servizi ecosistemici forniti da suoli urbani e ai costi e agli impatti del consumo e impermeabilizzazione del suolo; dalla dimostrazione della fattibilità economica e tecnica delle azioni di de-sealing come misura di compensazione del consumo di suolo zero e per migliorare la resilienza urbana alla implementazione degli strumenti di pianificazione/regolamentazione per attuare il consumo netto di suolo zero e promuovere la rigenerazione urbana; dalla creazione di un sistema informativo che permetta di rilevare e monitorare l’utilizzo del suolo, i servizi ecosistemici, le previsioni urbanistiche ottimizzando la capacità decisionale dei policy maker alla comunicazione e diffusione degli obiettivi, delle attività e dei risultati del progetto e alla gestione organizzativa/finanziaria del progetto stesso.
Nel corso dell’incontro Michele Munafò, referente Ispra, ha affrontato il tema del «monitoraggio del territorio e del consumo di suolo in Italia».
Un problema quello del consumo di suolo che l’Europa ci impone di affrontare avendo definito l’obiettivo dell’azzeramento del consumo di suolo, a livello europeo, già con la Strategia tematica per la protezione del suolo del 2006, che ha sottolineato la necessità di porre in essere buone pratiche per ridurre gli effetti negativi del consumo di suolo e, in particolare, della sua forma più evidente e irreversibile: l’impermeabilizzazione (soil sealing).
Un obiettivo generale che è stato ulteriormente richiamato nel 2011, con la Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, nella quale si propone il traguardo di un incremento dell’occupazione netta di terreno pari a zero da raggiungere, in Europa, entro il 2050 e rafforzato nel 2014 dal Parlamento Europeo con l’approvazione del Settimo Programma di Azione Ambientale.
Una Commissione che ha ritenuto utile anche indicare le priorità di azione e le modalità per raggiungere tale obiettivo e, nel 2012, ha pubblicato le linee guida per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo, ovvero la copertura permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiali artificiali (quali asfalto o calcestruzzo) utilizzati per la costruzione, ad esempio, di edifici e di strade che di fatto costituisce quella forma più evidente e più diffusa di copertura artificiale.
Un consumo di suolo che in Italia è di 21.100 km2 nel 2015 (7%), era il 2,7% negli anni 50, e concentrato nelle città metropolitane (5.000 km2 nel 2015), 700 km2 a Roma e 400 km2 a Napoli, nelle aree agricole (60%), lungo le coste (il 21,9% entro i 300 m, quasi il 50% in Liguria, e il 19,3% entro 1 km), nelle aree a pericolosità da frana molto elevata o elevata (3%), nelle aree a pericolosità idraulica (10,5%), nelle aree a pericolosità sismica alta (7,2%), nella fascia a distanza di 150 metri dai corsi d’acqua (7,2%).
Un consumo che ci costa 540-820 milioni di euro, questi i costi annuali aggiuntivi che si dovranno affrontare a livello nazionale a causa del consumo di suolo avvenuto tra il 2012 e il 2015.
Perché «le condizioni e i processi attraverso i quali gli ecosistemi naturali e le specie che li compongono sostengono e permettono la vita umana» (Daily, 1997) portano benefici multipli al genere umano e permettono la salvaguardia dell’umanità intera.