Stanno morendo balene, leoni marini e lontre. Gli scienziati hanno chiamato il fenomeno Blob. Forse questa anomalia è causata dall’eccessivo riscaldamento degli oceani per l’effetto serra che ormai sembra ingovernabile. Ma il fenomeno investe entrambi i Poli
Sin dagli anni 80, quando i meteorologi osservarono che le temperature tendevano ad aumentare e che i gas serra stavano crescendo, fu dato un allarme clima.
Si incrementarono le osservazioni ed anche gli allarmi iniziarono a susseguirsi. Fu con l’istituzione dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) e con i rapporti che periodicamente vennero elaborati, che le previsioni presero corpo.
A parte il clima e l’aumento dei fenomeni estremi che sono in rapida crescita e facilmente verificabili da ognuno di noi che abbia memoria e voglia utilizzarla, quello che è meno verificabile è l’aumento della temperatura a livelli dei poli con le conseguenze che spesso le foto documentano.
È un dato di fatto reale, a prescindere se è conseguenza della nostra civiltà basata sui fossili, se dipende dal sole, se sono cicli naturali… se i catastrofisti e i polemisti di professione si dessero una calmata, a prescindere dalla causa, forse i decisori non avrebbero alibi per iniziare una revisione dei nostri stili di vita e a pensare ad un’architettura di città e strade che esponesse meno il fianco a questi cambiamenti in atto.
Le forti variazioni che stanno avvenendo ai poli, a cascata, non tarderanno a creare conseguenze preoccupanti sia sotto il profilo dell’aumento del livello dei mari e sia sotto il profilo dell’alimentazione per le alterazioni che questi cambiamenti causeranno ai cicli di vita.
L’accelerazione del riscaldamento delle aree polari fu già annunciata dai climatologi di Ipcc col secondo rapporto e in Italia fu un problema affrontato dai climatologi di Enea già prima del 1995, cioè ben più di 20 anni fa.
Se al posto di distrarsi in polemiche strumentali si fosse iniziato a pensare ad altri modelli di società, certamente ora non andremmo incontro a disastri annunciati.
Arrivano infatti notizie dall’Alaska di un’onda d’acqua calda che sta uccidendo moltissimi animali. Gli scienziati l’hanno soprannominata Blob. Si tratta nello specifico di una zona d’acqua calda situata difronte all’Alaska e in un’ampia zona della costa occidentale dell’America e del Canada.
Ciclicamente il Blob risale la superficie dell’acqua del Golfo dell’Alaska e provoca un aumento della temperatura dell’acqua di quattro gradi centigradi. L’innalzamento improvviso della temperatura dell’acqua provoca una ricaduta sull’ecosistema, causando una siccità devastante in Alaska e la moria di numerosi animali. La variazione di temperatura ha provocato anche la migrazione di animali verso le zone tropicali, in luoghi in cui solitamente non sono presenti, mentre molti altri si sono spinti verso la costa, nonostante vivessero in alto mare.
Gli effetti di questo fenomeno sono devastanti, provocando in Alaska la morte di balene e di altri animali che popolano queste zone. Percorrendo le spiagge di quest’angolo selvaggia del mondo, i ricercatori impegnati nello studio di Blob, hanno individuato lontre in fin di vita (in un solo mese ne sono state trovate 79), ma anche leoni marini (i decessi sono 20 volte superiore alla media). Gli effetti di Blob non coinvolgono però solo l’Alaska, ma le dimensioni della bolla d’acqua calda hanno raggiunto nove milioni di chilometri, arrivando a toccare persino le coste del Messico.
Il termine Blob è stato creato dal meteorologo Nicholas Bond, professore della University of Washington, fra i primi ad osservare questo fenomeno meteorologico alla fine del 2013. «L’enorme portata di questa anomalia è ciò che è incredibile», ha svelato Arte Miller, oceanografo presso l’Istituto di oceanografia Scripps a La Jolla, in California che fa parte del gruppo di 100 ricercatori che hanno studiato il fenomeno e ne hanno discusso a lungo. Per ora comunque non è ancora chiaro quale sia l’origine esatta del Blob, né come si potrebbe sviluppare in futuro.
E in ogni caso il fenomeno non colpisce solo l’Alaska. Anche l’Islanda e più in generale tutta l’area polare artica. L’Artico ha subito un notevole riscaldamento nel mese di novembre e non solo l’Artico ma anche l’Antartide. Le zone polari sono in fase di riscaldamento accelerato e comunque più accentuato che non il resto del pianeta.
La gravità della situazione sarà ben presto «nascosta» con l’avanzare di altre notizie, un vociare confuso che coinvolge anche le notizie più gravi e certificate dalla ricerca. «Nascoste» perché i decisori mondiali, ormai prigionieri di un sistema economico che sta strozzando la civiltà intera, non sono in grado di decidere e speriamo che quando la presa di coscienza si sarà fatta strada fra i più non sia troppo tardi.