L’uso di «sostanze» nelle antiche religioni

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La storia della magia e della religione sembra segnata da un rapporto stretto con stati alterati di coscienza. Nella letteratura biblica sono comuni, infatti, le visioni, le crisi mistiche ispirate da Dio. La letteratura etnologica è ricca di descrizioni di stati di estasi in diverse culture. Condizioni psichiche infrequenti, come le allucinazioni e gli stati di trance, acquistano un ruolo essenziale nelle religioni di diverse culture. Tali stati sono raggiunti anche ricorrendo a tecniche rituali di gruppo, esercizi respiratori, danze, digiuni o facendo uso di sostanze psicotrope (quali alcool, marijuana, mescalina, etc.), spesso impiegate per indurre modificazioni psichiche e comportamentali, cui sono attribuiti valore e significato religioso.

Nelle società primitive lo sciamano (dal russo o tungus saman, un monaco buddista, e dal sanscrito shramana, un asceta religioso) era allo stesso tempo il sacerdote, il dottore, il mago, ed usava pozioni per comunicare con il mondo degli spiriti, per divinare gli arcani segreti della vita e della morte, per curare i malati e per controllare i fatti che influenzavano non solo i singoli individui, ma l’intera comunità.
Tra le prime sostanze usate dagli sciamani in Eurasia e nell’emisfero occidentale ritroviamo i funghi, individuati probabilmente per la loro riproduzione spiriforme, per certi versi «misteriosa» e per i loro effetti allucinogeni. I funghi appaiono piante misteriose: molte specie (Psilocybe, Amanita ecc.) nascono da spore praticamente invisibili, raggiungono un’altezza anche di venti centimetri in meno di una settimana e possiedono principi psicotropi che rimangono attivi per lunghi periodi, anche se seccati e conservati.
In Cina, nel Medio Oriente, nel Mediterraneo e in Africa, le prime piante sacre erano rappresentate principalmente da granaglie, uva e palme, da cui si potevano ricavare bevande alcoliche euforizzanti: birra e vino (l’uomo ha inventato prima le bevande alcoliche e poi il sapone!). Canapa, coca, papavero da oppio e tabacco sono tra le più antiche piante coltivate dall’uomo. In America latina ritroviamo il Peyotl, cactus senza spine che cresce nell’arido deserto. Grazie al suo contenuto di mescalina, la pianta procura una condizione allucinatoria e rende l’uomo in grado di superare la fame e la stanchezza provocandogli viaggi onirci e visioni fantastiche molto vivide. La pianta, recisa e apparentemente morta per lunghi periodi di tempo, sembra rinascere alla vita attiva se immersa in acqua per una notte; da qui probabilmente il più antico concetto di rinascita e resurrezione, di poteri soprannaturali e di vita eterna, concetti che sarebbero presenti in diverse religioni.
La più antica religione sulla terra di cui si conservano testi completi è la religione vedica in India, del secondo millennio a.c., che si sviluppò dallo sciamanesimo dell’Asia centrale. Comprendeva inni e riti che entrarono a far parte degli inni sacri mantrici della religione indù, tuttora osservati dai Bramini. Il rituale mantras prevedeva l’utilizzo di una pianta particolare: la pianta di «soma», di cui si è persa la conoscenza. Molte piante sono state proposte come l’originale soma, compresi il rabarbaro, la lattea (Sarcostemma bevistigma), la canapa e la ruta siriana (Peganum harmala). L’identificazione più plausibile è stata fatta da Wasson (6) che postulò trattarsi del fungo Amanita muscaria.
In seguito si cercarono dei sostituti e lo yoga venne inglobato nella religione indù nel tentativo di riconquistare, attraverso la meditazione, le visioni indotte dal soma.

– Magia e religione oggi