Dalla ghiandaia di mare ad alcune specie di crostacei endemiche sconosciute e per la prima volta classificate che hanno referenti nel Nord Africa. La magia dei laghetti temporanei. Tutte le attività di conservazione che partono tra il 2009 e il 2010 fino ad oggi, che siano attività finanziate su bilancio autonomo o che siano finanziate con altri fondi, avranno un epilogo in un evento che si svolgerà a Gravina in Puglia il prossimo 30 novembre-1° dicembre
Un’estate intensa fatta di salvaguardia e monitoraggio, questa l’estate avviata dal Parco nazionale dell’Alta Murgia che ha promosso, proprio in questi mesi caldi, il progetto «Il Parco per il grillaio» e un’attività intensa di monitoraggio del lupo.
Abbiamo voluto fare il punto della situazione con Fabio Modesti, direttore del Parco nazionale dell’Alta Murgia.
Il conteggio delle popolazioni di grillai nei comuni del Parco, ci dice, è stato di fatto avviato tra il 2009 e il 2010 e i risultati sono importanti nel senso che la popolazione è stabile con un leggero incremento che vede la presenza di nuove popolazioni in alcuni comuni come Andria o Acquaviva delle Fonti, elemento questo che sta a significare che la specie sta espandendo il proprio areale. Quest’anno il Parco attiva il primo monitoraggio della migrazione estiva, quindi la migrazione di ritorno verso l’Africa sub sahariana, e per far questo l’Ente ha applicato 4 transponder gps che consentiranno di seguire il percorso di ritorno dei grillai. Un monitoraggio importante per capire se tutto funziona per il meglio e avere una stima di quanti esemplari saranno poi di ritorno ad aprile sui luoghi di riproduzione che sono i comuni del Parco.
Questa del monitoraggio della migrazione dei Falchi grillai è un’attività specifica del Parco e realizzata in collaborazione con la Lega italiana per la protezione degli uccelli (Lipu).
«Assieme a questa prima attività abbiamo poi progetti di sistema finanziati dal ministero dell’Ambiente che riguardano il monitoraggio del lupo, dove il Parco nazionale dell’Alta Murgia è capofila, della lepre italica, e altre specie, tutti progetti per i quali abbiamo un’intensa attività con altri partner nazionali, soprattutto Parchi nazionali del sud Italia in quanto le specie esposte sono specie di attenzione soprattutto in questi luoghi».
Tutte le attività di conservazione che partono dal 2009-2010 fino ad oggi, che siano attività finanziate su bilancio autonomo o che siano finanziate con altri fondi, avranno un epilogo in un evento che si svolgerà a Gravina in Puglia il prossimo 30 novembre-1° dicembre. Un modo per riepilogare le attività svolte in questi anni ma anche confrontarsi con altre esperienze, con il ministero dell’Ambiente, e anche altri soggetti internazionali, forse anche con la Commissione europea.
Un lavoro, sottolinea Modesti, che ci consente di avere un quadro abbastanza completo delle situazioni che ad oggi ci sono nel Parco e non solo dal punto di vista della fauna selvatica. Situazione che rispetto al passato, un passato del quale non sappiamo nulla in quanto i primi dati scientificamente attendibili partono proprio dal 2009, vede il Parco nazionale dell’Alta Murgia configurarsi un vero e proprio giardino zoologico senza restrizioni, un ambiente zoologico naturale.
Una continuità di lavoro che vede uno storico di otto anni prima dei quali abbiamo solo dati spot ma non studi scientifici continuativi e affidabili.
È di pochi giorni fa che un appassionato birdwatcher norvegese dopo aver visitato il Parco nazionale dell’Alta Murgia sia rimasto incantato dal numero di specie di uccelli selvatici che ha potuto ammirare. Questo appassionato ornitologo aveva anche espresso il desiderio di vedere la ghiandaia marina, specie non presente nell’Europa settentrionale e grazie alla guida che lo accompagnava è riuscito ad avvistare e a fotografarne alcuni esemplari.
Il Parco nazionale dell’Alta Murgia è quindi un luogo che ha un altissimo indice di biodiversità a livello europeo, e questo evidentemente giustifica anche il perché sia stato individuato come zona di protezione speciale per gli uccelli, in particolare. Nel Parco non insistono specie a rischio, tutto è abbastanza stabile mentre il cinghiale è la specie che dà maggiori problemi e verso la quale facciamo costante attività di monitoraggio con l’avvio, a settembre, del calendario delle catture.
A breve uscirà l’Atlante degli anfibi e dei rettili, manuale che permetterà di scattare una fotografia sul lavoro di monitoraggio effettuato negli ultimi anni. Un manuale importante proprio perché un territorio come l’Alta Murgia vede una presenza massiccia sia di anfibi sia di rettili. Inoltre, verrà pubblicato anche il manuale sui crostacei, che mette in evidenzia una situazione di grande interesse tra l’altro con alcune specie di crostacei endemiche sconosciute e per la prima volta classificate che hanno referenti nel Nord Africa, e il manuale sulle zone umide del Parco, con lo stato di salute degli stagni temporanei che rivela dati positivi sia per qualità delle acque (inquinanti/fertilizzanti/nutrienti/ecc.) sia per la quantità di biodiversità registrata all’interno. Tutti i manuali saranno pubblicati nel mese di novembre prossimo.