L’Italia brucia e frana, prevenzione possibile e necessaria

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Ricomincia il giro della giostra delle polemiche, degli allarmi… I geologi, che spesso assistono impotenti al deturpamento del territorio ed ai silenzi che seguono i loro allarmi e le loro segnalazioni, non ci stanno. Antonello Fiore, presidente Sigea, infatti, segnala che «arrivata la stagione delle piogge già non si parla più d’incendi del bosco, incendi che hanno devastato i boschi italiani molti dei quali nelle aree protette, e s’inizia a temere per i dissesti idrogeologici»

Gli incendi boschivi che hanno caratterizzato questa estate rovente sono andati via via spegnendosi ed ora lasciano il posto al pericolo e al riattivarsi di frane. Un po’ per la morfologia del nostro territorio un po’ per l’abbandono delle campagne ed anche, ovviamente, per gli incendi che hanno indebolito il territorio.
Ricomincia quindi il giro della giostra delle polemiche, degli allarmi… insomma le solite cose. E i pericoli e le promesse di intervento contro gli incendi lasciano il posto ad altri allarmi.
I geologi, che spesso assistono impotenti al deturpamento del territorio ed ai silenzi che seguono i loro allarmi e le loro segnalazioni, non ci stanno.
Antonello Fiore, presidente Sigea, infatti, segnala che «arrivata la stagione delle piogge già non si parla più d’incendi del bosco, incendi che hanno devastato i boschi italiani molti dei quali nelle aree protette, e s’inizia a temere per i dissesti idrogeologici».
«Con il cambiamento climatico – sottolinea – la temperatura dei mari italiani nell’estate 2017 ha raggiunto valori di oltre tre gradi rispetto alle medie dell’ultimo ventennio, le correnti d’aria si caricheranno maggiormente di umidità e saranno potenzialmente in grado di generare, come negli scorsi anni, piogge brevi e intense, concentrate nello spazio.
«Per contenere i danni indiretti causati dagli incendi che interferiscono con le dinamiche dei versanti è necessario cartografare, nell’ambito dei singoli bacini idrografici, le aree percorse dal fuoco e, a valle di queste aree non più protette dalla vegetazione, i potenziali elementi a rischio (strade, opere, aree urbanizzate). In caso di riscontro delle condizioni d’instabilità dei versanti è necessario integrare il Piano di Protezione Civile e renderlo operativo per le aree potenzialmente interessate da colate di fango o detritiche (incanalate o diffuse). Le soglie di precipitazioni in grado di innescare fenomeni di dissesto idrogeologico possono essere individuate con modellazioni matematiche, ma il sistema di allertamento deve basarsi su stazioni di monitoraggio pluviometrico ben distribuite e in grado di registrare e trasmettere i dati in continuo a una stazione di controllo».

I geologi segnalano tutta una serie di azioni che attengono alla prevenzione ed alla quale bisogna pensare sin da ora. «Bisogna avere la consapevolezza che gli incendi della vegetazione fanno parte delle dinamiche naturali anche se vengono nella quasi totalità dei casi appiccati dall’uomo per interessi vari. Bisogna avere la consapevolezza che nelle stagioni particolarmente calde e siccitose gli incendi trovano una maggiore diffusione per una mancata pulizia dei boschi e a causa di una più diffusa materia infiammabile. Com’è noto nelle scienze forestali il fuoco si propaga solo se la vegetazione lo permette, allora bisogna intervenire prima e in maniera pianificata per ridurre quelle situazioni di amplificazione e propagazione degli incendi.
«Occorre avviare da subito – sottolinea Fiore – il monitoraggio e la cura dei boschi e delle foreste, queste sono attività indispensabili per ridurre il rischio incendi; la vegetazione in buono stato riduce il rischio incendio. È necessario avviare le diverse e integrate pratiche gestionali, come l’uso sostenibile della biomassa, l’applicazione del fuoco prescritto, l’attuazione dei diradamenti del bosco, senza invocare il danno ambientale. Non bastano le azioni di repressione e spegnimento, occorrono interventi di gestione integrata del fuoco, basati sulla pianificazione ed elaborazione di modelli operativi che comprendano valutazioni di carattere ecologico, sociale, economico e culturale, assicurando anche i livelli occupazionali specializzati e generici».
Per sorvegliare e quindi prevenire, La Sigea suggerisce «l’implementazione delle azioni utili per l’individuazione rapida e il monitoraggio dei focolai secondo approcci differenti in considerazione delle aree. Nel caso di grandi aree boscate il riconoscimento dei focolai e il monitoraggio potrebbe avvenire tramite tecniche di telerilevamento, tecnologia ormai matura; mentre per aree boscate con minore estensione potrebbero utilizzarsi droni o altri sistemi robotici di video/termosorveglianza. Queste tecniche di monitoraggio avrebbero un costo relativamente basso, rispetto agli interventi di gestione del fuoco, con alta efficienza. Nell’ambito del presidio territoriale, l’agricoltura, l’allevamento e la pastorizia, devono essere orientate a tutelare il territorio ed esercitare un’importante funzione di controllo e prevenzione».

La Sigea condivide le considerazioni e raccomandazioni della Sisef (Società italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale) e invita tutte le associazioni di protezione ambientale a sostenere tali raccomandazioni per una tutela efficace della vita umana e animale, dell’ambiente e dei paesaggi.