Turismo e ambiente binomio inscindibile

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La cascata Saent nel Parco dello Stelvio
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Il concetto di sostenibilità, non solo ambientale, ma in tutte le sue diverse accezioni, rappresenta uno dei tre principi trasversali sui quali è stato disegnato l’intero sistema delle strategie, degli obiettivi e degli interventi del Piano Strategico del Turismo che, in sintesi, intende rilanciare la leadership dell’Italia sul mercato turistico, accrescendo il contributo del turismo al benessere economico, sociale e sostenibile del proprio territorio

È stato redatto il report «Ambiente: Sfida e opportunità per il turismo» edito dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Un report realizzato in concomitanza dell’Anno internazionale del turismo sostenibile che vuole contribuire a far emergere i principali legami tra il turismo e l’ambiente, ponendo in rilievo la dimensione ambientale della sostenibilità, spesso scarsamente monitorata in ambito turistico, e fornendo ai decisori politici e ai gestori delle destinazioni turistiche degli spunti di riflessioni per la loro governance turistica.
La domanda di turismo e di attività ricreative è cresciuta costantemente negli ultimi decenni e il loro continuo sviluppo, oltre a contribuire all’economia nazionale, determina pressioni e impatti sulle principali risorse ambientali (aria, acqua, biodiversità, suolo e terra).
L’Europa continua ad essere la prima destinazione turistica al mondo, nonché la principale fonte di turisti in tutto il mondo, contribuendo con circa la metà degli arrivi internazionali. L’Italia, con oltre 113 milioni di arrivi e circa 393 milioni di presenze, nel 2015, è stata tra i Paesi europei più visitati. Nuove tipologie di turismo (per esempio le crociere) e vacanze più brevi ma frequenti generano gravi ripercussioni ambientali, sia a livello internazionale sia locale; le infrastrutture turistiche e ricreative, le modalità di trasporto, in particolare quelle stradali e aeree, l’energia, l’alimentazione e l’approvvigionamento idrico legati ai diversi tipi di attività turistiche influiscono direttamente e indirettamente sulla qualità del beni ambientali, sullo status delle risorse naturali e sulla qualità della vita dei cittadini, soprattutto per le mete maggiormente visitate, quali città d’arte, isole, coste o regioni montane dell’Europa.
Ora, in Europa non esiste una specifica legislazione con target in materia di «turismo e ambiente», poiché, il turismo non è considerato come un settore a sé, ma composto da sottosettori (infrastrutture, ristorazione, trasporto, ecc.), in cui gli aspetti ambientali e le sfide della sostenibilità sono frammentati e dispersi nelle varie politiche settoriali e nell’intero corpus della legislazione comunitaria.
Le politiche ambientali dell’Unione europea (Ue) di contro considerano la sostenibilità quale elemento imprescindibile del turismo, pertanto i riferimenti ad essa, anche se indiretti, sono estremamente validi per orientare le decisioni in materia. Una frammentazione nelle politiche relative al turismo che influisce negativamente sulla raccolta e sulla disponibilità dei dati, per l’ampio spettro dei settori coinvolti, con rilevanti conseguenze nella pianificazione del turismo e nelle attività di coordinamento non solo tra gli enti pubblici, ma anche tra l’industria e il settore pubblico e quello privato.
L’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), al fine di contribuire a migliorare questa base di dati, lavora ormai dal 2013 un meccanismo di reporting comunitario basato su indicatori atto a monitorare e valutare la connessione tra turismo e ambiente in Europa.
24 sono gli indicatori prioritari indicati, e tra questi l’attrattiva dei luoghi, il consumo di acqua, il potenziale degrado della biodiversità, il consumo di suolo per lo sviluppo di alcune strutture specifiche, la diffusione di pratiche di sostenibilità, la cui «priorità» è stata determinata dai criteri di disponibilità dei dati, metodologia, elaborazione, rilevanza politica, comunicabilità.
A livello nazionale, sul fronte legislativo, fondamentale risulta il recentissimo Piano Strategico del Turismo (2017-2022) elaborato dal Comitato Permanente del Turismo, con il coordinamento del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact), strumento che, ci si auspica, darà piena operatività all’indirizzo strategico di dotare di una visione unitaria l’Italia del turismo e della cultura.
Il concetto di sostenibilità, non solo ambientale, ma in tutte le sue diverse accezioni, rappresenta uno dei tre principi trasversali sui quali è stato disegnato l’intero sistema delle strategie, degli obiettivi e degli interventi del Piano Strategico del Turismo che, in sintesi, intende rilanciare la leadership dell’Italia sul mercato turistico, accrescendo il contributo del turismo al benessere economico, sociale e sostenibile del proprio territorio.
Ovviamente per far questo, anche a livello nazionale, è necessario l’ampliamento delle informazione e la disponibilità dei dati sul turismo in Italia che, al momento, è circoscritta essenzialmente a dati di natura socio-economica.
Il turismo, quel fenomeno sociale che secondo l’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite, comporta il movimento delle persone a paesi o luoghi al di fuori del loro ambiente abituale per il tempo libero, per affari o per altri scopi rappresenta il più grande movimento di persone in tutto il mondo avendo pertanto implicazioni sull’economia, sull’ambiente naturale e artificiale, sulla popolazione locale e sui turisti stessi.
E quando parliamo di turismo intendiamo le sue svariate forme ossia quello culturale, l’ecoturismo, il turismo sportivo, balneare…
Un report che così come per il Tourism environmental reporting mechanism (Touerm) a livello europeo, cerca di fornire una prima mappatura del livello conoscitivo della relazione tra turismo e ambiente in Italia, facendo emergere, e dove possibile contribuendo a colmare, anche i principali gap informativi. Tra essi spicca la limitatezza degli indicatori ambientali atti allo scopo, dovuta alla raccolta sistematica dei dati turistici prettamente di impronta economica e sociale e non ambientale.
Un report che vuole far riflettere sul fatto che la carenza di iniziative di produzione dei dati di base, utili alle attività di reporting basato su indicatori, derivi prevalentemente dalla frammentazione delle politiche europee e, di conseguenza, nazionali in materia, elemento questo che è anche da attribuire alla complessità nel trattare tematiche fortemente trasversali come il turismo e l’ambiente.
Forte attenzione allora sulla linea di intervento D.2.2 «Identificazione e implementazione di sistemi di indicatori rilevanti» del Piano Strategico di Sviluppo del Turismo 2017-2022 che dovrebbe permettere di attivare processi di produzione statistica in grado di fornire dati di base utili al popolamento degli indicatori rilevanti per la relazione ambiente e turismo.