Salviamo l’Uomo di Altamura

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Dopo la presa di posizione del direttore del parco dell’Alta Murgia, Antonello Fiore, Presidente Sigea (www.sigeaweb.it), diffonde un comunicato, che riportiamo integralmente, con l’intento di invitare a sottoscrivere una petizione on line a difesa dell’importante georeperto

Altro intervento per la difesa dell’uomo di Altamura, dopo la presa di posizione del direttore del parco dell’Alta Murgia, da noi ripresa in un’intervista, Antonello Fiore, Presidente Sigea, diffonde un comunicato, che riportiamo integralmente, con l’intento di invitare a sottoscrivere una petizione on line a difesa dell’importante georeperto.

La Società italiana di geologia ambientale (Sigea), riconosciuta dal ministero Mattm come associazione di protezione ambientale, ha aderito al Coordinamento europeo «Salviamo l’Uomo di Altamura», Coordinamento promosso da realtà culturali e civiche con il coinvolgimento diretto di rappresentanti istituzionali, del mondo accademico e con l’apporto di Enti territoriali. La Sigea condivide e promuove la petizione on line per favorire le attività di ricerca svolte nell’interesse della conoscenza e rivolte alla tutela dei beni ambientali e paleontologici come l’Uomo di Altamura.
La rimozione del cranio di Lamalunga, o di parte dei resti scheletrici umani, dalla sua sede naturale, dovrebbe essere utile a completare le ricerca su uno dei reperti più importanti della preistoria e favorire la sua musealizzazione. Si vuole evidenziare che i resti fossili umani rinvenuti in una grotta carsica dell’Alta Murgia, rappresentano un unico geologico e paleontologico d’inestimabile valore culturale, ambientale e scientifico che con altri geositi di questa porzione delle Murge, come la paleo superficie di Cava Pontrelli, con le numerose orme di dinosauro, e il Pulo di Altamura, dolina da crollo di notevoli dimensioni, attribuiscono al territorio un’identità unica e irripetibile. Questa irripetibilità a livello planetario ha permesso la candidatura di questa porzione di territorio murgiano a Patrimonio mondiale dell’Unesco. Ora rimuovere o modificare una delle unicità significherebbe già da subito far perdere all’intero territorio una potenzialità di tutela e valorizzazione a valenza mondiale, con ricadute negative sulle aspettative delle popolazioni locali. Se la rimozione potrebbe facilitare una musealizzazione dei reperti paleontologici a vantaggio dello sviluppo della cultura, questa, come accade ormai in molte parti del mondo più progredito, troverebbe maggiori vantaggi con molteplici ricostruzioni del contesto geologico paleontologico stratigrafico e con ricostruzioni virtuali. Ricostruzioni fisiche o virtuali offrirebbero alla rete museale mondiale la possibilità di far conoscere il reperto e il suo contesto naturale, magari attivando flussi culturali desiderosi di conoscere di persona il territorio del ritrovamento.
Dobbiamo essere certi che ogni attività di ricerca scientifica sia svolta a garanzia assoluta di tutela di un unicum appartenente all’intera Umanità: la grotta carsica con il giacimento fossilifero contenente il Neanderthal più antico al mondo. Il reperto paleoantropologico oggi rischia di essere oggetto di campionamenti distruttivi e di essere irreversibilmente danneggiato. La petizione rivolta ai Ministeri competenti chiede informazioni sulle attività di ricerca in corso e le azioni di tutela del bene. Si chiede di conoscere quali autorizzazioni sono state rilasciate al fine di compiere prove distruttive sui campioni di roccia e sui campi dei resti fossili; quali prove distruttive effettuate e quali sono le azioni di vigilanza, indipendentemente dal progetto di ricerca, che controllino le attività autorizzate.
Qui la petizione che la Sigea invita a firmare e far firmare