Carta, in Mozambico dilaga l’accaparramento delle terre

930
Tempo di lettura: 2 minuti

Esiste un progetto che ha già creato enormi danni, con numerose famiglie di contadini forzate a cedere la propria terra o convinte a transazioni-truffa da intermediari senza scrupoli, e ora si ritrovano senza mezzi di sostegno. Anche le restanti aree di foresta asciutta (Miombo) sono in pericolo, poiché una parte di esse sarà convertita in piantagione, mentre le restanti saranno sottoposte alla pressione di contadini rimasti senza terra, o senza foreste in cui raccogliere legna o altri prodotti

Di fronte al triste fenomeno dell’immigrazione che vede centinaia di migliaia di gente costretta a lasciare la loro terra spinta dalle guerre e dai cambiamenti climatici, il massimo che sappiamo dire è di aiutarli a casa loro.
Ipocritamente ignoriamo come in concreto l’aiuto si realizzi: sfruttamento delle risorse alimentari, minerarie, commercio di armi… grazie al sostegno a governi totalitari che vessano la propria gente.
A questi sistemi antichi di sfruttamento ora si aggiungono nuovi appetiti che vanno dai minerali rari alla carta. Sì, la carta che serve per confezionare le nostre belle riviste e giornali in cui si denuncia lo sfruttamento oppure per fabbricare carta igienica.

L’ultimo episodio arriva dal Mozambico dove c’è un progetto colossale: trasformare vaste aree dell’Africa in piantagioni per la produzione di carta. Sembra un vecchio sogno coloniale nel cuore del Mozambico, ma è storia di oggi. Dietro c’è la portoghese «The Navigator Company» e la sua filiale locale Portucel Mozambique. Le associazioni locali sono profondamente preoccupate per gli impatti sui mezzi di sussistenza delle popolazioni locali e sulla biodiversità.
Il progetto ha già creato enormi danni, con numerose famiglie di contadini forzate a cedere la propria terra o convinte a transazioni-truffa da intermediari senza scrupoli, e ora si ritrovano senza mezzi di sostegno. Anche le restanti aree di foresta asciutta (Miombo) sono in pericolo, poiché una parte di esse sarà convertita in piantagione, mentre le restanti saranno sottoposte alla pressione di contadini rimasti senza terra, o senza foreste in cui raccogliere legna o altri prodotti.

Un rapporto, «A Land Grab for Pulp» (land grabbing per la cellulosa) è stato pubblicato dall’Environmental Paper Network, assieme ad associazioni del Mozambico e del Portogallo, e spiega esattamente dove si svolge l’accaparramento di terra e include testimonianze di contadini che hanno perso la terra da cui dipendono per la sussistenza, in cambio di lavoro a breve termine (come arare il proprio stesso orto, per poi essere licenziati) e ora debbono cercare terra in luoghi remoti.
Il rapporto mette in dubbio se sia stata effettuata un’autentica consultazione delle popolazioni sotto impatto (sulla base del principio del consenso previo e informato). Il rapporto analizza anche i rischi e gli impatti ambientali del progetto, che convertirà l’habitat forestale e la biodiversità del Miombo in piantagioni monocolturali.