C’è e ci deve essere anche una «Fisica per la pace»

1719
Pietro Greco
Tempo di lettura: 3 minuti

Presentato, presso la Libreria Laterza di Bari, «Fisica per la pace. Tra scienza e impegno civile», il libro curato da Pietro Greco, giornalista scientifico e scrittore, laureato in chimica, e socio fondatore della Fondazione Idis-Città della Scienza di Napoli


Nell’ambito della rassegna «Pace, Disarmo & Geopolitica», organizzata dal Centro interdipartimentale di ricerche sulla Pace «G. Nardulli» dell’Università degli studi di Bari e dall’Unione degli scienziati per il disarmo Onlus (Uspid), è stato presentato, presso la Libreria Laterza di Bari, «Fisica per la pace. Tra scienza e impegno civile», libro curato da Pietro Greco, giornalista scientifico e scrittore, laureato in chimica, e socio fondatore della Fondazione Idis-Città della Scienza di Napoli.

Guido Pasquariello, ricercatore dell’Istituto di studi sui sistemi intelligenti per l’automazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Issia-Cnr) durante l’incontro ha conversato con l’autore del libro.

Pietro Greco è membro del consiglio scientifico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), è membro del consiglio scientifico della Fondazione Symbola, è direttore della rivista Scienza&Società, edito dal Centro Pristem dell’Università Bocconi di Milano e condirettore del web journal Scienzainrete, edito dal Gruppo 2003.

«Fisica per la pace. Tra scienza e impegno civile», edito da Carocci editore, è composto da circa 200 pagine ricche di spunti di riflessione, dove si parla di pace e impegno civile, e dove la scienza diventa veicolo di sviluppo comune, uno sviluppo fondato su di una sana coscienza civile progressista.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Albert Einstein, uno dei più grandi fisici di ogni tempo, scrive un appello agli europei per chiedere la pace con un progetto politico preciso: la nascita degli Stati Uniti d’Europa. Per Einstein tutto deve essere comunicato a tutti e la scienza deve essere a beneficio di tutta la comunità. Einstein sapeva bene che la sua posizione poteva provocargli la carcerazione ma lui era un pacifista convinto e restò tale sino al 1932 quando, all’avvento del nazismo, capì bene che il suo pacifismo non sarebbe bastato e lui stesso, dichiarandosi pacifista sospeso, lasciò, per non tornarci mai più, l’Europa.

Un’Europa che perde la leadership che viene simbolicamente, ma non solo, trasferita negli Stati Uniti d’America dove viene costruita la bomba atomica solo come deterrente ma che poi si dimostrerà non essere stata costruita a tale scopo. Un Einstein che diventa quindi un pacifista adulto e che capisce come sia difficile il dialogo con i poteri forti e come sia necessario invece il rapporto con l’opinione pubblica, un dialogo quello tra gli scienziati e la società che deve sviluppare conoscenza critica diffusa.

Ma nel corso dei decenni a venire sono anche altri i fisici che si impegnano a favore della pace. Nel volume sono proposti nove esempi di questa speciale attività di «fisica per la pace», tra i quali oltre al Manifesto di Russell ed Einstein del 1955, l’organizzazione Pugwash per il disarmo nucleare, le Conferenze del gruppo di lavoro permanente per la Sicurezza internazionale ed il controllo degli armamenti di Edoardo Amaldi, scienziato che ricorre in tutti i capitoli del libro.

Un Amaldi che ha un ruolo importante nella creazione del Consiglio europeo per la ricerca nucleare (Cern) di Ginevra, la prima «casa comune europea», nata dopo la fine delle guerre mondiali, negli anni Cinquanta. L’idea che anima Amaldi è quella di una collaborazione scientifica transnazionale, un processo di pacificazione e di ricostruzione dell’Europa basata sulla collaborazione, almeno nel campo scientifico. Un’idea che guidò Amaldi nel tentativo di creare una collaborazione europea per la ricerca spaziale i cui pilastri erano ancora una volta ben lontani da ogni interesse militare.

Pietro Greco durante l’incontro ha ricordato anche un altro esempio di costruzione di un ponte di pace. Questa volta la città è Trieste e i due visionari che contribuiscono alla sua creazione sono fisici teorici: il pakistano Abdus Salam e l’italiano Paolo Budinich. Sono loro che immaginano il Centro internazionale di fisica teorica (Ictp), un Centro di ricerca e studio sotto l’egida delle Nazioni Unite in cui i giovani dei Paesi poveri del terzo mondo possano formarsi per poi tornare nei loro Paesi d’origine formati e portatori di sviluppo.

Una Trieste che è un’eccellenza, ricorda Greco, nel campo scientifico internazionale e dove sorge la scuola che forma divulgatori scientifici, la Sissa.

Viene quindi citato anche l’acceleratore Synchrotron-light for experimental science and applications in the middle east (Sesame) in Giordania, forse l’unico luogo al mondo dove insieme lavorano a un progetto comune israeliani, palestinesi, iraniani e tanti altri e questo a dimostrazione che la fisica è un efficace ponte di pace.

Perché è vero che non viviamo in un mondo perfetto ma se non viviamo nel mondo peggiore possibile lo dobbiamo anche a questi personaggi, uomini di scienza che hanno creduto fortemente nel progresso scientifico finalizzato al miglioramento sociale, all’impegno civile, allo sviluppo della scienza finalizzata alla pace.