Ora basta! Salviamo le foreste

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orango borneo
In via di estinzione gli oranghi del Borneo. In 16 anni sono stati uccisi circa 150.000 esemplari
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Accademia Kronos lancia la campagna per salvare le foreste pluviali e i suoi abitanti dagli attacchi dell’uomo che spinto dalla bramosia del guadagno sta alterando profondamente l’equilibrio del pianeta. In via di estinzione gli Oranghi del Borneo

Io faccio la mia parte, noi facciamo la nostra parte, voi fate la vostra parte, non dobbiamo più usare prodotti che ipotecano il nostro futuro, vedi l’olio di palma.

È l’incipit dello speciale di Accademia Kronos che ha deciso di lanciare l’offensiva per salvare le foreste.

Il presidente di Accademia Kronos, Franco Floris, stigmatizza dicendo che «l’industria alimentare per guadagnare sempre di più in modo diretto distrugge, nel silenzio assoluto, le foreste e chi ci abita. Migliaia di ettari di foresta vengono distrutti per far posto alle piante di palma, per produrre olio di palma per soddisfare le richieste sempre più forti da parte dell’industria alimentare senza scrupoli e senza cuore. Pensate ai danni irreversibili che stiamo recando alla nostra Madre Terra!

«Ricordo che la foresta è vita, vita vera! Senza dimenticare che se distruggiamo i nostri “polmoni verdi”, i gas serra aumenteranno in maniera esponenziale moltiplicando problemi su problemi, vedi i cambiamenti climatici. Dobbiamo uscire allo scoperto, non limitandoci più a confessarci tra di noi, dobbiamo sensibilizzare il pubblico al problema, magari cominciando dalle scuole.

«L’orango che si difende dai bulldozer senza riuscirci deve essere aiutato, noi possiamo farlo e lo faremo».

E a proposito delle foreste pluviali, Filippo Mariani, rincara: «Le foreste pluviali della Terra, da quelle dell’Africa centrale, all’Indonesia fino all’America del Sud in 100 anni si sono ridotte meno della metà, riducendo drasticamente l’apporto di ossigeno nell’atmosfera e nel contempo non assorbendo più il principale gas serra che è la CO2. Tutto questo in nome di un consumismo sfrenato, a beneficio economico di pochi, che ha avviato il più grande disboscamento dell’Amazzonia per creare pascoli per bovini la cui carne poi finisce negli hamburger delle grandi catene alimentari Usa. Mucche che a loro volta producono il CH4, ossia metano, 22 volte più potente della CO2. Sempre per lo stesso scopo si è pensato “bene” di massacrare le ultime foreste pluviali del pianeta per produrre biocombustibili (ricavati dall’olio di palma idrogenato, colza, soia, girasole e anche da mais, frumento, canna da zucchero o barbabietola da zucchero) e non solo. Alcuni anni fa Accademia Kronos organizzò una spedizione per verificare lo scempio che l’uomo stava e sta perpetuando nella foresta amazzonica solo per ricavare pascoli per i bovini destinati poi a diventare hamburger».

Evo Morales, che anni fa ricevette da Accademia Kronos il riconoscimento «Un Bosco per Kyoto» perché nella costituzione della Bolivia aveva introdotto un articolo rivoluzionario, ossia: «Il diritto della Madre Terra di esistere», può insegnarci molto nel rapporto uomo natura. Contestato dall’occidente perché troppo tollerante con la coca, noi l’abbiamo apprezzato invece per la sua profonda sensibilità verso l’ambiente naturale. «Tre anni fa – dice Mariani – quando ancora era vivo il nostro responsabile scientifico, Roberto Minervini, in occasione della visita in Italia di Morales, grazie agli amici dell’ambasciata della Bolivia, avemmo la fortuna di intervistarlo. Questo un passaggio della sua intervista: “… fin quando prevarrà sulla Terra il capitalismo selvaggio che foraggia la classe politica più potente di sempre, poco o nulla si potrà fare per fermare la sistematica distruzione di Madre Terra. Quando si capirà che anche loro saranno le vittime di un mondo devastato, sarà ormai troppo tardi…“.

«Un quadro sconcertante presentato da un indios presidente di una nazione dell’America del Sud che conserva ancora una porzione della Selva Amazzonica. E come non dargli ragione dopo che alcuni giorni fa in TV è uscito un servizio sulla distruzione dell’ultima foresta pluviale del Borneo, dove si sono visti (sconcertante) oranghi che cercavano di fermare i bulldozer intenti a buttare giù gli alberi. Una scena raccapricciante che ci fa capire quanto avesse ragione in quella intervista Evo Morales».

Parlando degli oranghi, primati estremamente mansueti e riservati, in nome dell’olio di palma gli scienziati ci dicono che sono ormai in via d’estinzione, in 16 anni sono stati uccisi circa 150.000 esemplari. Al momento si calcola che in vita ne siano restati poco più di 70mila. Che fare?

Accademia Kronos non ha dubbi: «È giunto il momento in cui ognuno di noi prenda coscienza della situazione e del proprio contributo verso la causa comune, anche se può essere minimo, non aspettando domani, ma iniziando subito. Questo ce lo chiedono Madre Terra e l’Umanità di domani».

R. V. G.