Rifiuti, la Puglia scontenta tutti

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Zero Waste Puglia fa analiticamente il quadro della situazione dopo la proposta del Piano regionale e mette in allarme la Regione su alcuni punti, fra cui «il Trattamento Meccanico Biologico, in aperto contrasto con la Direttiva europea 99/31 e la Circolare Orlando del 2013, che prevedono espressamente l’obbligo di trattamento. Analoga iniziativa della regione Piemonte in passato è stata bocciata dall’Unione europea. Se confermata è a sicura procedura d’infrazione»

La proposta di Piano regionale dei rifiuti in Puglia portata all’attenzione della stampa in questi giorni presenta molte criticità e una accelerazione verso la pratica dell’incenerimento, attraverso la trasformazione e il potenziamento degli impianti esistenti e la costruzione di nuovi.

Diversamente da quanto ha sempre dichiarato il presidente Michele Emiliano, molti dei nuovi impianti a costruirsi guardano al trattamento termico e alla termovalorizzazione come processo finale.

In un comunicato, Zero Waste Puglia, precisa: «Parliamo dei due impianti integrati aerobici/anerobici con recupero di energia finanziati dalla Regione Puglia che si andranno a costruire a breve, uno nel Leccese, l’altro nel Foggiano, oltre quelli programmati per il medio termine. A questo proposito ribadiamo la richiesta, già espressa in passato, di non erogare finanziamenti solo per impianti di digestione che prevedano integrazione anaerobico/aerobico, ma anche per quelli di compostaggio tradizionale; inoltre chiediamo di escludere gli impianti di digestione che prevedano cogenerazione in sito, e di ammettere solo quelli per la trasformazione in biometano.

«Parliamo della trasformazione degli impianti esistenti per la produzione di CSS (Combustibile solido secondario) in CSS-EoW (End of Waste – normativa Clini) per permettere l’incenerimento ai cementifici, che Emiliano vende mediaticamente come recupero di materia. Uno studio commissionato dalla Comunità europea e altri centri di ricerca e uno dell’associazione tedesca dei cementifici, concludono sulla dubbia convenienza economica e sanitaria di questa pratica.

«Parliamo della manifestazione d’interesse lanciata dalla Regione Puglia e rivolta ai Comuni appena lo scorso 12 giugno, per la costruzione di un nuovo inceneritore da 80.000 t./a., con utilizzo in loco di CSS/EoW».

Zero Waste Puglia, molto critica con la Regione, stigmatizza che il recupero di materia è la parola d’ordine del presidente della Regione. E fa i conti delle attuali soluzioni disponibili. Quattro impianti di Trattamento meccanico biologico già esistenti, Foggia, Bari, Brindisi e Cavallino saranno adeguati per introdurre processi di recupero di materia. È un progetto del 2014 commissionato dalla Regione Puglia, cosiddetto Remat, ampiamente superato dalle innovazioni avvenute in questi anni: prevede il recupero del 20% di materia a fronte del 52% di scarto da avviare a recupero energetico. Trasformare questi impianti in Fabbriche dei materiali avrebbe ricadute economiche e di recupero materia decisamente migliori.

L’Associazione esamina ciascuna iniziativa: «Tmb. Altra perla del nuovo Piano dei rifiuti è l’assunto secondo cui il tal quale dei Comuni che abbiano superato il 60% di raccolta differenziata non debba passare attraverso il Trattamento Meccanico Biologico, in aperto contrasto con la Direttiva europea 99/31 e la Circolare Orlando del 2013, che prevedono espressamente l’obbligo di trattamento. Analoga iniziativa della regione Piemonte in passato è stata bocciata dall’Unione europea. Se confermata è a sicura procedura d’infrazione.

«Perimetrazione Aro. Si torna al vecchio pallino, quello di accentrare e accorpare gli Aro su base provinciale, che con l’allontanamento dei centri decisionali permettono un minor controllo sociale sulla programmazione, proprio nel momento in cui nella provincia di Bari si assiste a una forte spinta al porta a porta.

«Cattivo utilizzo di fondi pubblici. 25 milioni saranno utilizzati per incentivare il compostaggio domestico e quello di comunità con le famose compostiere elettromeccaniche: queste ultime creano diseconomie avendo alti costi di esercizio, tanto che molte in giro per l’Italia sono ferme».

L’unica nota positiva, secondo Zero Waste Puglia, sono gli impianti per il trattamento dei materiali da raccolta differenziata già programmati per carta e cartone, vetro, plastica, rifiuti da spazzamento stradale. Ma «insufficiente risulta l’unico impianto in programma per il trattamento di percolato, stante le tante criticità delle discariche in Puglia proprio perché mancanti di questa tipologia di trattamento».

Insomma, con questa iniziativa regionale, si prevedono pochi vantaggi per i cittadini ma non per il privati. «Il risultato di tutta questa operazione – conclude Zero Waste Puglia – che Emiliano vende come gestione pubblica del ciclo dei rifiuti avvantaggerà ancora di più i privati, che vedranno aumentare le capacità di incenerimento (raddoppio impianto Cisa a Massafra e nuovo impianto per il trattamento dei fanghi da depurazione sempre a Massafra, entrambi già autorizzati), e le cementerie di Barletta, Taranto e Galatina che avranno a disposizione molto materiale da incenerire esponendo a gravi rischi di inquinamento le popolazioni residenti.

«La dubbia gestione pubblica tanto decantata avrà quasi certamente il suo punto d’approdo in Amiu Puglia Spa e Acquedotto Pugliese, ormai da tempo in odore di fusione, per accentrare tutto e costituire quella multiutility modello Hera per la gestione unitaria di acqua, rifiuti ed energia, progetto a cui il Michele Emiliano accentratore di potere lavora sottobanco dall’inizio del suo mandato da Governatore e padrone della Regione Puglia».

 

(Fonte Zero Waste Puglia)