Dalle europee nasce la destra verde

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Elezioni
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Ecco la discriminante, non più destra o sinistra ma solidarietà o egoismo. Le lingue si mischiano e si confondono. La conservazione ripropone all’infinito sé stessa e l’innovazione è incapace di proporre il nuovo. Non sorprende che Salvini voglia ripartire dalla Tav, sorprende la totale mancanza di memoria e di capacità di costruire il nuovo

Presi dalla febbre del commento delle elezioni europee gli analisti guardano agli schieramenti, alla possibile crisi di governo agli spostamenti degli elettori. Intanto, in controluce, senza far rumore, si sta sviluppando un ambientalismo di destra. Ancora una volta, l’ambiente serve da tinteggiatura gradevole per una linea politica opposta e contraddittoria.

Una trappola in cui gli italiani impreparati e superficiali, complice la totale assenza di una leadership verde, vi cadono a peso morto.

L’ambiente è la seconda stella del M5s ma i comportamenti sono contraddittori, il Pd ne parla ma agisce diversamente, la Lega non ne parla ma agisce. I risultati sono record di richiami dall’Europa, promozione della caccia, assenza di decarbonizzazione, insignificante politica di energie alternative a vantaggio di fonti inquinanti ecc. ecc.

È un modo di fare politica, acquisendo i voti degli ingenui ambientalisti, ben collaudato.

La premier norvegese Gro Harlem Brundtland, quella del rapporto sullo sviluppo sostenibile, a proposito della caccia alle foche, nel ’93 disse: «Sono molto felice che si caccino le foche perché altrimenti rischierebbero di alterare l’ecosistema dell’oceano». Il primo ministro difese così la decisione di autorizzare la caccia a 20.000 foche nel Mare del Nord. Questa dichiarazione della Brundtland fu fatta il 24 marzo ’93 a Roma dove si era recata per promuovere l’adesione del suo paese alla Ue.

«Il mare deve mantenere il suo equilibrio — sosteneva la Brundtland — se smettessimo di cacciarle avremmo un’invasione di foche che mangiano tutto il pesce e danneggiano le reti dei pescatori». «La nostra linea di autorizzare una caccia regolamentata non viene sempre capita negli altri paesi — aggiunse la premier norvegese — ma è avallata dai più recenti studi scientifici. In fondo cos’hanno di diverso le foche dagli altri abitanti dell’oceano?».

Queste dichiarazioni diedero il via ad una polemica a distanza con un altro rappresentante doc dell’ambiente, Carlo Ripa di Meana. Nello stesso giorno, infatti, veniva fondata la sezione italiana dell’Ifaw (International found for animal welfare) alla quale Carlo e Marina Ripa di Meana annunciarono di voler partecipare attivamente.

A proposito del comportamento norvegese, Carlo Ripa di Meana disse che si tratta di «un esempio di tradizionale e pura eco-ipocrisia». «È deprimente — aggiunse — che chi è stato un teorico dello sviluppo sostenibile come la Brundtland, oggi ceda alla pressione delle lobby anti-ambientaliste». Quello della Norvegia, concluse l’allora nuovo portavoce dei Verdi italiani, «è un caso da antologia dell’ipocrisia nordica impastata di opportunismo ambientalista. La Brundtland allora non pagava nessun prezzo per le sue teorie sullo sviluppo sostenibile, ma ora che è diventata primo ministro, per cercare appoggio e voti di pescatori e pellicciai, vende sottobanco i suoi principi».

Come sono attuali questa polemica e questi comportamenti, e danno la misura di quanto lunga sia ancora la strada da percorrere nella ricerca di un giusto equilibrio fra l’uomo e l’ambiente.

E qui si innestano l’econazismo e le varie forme di mimetismo verde.

In Germania e in paesi come l’Olanda e la Francia, oggi, i verdi avanzano fortemente, ma appena 20 anni fa in Germania l’estrema destra aveva abbandonato le mazze da baseball e le molotov optando per i temi ecologici. Secondo stime ufficiali, i neonazisti e gli estremisti di destra, erano tra i 40 e i 60mila.

Sui giornali si leggevano dichiarazioni del tipo: «Noi di destra dobbiamo imparare a farci distinguere anche su temi ecologici: dalle energie alternative alla limitazione del traffico aereo interno». I «republikaner» inserirono nel loro programma, tra l’altro, la richiesta di ridurre l’uso della chimica nell’agricoltura e di favorire il contenimento della produzione di rifiuti. La Deutsche volksunion (Dvu) disse che «la migliore arma contro l’inquinamento dell’ambiente è l’amore per la patria», la Unabhaengige oekologen deutschlands (Uoed) sostenne che «le città-satelliti per gli immigrati sono la fine per la natura e la patria»; «no alla costruzione di altre case (per non-tedeschi)» disse l’Npd (Nationaldemokratische partei deutschlands).

Ecco la discriminante, non più destra o sinistra ma solidarietà o egoismo.

Le lingue si mischiano e si confondono. La conservazione ripropone all’infinito sé stessa e l’innovazione è incapace di proporre il nuovo. Non sorprende che Salvini voglia ripartire dalla Tav, sorprende la totale mancanza di memoria da parte degli italiani e di capacità di costruire il nuovo.

 

Ignazio Lippolis