Sviluppo sostenibile: obiettivi che salgono e scendono

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Se andiamo a vedere gli ultimi 5 anni (2012-2017) osserviamo lievi miglioramenti per gli obiettivi Sconfiggere la fame, Istruzione di qualità, Parità di genere, Energia pulita e accessibile, Imprese, innovazione e infrastrutture e Consumo e produzione responsabili. Peggiorano invece Salute e benessere, Città e comunità sostenibili e La vita sulla terra

L’United Nations Inter Agency Expert Group on SDGs ha proposto una lista di 244 indicatori che sono necessari per monitorare, in modo uniforme a livello mondiale, i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, a loro volta declinati in 169 sotto obiettivi. Si tratta sia di indicatori consolidati e disponibili per la maggior parte dei Paesi, sia di indicatori non ancora completamente definiti o correntemente prodotti.

In Italia spetta ad Istat il compito di definire le informazioni statistiche necessarie per monitorare gli obiettivi nel nostro Paese; a partire da dicembre 2016 sono infatti disponibili sul sito dell’istituto gli indicatori per l’Italia.  A partire dal 2018, Istat produce inoltre un rapporto che presenta la posizione dell’Italia rispetto allo sviluppo sostenibile e che offre approfondimenti sia a livello territoriale sia socio-demografico. Il documento traccia anche un’analisi relativa ai legami tra obiettivi, sotto-obiettivi e indicatori. Ad aprile 2019 è stata pubblicata la seconda edizione del rapporto.

Se andiamo a vedere gli ultimi 5 anni (2012-2017) osserviamo lievi miglioramenti per gli obiettivi Sconfiggere la fame, Istruzione di qualità, Parità di genere, Energia pulita e accessibile, Imprese, innovazione e infrastrutture e Consumo e produzione responsabili. Peggiorano invece Salute e benessere, Città e comunità sostenibili e La vita sulla terra.

Il rapporto indica anche le posizioni regionali rispetto agli obiettivi: ecco che tra le aree più «avanti» sulla strada dello sviluppo sostenibile troviamo le Province autonome di Trento e Bolzano, la Valle d’Aosta, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna a cui si aggiungono, con un profilo medio alto, Toscana e Piemonte. Più in difficoltà invece Sicilia, Calabria e Campania.

Se si prendono in considerazione i singoli obiettivi emergono poi altre criticità regionali:

  • per l’obiettivo Sconfiggere la povertà: Liguria, Valle d’Aosta e Piemonte
  • per l’obiettivo Salute e benessere: Bolzano, Sicilia e Campania
  • per l’obiettivo Istruzione di qualità: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia
  • per l’obiettivo Acqua pulita e servizi igienico sanitari: Calabria e Sicilia

In generale le regioni del sud Italia non raggiungono alte performance negli indicatori riferiti a Imprese, innovazione ed infrastrutture, Lavoro dignitoso e crescita economica, Ridurre le disuguaglianze, Pace, giustizia ed istituzioni solide e Acqua pulita e servizi igienico sanitari. Le differenze tra Nord-Sud si manifestano invece in modo più sfumato per Sconfiggere la fame, Parità di genere, Energia pulita e accessibile, Città e comunità sostenibili, Consumo e produzione responsabili, Lotta contro il cambiamento climatico, La vita sott’acqua e La vita sotto la terra.

Andiamo a guardare più nel dettaglio gli obiettivi più propriamente ambientali.

Acqua pulita e servizi igienico sanitari

In Italia persistono inefficienze delle infrastrutture che causano ancora sprechi e perdite della risorsa idrica e carenze d’acqua, soprattutto in alcune zone del Paese; l’efficienza della rete di distribuzione dell’acqua potabile è in peggioramento. La percentuale (in termini di abitanti equivalenti) di carichi inquinanti di origine civile confluiti in impianti di tipo secondario o avanzato (44,2% del parco depuratori) è pari al 59,6% dei carichi inquinanti potenziali generati sul territorio.

Energia pulita e accessibile

Negli ultimi dieci anni aumenta in modo considerevole il consumo di energia da fonti rinnovabili; nel 2014 infatti è già raggiunto l’obiettivo nazionale fissato per il 2020 (17%). Diminuisce la quota di popolazione che ha difficoltà a riscaldare adeguatamente l’abitazione, fino a raggiungere il 15,2% nel 2017. L’Italia si colloca su livelli doppi rispetto alla media Ue.

Città e comunità sostenibili

Aumentano alcuni inquinanti atmosferici negli ultimi due anni, anche a causa delle condizioni atmosferiche; prosegue la diminuzione della quota di rifiuti urbani conferiti in discarica. Nel 2018 il 32,4% delle famiglie dichiara di avere molta o abbastanza difficoltà di collegamento con i servizi pubblici nella zona di residenza. Scende la quota di persone che dichiara di vivere in abitazioni con problemi strutturali o problemi di umidità (16,1%) e quella di chi lamenta rumore dai vicini o dalla strada (12,5%). Nei 109 capoluoghi di provincia la superficie adibita a verde fruibile è pari in media a 9,1 m2 ogni 100 di superficie urbanizzata. La spesa pubblica pro capite per la protezione delle biodiversità e dei beni paesaggistici si è ridotta di circa 20 euro pro capite negli ultimi dieci anni.

Consumo e produzione responsabili

La percentuale di rifiuti oggetto di raccolta differenziata è ancora sotto l’obiettivo previsto per il 2012 e molte sono le differenze regionali. La diffusione del Green Public Procurement risulta molto variabile a seconda della tipologia di bene/servizio. L’Italia raggiunge nel 2017 il livello più elevato di intensità turistica degli ultimi venti anni; cresce quindi anche l’incidenza del turismo sui rifiuti. Nel 2017, le presenze turistiche in strutture a maggiore sostenibilità sono pari al 20% circa. La presenza di questo tipo di strutture è maggiore nelle Marche, in Toscana e Umbria; meno diffuse in Sicilia.

Lotta contro il cambiamento climatico

Le emissioni pro capite di gas serra e altri gas climalteranti diminuiscono lievemente tra il 2015 ed il 2016; tre quarti delle emissioni sono generate dalle attività produttive (soprattutto industria manifatturiera seguita da Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata) e un quarto dalla componente consumi delle famiglie, soprattutto per il riscaldamento/raffreddamento e il trasporto. Si intensificano le calamità naturali, anche a causa dei cambiamenti climatici; nel 2017 è esposto a rischio di alluvioni, ovvero al rischio di danni alla persona (morti, dispersi, feriti, evacuati), il 10,4% della popolazione mentre il 2,2% è esposto a rischio di frane.

La vita sott’acqua

In Italia, la superficie delle aree marine protette è pari a 3.020,5 Km2. I tre quarti delle aree protette si trovano in Sardegna, Sicilia e Toscana. La percentuale di coste marine balneabili è pari al 66,9% nel 2017. La maggior parte degli stock ittici è in sovrasfruttamento.

La vita sulla terra

I boschi coprono il 31,6% del territorio nazionale, con un aumento della loro densità in termini di biomassa nel soprassuolo (da 95 a 111 t/ha). La crescita e la densificazione delle aree forestali migliora l’assorbimento del carbonio, ma è un processo in gran parte incontrollato, alimentato dall’abbandono e dal degrado dei paesaggi rurali dell’entroterra. Il consumo di suolo continua ad avanzare: il 7,65% del territorio nazionale è coperto da superfici artificiali impermeabili, ma quasi il 40% presenta un’elevata frammentazione, per il proliferare di barriere fisiche create dall’urbanizzazione. Aumentano le violazioni contestate in applicazione delle norme internazionali contro i traffici illeciti di specie protette.

Ricordiamo che a livello nazionale ogni anno anche l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (AsviS) effettua un monitoraggio della posizione del nostro paese nel raggiungimento dei 17 obiettivi attraverso l’analisi di una serie di indicatori.

 

(Fonte Arpat)