Con Euclid l’Italia a caccia della materia oscura

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EUCLID © Thales Alenia Space_Imag[IN] (4)LR
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Il satellite, che scruterà nelle profondità dell’Universo sia nel visibile sia nell’infrarosso, è stato progettato e verrà in buona parte realizzato e integrato in tutte le sue componenti a Torino, presso gli stessi stabilimenti della società joint venture tra la francese Thales e l’italiana Leonardo

Dell’Universo, conosciamo meno del 5 per cento. Il resto, è materia ed energia oscura. Possiamo andare a scrutare questo Universo invisibile? Lo farà un satellite dell’Esa (Agenzia spaziale europea) chiamato «Euclid» il cui progetto nasce sulla scia di chi già ci ha regalato una mappa dell’Universo e la sua carta d’identità (alla nascita, prima frazione di secondo del Big Bang: poco più di 13 miliardi di anni fa): la missione del satellite Planck.

Euclid è in via di realizzazione. Nel frattempo, un modello termostrutturale del satellite, identico al modello di volo, è stato presentato nei giorni scorsi presso le infrastrutture francesi di Thales Alenia Space, a Cannes. Il satellite, che scruterà nelle profondità dell’Universo sia nel visibile sia nell’infrarosso, è stato progettato e verrà in buona parte realizzato e integrato in tutte le sue componenti a Torino, presso gli stessi stabilimenti della società joint venture tra la francese Thales e l’italiana Leonardo: «È una missione fortemente italiana, sia dal lato tecnologico che scientifico — spiega Paolo Musi, che è project manager di Euclid per Thales Alenia Space —. Il lancio avverrà nel 2022, e quindi già ora stiamo preparando il modello di volo che verrà successivamente sottoposto a tutti i test riguardanti il lancio e la operatività in orbita».

«Il lancio è programmato con un razzo russo Soyuz — spiega Giuseppe Racca, responsabile del programma Euclid per ll’Esa — ma stiamo anche valutando un possibile lancio con il nuovo Ariane 6, potente razzo il cui primo volo è in programma per fine 2020. Vogliamo essere pronti ad ogni soluzione».

Come sarà possibile scrutare nell’Universo invisibile? «A bordo vi sarà un telescopio molto preciso — dice Musi — che è parte integrante del satellite. Lo invieremo nel punto lagrangiano L-2, a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. E lavorerà a temperature tra meno 170 e meno 200 gradi centigradi, per operare anche nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso. I dati che giungeranno a terra insiemi ad altri dati complementari avranno a fine missione complessivamente un volume di circa 25 petabyte… una quantità davvero impressionante, mai raggiunta prima in una missione scientifica».

«Energia Oscura e della Materia Oscura sono gli ingredienti fondamentali, ma ignoti di una possibile estensione dell’odierno “Modello Standard” della fisica particellare — aggiunge Racca —. Secondo l’attuale modello cosmologico, solo circa il 4% della massa-energia dell’universo è fatto di materia ordinaria (protoni, neutroni, eccetera). Il resto è invisibile, cioè materia oscura, molto probabilmente non contemplata dal Modello Standard e l’universo stesso sembra espandersi a ritmo accelerato sotto l’azione di una fonte di energia finora sconosciuta, chiamata per questo energia oscura». «Un indizio importante ce lo ha fornito Planck, confermando che l’Universo è piatto. Con Euclid osserveremo l’Universo extragalattico, e vogliamo realizzare una mappa tridimensionale di circa il 35% del cielo. Questo sarà un passo importante per comprendere la distribuzione della materia oscura e studiare l’evoluzione nel tempo della energia oscura».

Oltre ad avere la responsabilità complessiva del satellite, con Thales Alenia Space a Torino che riveste il ruolo di primo contraente industriale, l’Italia ha numerosi altri enti coinvolti tra cui Inaf, Infn e diverse università. Inoltre la Ohb Italia, su commessa dell’Agenzia spaziale italiana, sta completando la realizzazione di parte dell’elettronica di bordo dei due strumenti. Anche le informazioni circa la linea di mira del telescopio proverranno da un sensore stellare realizzato da Leonardo di grande accuratezza, montato direttamente sul telescopio con lo scopo di assicurare un allineamento assoluto fra l’asse del telescopio stesso e le stelle di riferimento.

 

Antonio Lo Campo