Non possono morire le strade della fiaba

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Murge piante imperatori
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Straordinaria e opportuna iniziativa a Bari. La globalizzazione, le campagne che lasciano il posto alle fabbriche, la tecnologia che subentra a lavori manuali, le palestre che cacciano i giochi in strada dei bambini. Inascoltati i vecchi prima importanti «persone di consiglio», scacciate le ninfe e le fate e i folletti che trovavano ristoro nelle fontane e nelle grotte, morti i narratori popolari, i cantastorie che si muovevano di fiera in fiera e morta, travolta dall’informazione veloce, l’antichissima «arte orale del fabulare», l’arte universale del racconto

Il senso di questo lavoro è quello di contrastare la morte: la morte del mondo storico, la morte di chi lo ha raccontato, la morte della stessa arte del racconto. Esordisce così Laura Marchetti, professoressa di didattica delle culture all’Università di Foggia e coordinatrice scientifica del progetto «Le strade della fiaba», spiegando il Convegno glocale svoltosi a Bari e avente come obiettivo quello di una nuova posizione teorica della fiaba popolare e una ricollocazione all’interno dell’identità culturale europea candidandola nella lista dei beni immateriali dell’Unesco.

Quello che la nostra società sta creando è la morte del mondo contadino fatto di fiabe e che nel Sud magico odorava di terra e di fatica e splendeva di papaveri e pomodori. La globalizzazione, le campagne che lasciano il posto alle fabbriche, la tecnologia che subentra a lavori manuali, le palestre che cacciano i giochi in strada dei bambini. Inascoltati i vecchi prima importanti «persone di consiglio», scacciate le ninfe e le fate e i folletti che trovavano ristoro nelle fontane e nelle grotte, morti i narratori popolari, i cantastorie che si muovevano di fiera in fiera e morta, travolta dall’informazione veloce, l’antichissima «arte orale del fabulare», l’arte universale del racconto.

convegno fiabaOggi non si racconta più, sembra persa la facoltà collettiva di fabulare che è stata uno degli elementi di coniugazione e quindi di evoluzione della specie; parlare, raccontare implica lo stare insieme, ascoltarsi, camminare sulla strada della civiltà, una strada fatta di progresso ma anche di ritorni voluti per recuperare parole, popoli, paesaggi e che è di preparazione per sempre nuove rinascite.

Ed è in questo contesto sociale che l’Amministrazione regionale pugliese, attraverso l’Assessorato alla cultura e al turismo, ha adottato con delibera n. 1312 del 18/07/2018  l’impegno a tracciare un cammino, appunto «Le strade della Fiaba», che vuole costruire una vasta opera di raccolta, conservazione, valorizzazione, rioralizzazione, ritrasmissione delle fiabe popolari.

Ben 11 percorsi, 1.300 km di strade, individuati partendo dal percorso zero (Giugliano/Rapone) con Giambattista Basile «cacciatore di fiabe»; attraverso i 4 itinerari della Basilicata «terra di boschi e di magie» con Petrosinella, Talia e Apollo Iperboreo, l’Arberia e gli uomini-alberi; per giungere in Puglia con i 7 percorsi Murgiano, Garganico, della Foresta Umbra, del Mediterraneo, dalle Terre d’Arneo alla Valle d’Itria, Salentino, Grecanico.

Un cammino lungo, diversificato, ricco di racconto in un’area geografica che rappresenta l’azione combinata della natura e dell’uomo, un bene culturale e memoriale della comunità che abita la terra, che plasma il paesaggio pugliese, regione da sempre abitata da popolazioni «glocali», come le fiabe insieme locali e globali.

Laura Marchetti parlando del convegno e del perché sia necessario percorrere le strade della fiaba, dichiara: «Per proteggere l’anima e per proteggere i paesaggi; perché le due cose sono intrecciate, perché le narrazioni più profonde dell’anima popolare della comunità non possono esistere se non nella bellezza, nella tutela e nella valorizzazione dei paesaggi. Non c è bosco, non c’è sorgente, non c’è montagna, non c’è albero e non c’è animale che non abbia una storia da raccontare ed è come se l’antica sapienza per tutelare la natura abbia raccontato storie e abbia tramandato storie per secoli, storie che ci servono dal punto di vista ecologico ma anche dal punto di vista psicologico e politico. Sono storie che indagano la profondità dei bisogni umani, sono storie che tengono insieme le comunità e questo dovrebbe essere il valore più alto della politica».

Aldo Patruno, direttore del Dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia spiegando come il paesaggio caratterizzi la fiaba, definisce come la comunità si identifichi con i paesaggi culturali, declinati in attrattori culturali. Non c’è storia che non si identifichi in un paesaggio culturale e la Puglia è ricca di attrattori culturali diffusi sull’intero territorio regionale, il cui valore deriva dalla capacità di metterli in rete, di connetterli ed è evidente che il concetto delle strade rappresenti appieno quell’innervatura che permette di ricongiungere i punti strategici di un paesaggio punteggiato da elementi fortemente caratterizzanti e molto diversi tra loro.

«Temi come i tratturi, i trulli di Alberobello, il mare del Salento; un paesaggio pugliese anche fortemente caratterizzato dalla spiritualità, con Monte Sant’Angelo e le faggete vetuste della foresta Umbra nell’area garganica e con elementi anche nella paleontologia con la Cava Pontrelli ad Altamura e con Ciccillo, l’Uomo di Altamura, uno scheletro di Homo neanderthalensis scoperto il 3 ottobre 1993 nella grotta di Lamalunga, nei pressi di Altamura. Nel caratterizzare il territorio la fiaba racconta e va a caratterizzare ambiti territoriali diversi tutti espressione di attrazione culturale. Perché se è vero che il motivo principale del viaggio è rappresentato dall’esperienza, noi attraverso questo sistema, ossia la riconoscibilità dei paesaggi culturali e delle identità territoriali, siamo in grado di offrire un elemento di attrattività e di promozione territoriale fortissimo perché siamo in grado di offrire un’esperienzalità, un’unicità che è data esattamente dal patrimonio culturale materiale e immateriale che nel paesaggio trova la sua plastica espressione e che ci consente di dire che oggi il turista è da considerare un cittadino temporaneo cioè un soggetto che in quel paesaggio culturale nel quale la comunità locale ritrova se stessa e si riconosce potrà trovare un’accoglienza e potrà sentirsi parte integrante di quel territorio, di quel paesaggio,di quella comunità che certamente è lo strumento più efficace per vivere un’esperienza».

Il padiglione 152 della Fiera del Levante che ha ospitato il Convegno glocale ha accolto le installazione artistiche «Fiabe della mia Terra» di Natalia Bartoli che nell’ottica del recupero del patrimonio artistico-culturale delle tradizioni popolari, ha presentato un’installazione incentrata sulle figure di animali che popolano l’immaginario collettivo delle fiabe, e «Meravigliosa» di Nicola Genco che ha presentato strani esseri che si incontrano lungo le strade della fiaba, di seducente bellezza o di orrenda fattezza ma sempre e unicamente meravigliose.

 

Elsa Sciancalepore