«Almeno il 55%», parte la macchina per la raccolta di firme

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L’annuncio ufficiale dell’accettazione della proposta di legge di iniziativa popolare è apparso sulla «Gazzetta Ufficiale». Per intervenire concretamente nella riduzione della CO2 almeno del 55%, come suggerisce la presidentessa della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e non come prevede il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) che ha un obiettivo di solo il 33%

«Ai sensi degli articoli 7 e 48 della legge 25 maggio 1970, n. 352, si annuncia che la cancelleria della Corte suprema di cassazione, in data 14 febbraio 2020, ha raccolto a verbale e dato atto della dichiarazione resa da sedici cittadini italiani, muniti di certificati comprovanti la loro iscrizione nelle liste elettorali, di voler promuovere ai sensi dell’art. 71 della Costituzione una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo: «Almeno il 55%».
È l’annuncio ufficiale dell’accettazione della proposta di legge di iniziativa popolare apparso sulla «Gazzetta Ufficiale».
Si avvia così, ora, tutta la macchina necessaria per la raccolta delle firme.
Purtroppo, sui cambiamenti climatici, fino ad ora ci sono state solo parole ed è pertanto urgente salvaguardare la vita sul nostro pianeta intervenendo sui guasti creati dall’uomo sotto il miraggio di un benessere generale che si allontana sempre più tranne che per un gruppo ristretto che drena ricchezze che sono di tutti.

«Dopo il fallimento della Cop25 di Madrid — scrive Massimo Scalia, primo firmatario della proposta, in una nota pubblicata su «vglobale.it» — che ha obbligato lo stesso Segretario delle Nazioni Unite, Gutierrez, a dichiarare pubblicamente la sua delusione, l’imperativo a combattere il cambiamento climatico è divenuto ancor più cogente e assume sempre più il carattere di un impegno anche morale. È dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 che le Cop hanno segnato alti e bassi, registrando grandi passi in avanti e drammatiche battute d’arresto; non sarà quindi il nulla di fatto di Madrid a scoraggiare dalla lotta coloro che la stanno portando avanti in tutto il mondo ormai da decenni, come coloro che man mano si sono aggiunti convinti della gravità della situazione».

La raccolta di firme per la presentazione della legge può quindi costituire un momento d’informazione e, allo stesso tempo, sollecitare un protagonismo consapevole ed esteso di tutti, quale la drammaticità dei tempi richiede.

L’idea della proposta di legge prende anche spunto da una voce che si è levata autorevole per imprimere un’accelerazione agli impegni dei Governi, almeno qui in Europa. La neo-presidentessa della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha proposto al Parlamento europeo a Strasburgo l’obiettivo di riduzione del 50-55% di CO2, il gas serra dominante, entro il 2030 facendo così balzare a quel livello il target della Ue. E, conseguentemente, di mantenere «un ruolo di guida della Ue nei negoziati internazionali per far crescere il livello di ambizione delle altre principali economie entro il 2021». Ma il Governo italiano continua a perseguire un atteggiamento ambiguo; infatti, mentre il Quadro per il Clima e l’Energia 2030 della Ue prevede, fin dal 2014, la riduzione del 40% delle emissioni di gas serra, ha proposto nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) un obiettivo di solo il 33% (per i settori non Ets). Il che ha sollevato una montagna di polemiche che però da sole non bastano. Da qui la necessità di prendere una iniziativa concreta.

R. V. G.