Preso atto che il Governo non ha ritenuto di darsi un obiettivo adeguato né con il «Decreto Clima» (ottobre 2019), né con la revisione del Pniec effettuata a seguito della Vas, gli organizzatori avviano la proposta di una legge di iniziativa popolare. «Riteniamo, perciò, che debba attuarsi in tutto il Paese la più ampia mobilitazione possibile perché il Piano venga modificato assumendo l’obiettivo di almeno il 55% di riduzione delle emissioni dei gas serra entro il 2030, com’è tecnologicamente possibile»
La più grande minaccia di questo secolo, il cambiamento climatico, la transizione all’instabilità climatica, si sta delineando con eventi sempre più drammatici: a luglio scorso il «National Snow and Ice Data Center» (Nsidc) degli Usa ha rilevato un picco terribile e inatteso nella curva che documenta l’andamento della fusione dei ghiacci artici in Groenlandia.
Abbiamo denunciato da gran tempo le conseguenze del cambiamento climatico che si abbatte su uomini e cose con l’intensità degli eventi meteorologici estremi, mentre si estendono le aree desertiche, cresce la siccità, si addensa negli ultimi vent’anni il numero dei massimi di temperatura media della terra. La calotta artica si è spaccata nel 2006 aprendo la caccia senza regole al suo sottosuolo, nel 2017 si è staccato dall’Antartide un iceberg più grande della Liguria. Le fiamme che hanno devastato per settimane l’Australia rappresentano drammaticamente e su vasta scala quel che succede quando l’incompetenza dei governi si somma con i fenomeni estremi del global warming.
Ci siamo battuti documentando e denunciando la più generale crisi ambientale: la devastazione di uno sviluppo fondato sulla spoliazione e il saccheggio delle risorse naturali, come conseguenza del modo capitalistico di produrre e consumare. Esemplare, il nuovo odioso colonialismo del landgrabbing, che attraverso i meccanismi della mera acquisizione di mercato priva intere popolazioni dei loro diritti, delle loro terre e delle loro acque senza dar loro nemmeno la possibilità di essere ascoltati o addirittura attraverso vere e proprie deportazioni. In America Latina, Asia e Africa sempre più grandi foreste, terre comunitarie, bacini fluviali e interi ecosistemi vengono spogliati e le comunità sfollate.
Il rogo della foresta amazzonica è l’ultimo drammatico esempio, ammantato di un sovranismo in realtà prono agli interessi delle grandi compagnie agrario-alimentari. La diversità biologica viene costantemente ridotta, la grande barriera corallina australiana è a rischio nei suoi 3.000 km.
Il respiro degli oceani è soffocato dalla plastica
Abbiamo proposto in tutti questi anni la battaglia a favore dell’ambiente, contro il global warming e per una generale riconversione ecologica dell’economia e della società, come impegno sociale, culturale e morale. La «Laudato si’» di Papa Bergoglio ha messo in risalto gli aspetti umani e spirituali di questa nuova visione.
I governi di tutto il mondo, colpevolmente lenti nell’applicare il Protocollo di Kyoto (2005), oggi in ritardo nell’attuare gli impegni dell’Accordo di Parigi ratificati nel 2016 da 180 Paesi, devono accelerare la loro azione per fare più efficacemente fronte al cambiamento climatico e mantenere l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5°C.
A pagare lo sconquasso del clima sono soprattutto le popolazioni più povere e vulnerabili, colpite dalle migrazioni interne o dalla fuga disperata dalle loro terre, da fame, sete e malattie endemiche, marginalizzate nei loro territori, spesso nel nome stesso dello sviluppo e dell’innovazione. I rischi dovuti ai disastri ambientali accrescono tensioni e conflitti e nel 2017 hanno causato, da soli, l’esodo di 60 milioni di «rifugiati ambientali», ma saranno quattro volte tanti nel giro di soli vent’anni.
Non si tratta solo dell’accoglienza e della sicurezza. Occorre «costruire ponti», capaci di ridurre la distanza tra chi ha troppo e chi non ha abbastanza, tra l’opulenza e la povertà, come indicato dagli obiettivi globali dell’Agenda 2030 proposta dalle Nazioni Unite.
Occorre modificare i nostri stili di vita e il nostro modo di pensare se vogliamo dare futuro al futuro. Fare di più con meno e trasformare i rifiuti in nuovi prodotti com’è tecnologicamente possibile: «dalla culla alla culla». Organizzare la società della sufficienza affinché ogni risorsa sia utilizzata senza sprechi e nel modo più appropriato fino all’autogestione. E, da subito, «decarbonizzare» l’economia sostituendo i combustibili fossili con le fonti rinnovabili. Serve, soprattutto, che la cultura della sostenibilità si diffonda nel profondo della società e in tutte le sue attività, in modo che le idee di progresso e di futuro siano fondate sulla continua ricerca del completo equilibrio con i grandi cicli della natura.
Oggi finalmente una voce si leva autorevole per imprimere un’accelerazione agli impegni dei Governi, almeno qui in Europa. La neo-presidentessa della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha proposto al Parlamento europeo a Strasburgo l’obiettivo di riduzione del 50-55% di CO2, il gas serra dominante, entro il 2030 facendo così balzare a quel livello il target della Ue. E, conseguentemente, di mantenere «un ruolo di guida della Ue nei negoziati internazionali per far crescere il livello di ambizione delle altre principali economie entro il 2021». Come si è verificato lungo tutto il percorso che ha portato all’Accordo di Parigi.
Il Governo italiano continua a perseguire un atteggiamento vergognosamente caudatario; infatti, mentre il Quadro per il Clima e l’Energia 2030 della Ue prevede, fin dal 2014, la riduzione del 40% delle emissioni di gas serra, ha proposto nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) un obiettivo di solo il 33% (per i settori non Ets). Il Pniec è stato sottoposto alle osservazioni di tutti i cittadini tramite la Valutazione ambientale strategica (Vas).
Noi, le associazioni, i comitati e i gruppi che rappresentiamo, facemmo pervenire le nostre osservazioni nell’ottobre scorso, secondo quanto previsto dalla procedura di Vas. E abbiamo preso atto che il Governo non ha ritenuto di darsi un obiettivo adeguato né con il «Decreto Clima» (ottobre 2019), né con la revisione del Pniec effettuata a seguito della Vas. Riteniamo, perciò, che debba attuarsi in tutto il Paese la più ampia mobilitazione possibile perché il Piano venga modificato assumendo l’obiettivo di almeno il 55% di riduzione delle emissioni dei gas serra entro il 2030, com’è tecnologicamente possibile. Al di sotto, saremmo come i Paesi di Visegrad nei confronti dell’immigrazione, non a caso le maggiori resistenze alla «decarbonizzazione» provengono da alcuni di loro in nome del miope privilegio degli «interessi nazionali». E, soprattutto, non saremmo all’altezza della tremenda sfida e delle responsabilità che il cambiamento climatico impone a tutti.
Per favorire questa mobilitazione, per dargli il carattere capillare di confronto con cittadini, organi territoriali elettivi, istituzioni e enti pubblici, organizzazioni del lavoro, luoghi di socializzazione, organi di informazione, proponiamo una legge d’iniziativa popolare che assume per l’Italia l’obiettivo di almeno il 55% di riduzione dei gas serra entro il 2030; indica nell’istituzione della carbon tax il mezzo ordinario per coprire la spesa pubblica finalizzata a quell’obiettivo e promuove, già dalla legge di stabilità 2021-2023, la riduzione di ogni forma diretta o indiretta di finanziamento ai combustibili fossili, che il Governo stesso classifica come Sussidi ambientalmente dannosi (Sad), e agli Enti e alle Società che li gestiscono, inclusa la «capacità di generazione» di energia da combustibile fossile. Coerentemente, l’articolato della PdL (che riguarda anche l’education a tutti i livelli, Università inclusa, e la ricerca) prevede tra gli altri punti che il Governo italiano s’impegni nelle competenti sedi internazionali per una «moratoria» mondiale dei combustibili fossili.
La raccolta di firme per la presentazione della legge può costituire un momento d’informazione e, allo stesso tempo, sollecitare un protagonismo consapevole ed esteso di tutti, quale la drammaticità dei tempi richiede.
Massimo Scalia CIRPS – Daniela Padoan Pres. Forum LAUDATO SI’ – Mario Agostinelli Pres. ENERGIA FELICE – Vanessa Pallucchi Vice Pres. LEGAMBIENTE – Enrico Vicenti Segretario CNI-Unesco – Ermete Realacci Pres. SYMBOLA – Francesco Sinopoli Segr. Gen. FLC – Roberta Cafarotti Dir. Scient. EARTH DAY ITALY – Mariagrazia Midulla Resp. Clima & Energia WWF – Enzo Naso Direttore CIRPS – Virginio Colmegna Forum LAUDATO SI’ – Marialuisa Saviano Pres. IASS – Aurelio Angelini Pres.CNESA2030-Unesco – Gianni Silvestrini Dir. Scient. KYOTO CLUB – Roberta Turi Segr. Gen. FIOM Lombardia – Mario Salomone Segr. Gen. WEEC NETWORK – Simona Sambati CASA DELLA CARITÀ – Sergio Ferraris Dir. «QUALE ENERGIA» – Vittorio Bardi Pres. SÌ ALLE RINNOVABILI, NO AL NUCLEARE – Paola Bolaffio Dir. «GIORNALISTI NELL’ERBA» – Guido Viale FORUM «LAUDATO SI’» – Gianni Mattioli CIRPS – Pasquale Stigliani «SCANZIAMO LE SCORIE», Scanzano – Serenella Iovino University of North Carolina – Marco Fratoddi Dir. «SAPERE AMBIENTE» – Stefania Divertito, Giornalista – Oreste Magni ECOISTITUTO-VALLE DEL TICINO – Michela Mayer CNESA 2030-Unesco – Enzo Reda MOV. ECOLOGISTA CALABRIA – Monica D’Ambrosio Giornalista – Paolo Bartolomei Commiss.Scient. DECOMMISSIONING – Anna Re Univ. IULM, Milano – Ilaria Romano Giornalista – Gianluca Senatore Univ. LA SAPIENZA-Roma – Giuditta Iantaffi Coord. Doc. GIORN. NELL’ERBA – Gian Piero Godio PRO NATURA, Vercelli – Linda Maggiori Blogger – Filippo Delogu Segr. CNESA2030-Unesco – Salvatore Alfano MOV. ECOLOGISTALAZIO – Laura Cima PRIMA LE PERSONE – Silvia Zamboni Giornalista – Umberto Zona Univ. «ROMA TRE» – Giuseppe Farinella Dir. ENERGIA FELICE – Elio Nocerino ENERGIA FELICE – Eliana Rasera MOV. ECOLOGISTASICILIA – Francesco Cancellieri Pres. ASSOCIAZIONE CENTRO EDUCAZIONE AMBIENTALE (CEA) Messina onlus – Federica Roccisano È TEMPO DI REAGIRE – Corrado Carrubba Avv., già Commiss. ARPA LAZIO – Mario Sommella Pres. PRIMA LE PERSONE – Francesco Borasi, giurista ambientale – Martina De Castro Univ. «ROMA TRE» – Marco Gisotti Dir. «GREEN FACTOR» – Ignazio Lippolis Dir. «VILLAGGIO GLOBALE» – Renato Carella Pres. ASSOCIAZIONE RAMARRO SICILIA – Donato Troiano VAS Parma – Angelo Gentili FESTAMBIENTE – Fabrizio Leccabue Coord. «DALLA PARTE DEL TORTO» – Carlo Monguzzi COMUNE MILANO.