Serve sempre un’emergenza per «cambiare» la scuola…

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Triste che si metta mano alle ristrutturazioni dello standard in forza di paure e non per la scelta della scuola come luogo e non-luogo della manifestazione di intelligenze disposte alla ricerca e al senso. Si tratta di un lavoro che non può attendere settembre: ogni giorno, da oggi è buon inizio

Guarda un po’, eccoti una riforma! Se il personale ausiliario sarà tecnicamente capace di misurare tra epicentri e sedie… avremo una salutare accoglienza, a scuola! Se il personale ausiliario saprà sgomberare un sottoscala e racimolare qua e là una decina di postazioni… avremo una buona accoglienza! Se il dirigente avrà fatto in tempo a far quadrare le distanze, magari riducendo di qualche minuto l’ora (altro tipo di ora «legale»)… avremo un buon inizio.

Meno male che abbiamo l’autonomia: come un abito su misura, sulla linea di quella bella invenzione renziana della «buona scuola»! come mettere un posto in più a cena… non costa tanto: dove mangiano due possono consumare in tre; non l’aveva previsto il proverbio? E allora aveva ragione la «buona scuola» di renziana memoria che aveva previsto tante belle e numerose innovazioni e integrazioni e aggiornamenti, sempre sotto la clausola ritornante ad ogni comma di legge:«senza aggravi per la spesa… nei limiti delle risorse, ecc.!».

Se la didattica a distanza ha messo a nudo possibilità, capacità, disponibilità, tecniche applicate, se insomma può assomigliare a un elastico… allora… stira che allenta ce la faremo in barba al Coronavirus!

Chi ci salverà da metodologie obsolete, da valutazioni standard, dalle disarticolazioni che immolano sull’altare della bella tradizione anche gli alunni a Alto Potenziale Cognitivo? chi ci salverà dai mancati aggiornamenti resi evidenti ed impellenti ancor più dalle quarantene? Chi metterà mano all’aratro per dissodare incrostazioni e incapsulamenti? Non si era parlato da tanto tempo di aule virtuali, di lezioni dinamiche, di linguaggi contaminati e di compresenze, di laboratori e di rete… non si era parlato di questo e altro ancora? Ma vuoi mettere pedagogisti e psicologi a confronto con il Coronavirus?

Assistiamo alla «lotta» del Ministro, oggi, quale? E tutti gli sforzi didattici e scientifici, le iniziative per risolvere i problemi dei diversamente abili, i ritrovati per fondare nei gruppi situazioni di benessere… insomma tutto il bene condotto nelle classi e fuori classe, sono questi gli auguri per settembre. Lo spazio è importante, come lo è il tempo: ce lo ripete da tempo Kant. Eppure oltre spazio e tempo… andiamo alle parole, a quelle mai dette e mai ascoltate: meno giornali telematici per parlare con le famiglie e più incontri di occhi negli occhi per parlare dei figli, per estendere la fiducia in loro e per loro e poi accompagniamo i ragazzi e le ragazze in qualsiasi luogo e in vario tempo e attendiamo che si schiudano le corolle di questa parte delicata della nostra società e preoccupiamoci che non assista alle meschine diatribe di parlamentari vocianti sbracati in Aula e per le piazze e sui video… che sia aperta a costoro la scuola della compostezza e del rispetto, non nel senso della «coppola in ossequio», ma della lingua frenata e della capacità di legiferare per una scuola della ricerca e dell’utopia.

Triste che si metta mano alle ristrutturazioni dello standard in forza di paure e non per la scelta della scuola come luogo e non-luogo della manifestazione di intelligenze disposte alla ricerca e al senso.

Si tratta di un lavoro che non può attendere settembre: ogni giorno, da oggi è buon inizio.

Francesco Sofia