Ripagnola, è nata una cosa chiamata parco

1725
costa ripagnola 3 f modestii
Costa Ripagnola, c'è stato un impegno popolare per salvarla. Foto di Fabio Modesti
Tempo di lettura: 3 minuti

Quattro elementi da tenere in conto. La divisione in due zone e un possibile regalo. E c’è sempre in piedi un’inchiesta penale della magistratura. Da ricordare che la legge è modificabile oltre che eventualmente impugnabile per via giudiziaria ordinaria dinanzi alla Consulta

È possibile affermare, con poco timore d’essere smentiti, che il Consiglio regionale pugliese abbia raggiunto il punto più basso di legificazione in tema di aree protette. Melanconicamente bisogna prendere atto di alcune cose. Non tutte negative, però.

Il primo elemento è che molto probabilmente non si sarebbe arrivati a questo risultato se la proposta della Giunta regionale riguardo alla delimitazione dell’area protetta fosse stata diversa. Già in sede di conferenze dei servizi la questione era stata sollevata da i Pastori della costa che ne chiedevano una molto più contenuta e coerente con la necessità di salvaguardia di superfici effettivamente rilevanti per natura e paesaggio. Invece, Emiliano, messo in panchina l’assessore Pisicchio, ha voluto sfidare la compattezza delle istanze territoriali del Comune di Polignano il cui Sindaco, Vitto, presidente di Anci Puglia, è stato ed è suo grande elettore. E Vitto non ha perso occasione di rammentarglielo. C’erano quindi zero speranze che in sede di Commissione e poi di Aula questi rapporti di forza non emergessero con epifanica forza.

Il secondo elemento di cui prendere atto è che la battaglia delle battaglie che ha portato a riprendere il percorso di istituzione del parco, e cioè lo scandaloso progetto presentato dalla società Serim, segna un punto di svolta negativo per la tutela del territorio ma anche per la buona amministrazione. L’area di progetto, inserita in zona 1 (a maggiore tutela) nel disegno di legge della Giunta regionale (dopo la correzione di una svista) viene riportata in zona 2 (a minore tutela) con un apparato normativo relativo ai regime autorizzativo modificato in sede di Commissione consiliare. Le modifiche, richieste dal Comune di Polignano e fatte proprie dal Consigliere Amati (PD), accettate di fatto supinamente dal Governo regionale che non ha opposto resistenza se non a livello di struttura tecnica (politicamente ininfluente), hanno introdotto la possibilità in zona 2 di procedere a ristrutturazioni edilizie anche mediante demolizione e ricostruzione con aumento della superficie utile del 20% dei fabbricati esistenti. Queste modifiche in combinato disposto con l’articolo 10 del decreto-legge 76/2020 «Semplificazione» sono seriamente preoccupanti in un’area protetta.

Di fatto sembra un regalo bello e buono a Serim che potrebbe ritrovarsi a realizzare il resort nei «trulletti» (in realtà depositi agricoli), alcuni dei quali accatastati nel 2005 come «residenze in villette», in un parco naturale. Inoltre, il regalo appare doppio perché così si incrementa notevolmente il valore economico dell’investimento. Vedremo se e come evolve l’inchiesta della magistratura penale attivata dall’esposto del Comitato de I Pastori della costa, mentre per l’annullamento in autotutela dell’autorizzazione unica da parte della Regione, tutto tace.

Il terzo elemento è un precedente pericoloso. È il primo caso (almeno a memoria di chi scrive) di delimitazione di un’area protetta in Puglia per la cui istituzione si proceda su base catastale con tanto di elenco di fogli e particelle in un allegato che forma parte integrante della legge. Un caso su cui, anche dal punto di vista giudiziario, bisognerebbe fare approfondimenti.

Il quarto elemento di cui tener conto è che comunque ora c’è una legge che istituisce il parco regionale. In quanto tale la legge è modificabile (oltre che eventualmente impugnabile per via giudiziaria ordinaria dinanzi alla Consulta). Non è poco. Certo, quello che è scaturito dal lavoro dei Consiglieri regionali è un pasticcio, pur se «ad arte». Ma è uno strumento su cui lavorare. In assenza, la possibilità di istituire l’area protetta dopo 23 anni sarebbe stata pari a zero.

Questa legge su Costa Ripagnola era probabilmente l’unico prodotto possibile nel contesto politico dato, contrassegnato dall’ambiguità politica sul tema da parte dell’esecutivo regionale che ha lasciato campo aperto alle incursioni di chi ci ha saputo fare per tutelare i propri interessi, politici e non.

 

Fabio Modesti