A chi interessa la transizione…

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energia solare fotovoltaico
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Accelerare sulle rinnovabili vuol dire occuparsi di burocrazia affrontando i ritardi italiani. Servono, infatti, alcune riforme strategiche: dalla semplificazione degli iter autorizzativi dei nuovi impianti di energia pulita, il potenziamento del sistema dei controlli per renderli più rapidi ed efficaci. Resta strategico fare chiarezza su alcuni interventi come le trivellazioni

Occorre riconoscere che un primo effetto positivo il governo Draghi lo ha subito avuto portando nel dibattito pubblico le politiche ambientali in quanto fondamentali per lo sviluppo industriale del Paese.
Serve una transizione verde anche per creare nuovi posti di lavoro. Una spinta ai green jobs ossia a quelle occupazioni nei settori dell’agricoltura, del manifatturiero, nell’ambito della ricerca e sviluppo, dell’amministrazione e dei servizi che contribuiscono in maniera incisiva a preservare o restaurare la qualità ambientale. L’ambiente, quindi, come fulcro di politiche che devono agire «in maniera trasversale, come ci chiede l’Europa». Con un Ministero cabina di regia.
Nel suo discorso in Parlamento il presidente del Consiglio ha detto chiaramente degli effetti del mutamento climatico su ambiente e salute, della distruzione della biodiversità come fattore che ha facilitato il salto di specie e la pandemia, dell’amplificazione che l’inquinamento ha dato al coronavirus e al ruolo dell’uomo in questo processo distruttivo.

Crisi climatica e Covid insieme hanno prodotto effetti devastanti su salute, economia e tenuta sociale del Paese. Una situazione da cui si può uscire solo coniugando le ragioni del benessere con la tutela dell’ambiente e la giustizia sociale, solo dando solide basi a uno sviluppo innovativo, inclusivo e sostenibile.

Adesso che la transizione ecologica ha il suo ministero e che sono in arrivo 209 miliardi di Next Generation Eu, abbiamo l’occasione di farla davvero questa trasformazione. Con il 37% del Piano di ripresa e resilienza che deve andare sull’ecologia vanno generati centinaia di migliaia di posti lavoro green, dignitosi e diffusi.
Lavoro nuovo, più giusto e più pulito. Ma quali sono i green jobs più ricercati? La cucina, complici gli show degli chef stellati in tv, ha acquisito grande popolarità e la sfida della sostenibilità potrebbe dare a chi sceglie questa carriera la spinta definitiva per emergere. E allora occhio al chilometro zero, ai marchi di qualità, alle produzioni biologiche e soprattutto ad evitare gli sprechi, favorendo il riutilizzo di materiali e scarti.
Serve anche qualcuno che sappia concretamente rendere un ambiente più sostenibile. Perciò è chiaro che professionisti particolarmente esperti in fatto di efficienza energetica saranno sempre più richiesti, visto come si stanno muovendo privati cittadini, aziende e pure istituzioni pubbliche, tutti alla ricerca di come inquinare meno. Ovviamente per fare questo mestiere non basta possedere le basi tecniche della professione, ma è necessario anche padroneggiare il quadro normativo di riferimento sulle energie pulite e l’applicazione di tutte le norme di sicurezza.
Non saranno da meno gli esperti in gestione dell’energia (ingegnere energetico); le potenzialità di un simile professionista sono pressoché infinite, sia nell’ambito domestico che in quello pubblico e industriale. In questo caso si deve passare dalla laurea e dall’iscrizione all’Albo, oppure con un corso ad hoc si può aspirare a diventare «Esperto in gestione dell’energia», ovvero il responsabile del sistema di gestione energia.
Va ricordato, inoltre, che complice la crisi economica iniziata nel 2009, il mercato edilizio ha subito una profonda trasformazione. Le difficoltà, tuttavia, possono però essere occasione per ripartire in chiave green: la progettazione di nuovi manufatti o la loro riqualificazione passa sempre più spesso dall’applicazione di criteri di sostenibilità ambientali, con l’uso di nuovi materiali e con nuovi processi di edificazione. Il promotore edile di materiali sostenibili rappresenta le imprese produttrici ma può anche essere l’esperto interno alla ditta che sceglie i materiali, decidendo dunque l’indirizzo sostenibile di una nuova costruzione.
Accelerare sulle rinnovabili vuol dire occuparsi di burocrazia affrontando i ritardi italiani. Servono, infatti, alcune riforme strategiche: dalla semplificazione degli iter autorizzativi dei nuovi impianti di energia pulita, il potenziamento del sistema dei controlli per renderli più rapidi ed efficaci.
Ritengo infine, molto importante anche una legge per ampliare il ricorso al dibattito pubblico (istituto sul quale più volte mi sono espresso convintamente) così da coinvolgere territori e comunità, attraverso informazioni e confronto approfonditi, anche nelle decisioni sugli impianti di produzione di energia pulita. Perché la partecipazione consapevole, prima dell’inizio delle opere, è l’antidoto più efficace che possiamo mettere in campo contro l’effetto Nimby.
Un altro banco di prova è l’annosa questione delle trivelle e la presentazione di un Piano che individui le aree dove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle in cui tali attività non sono permesse. Un passaggio importante per capire, al di là delle parole, l’orientamento del nuovo esecutivo.

Francesco Sannicandro, già Dirigente Regione Puglia e Consulente Autorità di Bacino della Puglia