La conferenza dei servizi svoltasi il 27 aprile scorso presso la Regione Puglia, segna un punto di rilevante importanza. La Sezione Paesaggio dell’amministrazione regionale ha avviato, il 26 aprile, il procedimento di annullamento in autotutela dell’autorizzazione paesaggistica rilasciata a Serim
Forse siamo al redde rationem per Costa Ripagnola. La palude di cui abbiamo detto in passato, è stata scossa e si è aperto un canale di collegamento con il mare: è diventata una laguna, uno degli ecosistemi più produttivi esistenti in natura. La conferenza dei servizi svoltasi il 27 aprile scorso presso la Regione Puglia, segna un punto di rilevante importanza.
La Sezione Paesaggio dell’amministrazione regionale ha avviato, il 26 aprile, il procedimento di annullamento in autotutela dell’autorizzazione paesaggistica rilasciata a Serim. Un atto corposo, motivato ed anche coraggioso perché prodotto nonostante le pressioni esercitate (e stigmatizzate nello stesso documento) da Serim tramite i suoi legali. L’avvio del procedimento è basato sostanzialmente sulla rappresentazione della realtà dei luoghi non corrispondente a trasformazioni avvenute lecitamente.
Come si sa, nel corso degli ultimi due anni il Comune di Polignano ha «rinvenuto» tra le proprie carte quelle relative a trasformazioni illecite compiute sull’area di Ripagnola da parte del proprietario, Modesto Scagliusi. Una questione affrontata anche in sede di Tribunale penale che ha visto, nel 2009, la condanna con decreto penale impugnato dallo stesso Scagliusi e, infine, nel 2011 la sentenza di estinzione del reato di danneggiamento al patrimonio archeologico per intervenuta prescrizione emessa dal giudice Pietro Errede. Circostanza che però non ha impedito allo stesso giudice di attestare che «neppure il difensore ha evidenziato elementi che […] consentano una pronuncia di assoluzione nel merito». Nel processo penale non sono risultati costituiti parte civile né il Comune di Polignano a Mare, né la Regione Puglia, né l’allora ministero dei Beni culturali dalla cui Soprintendenza era partita la denuncia dei fatti.
Sulla scorta di queste vicende risalenti nel tempo e delle trasformazioni territoriali conseguitene, tra cui il tombamento della lama che, giornalisticamente, per primi abbiamo svelato, il 7 gennaio scorso il dirigente tecnico del Comune di Polignano ha adottato il provvedimento di annullamento in autotutela del parere di compatibilità urbanistica rilasciato a Serim per la realizzazione del resort nei pagghiari di Costa Ripagnola. Contro questo provvedimento la Serim di Scagliusi ha proposto ricorso al Tar.
Tornando all’avvio del procedimento di annullamento dell’autorizzazione paesaggistica da parte della Regione Puglia, Serim contesta che nessuna lama sia stata tombata e che «tra il 1998 e il 2006 non è intervenuta nell’area interessata al progetto Serim alcuna modifica alla orografia del sito né alcuna modifica all’assetto idrogeologico». A conferma di ciò cita relazioni di parte redatte degli ingegneri Chiaia e D’Onghia. Quanto alle (a detta della Serim) «risalenti contestazioni su alcuni brevi tratti di muretti a secco, la cui realizzazione è sorretta da validi provvedimenti autorizzatori, sono del tutto irrilevanti ai fini dell’annullamento del parere di conformità urbanistica».
Sta di fatto che il Comune di Polignano a Mare, prima, ed ora la Regione Puglia-Sezione Paesaggio, si sono resi conto che il progetto di realizzazione del resort nei pagghiari è stato autorizzato sulla base di una rappresentazione della realtà dei luoghi non corrispondente a situazioni lecitamente determinate, con particolare riferimento al quasi totale tombamento della lama. Su queste trasformazioni ambientali e paesaggistiche occorse a Ripagnola, il fascicolo relativo al procedimento penale a carico di Scagliusi, di cui abbiamo detto prima e conclusosi per prescrizione nel 2011, fornisce una serie di informazioni interessanti, formalmente rese note da parte dei Comitati de I Pastori della costa e dei Gabbiani di Costa Ripagnola agli uffici regionali che hanno convocato la conferenza dei servizi del 27 aprile, che non risultano però a verbale.
In ogni caso, la stessa dirigente regionale della Sezione Paesaggio, Barbara Loconsole, richiama nel proprio atto l’obbligo, per il proprietario dei suoli illecitamente trasformati, al ripristino ambientale e paesaggistico previsto dal Codice del paesaggio, cosa che nessuna delle amministrazioni coinvolte ha ancora ordinato. E ci si aspetta, alla fine dei 15 giorni assegnati alla Serim per dedurre rispetto alle motivazioni esposte dalla Regione per procedere all’annullamento dell’autorizzazione paesaggistica e qualora lo stesso annullamento fosse confermato, che la medesima Regione ordini quella riduzione in pristino. Tutto questo in attesa che la Procura della Repubblica di Bari concluda le proprie indagini sul progetto e sulle autorizzazioni rilasciate a Serim, arricchitesi di questi nuovi elementi, e che altro ufficio della Regione, quello alla Autorizzazioni Ambientali, si decida a sua volta ad annullare in autotutela il provvedimento autorizzatorio unico regionale rilasciato a marzo 2019.
Fabio Modesti