Intanto per i danni archeologici si attende la conclusione del lavoro dei magistrati che dovranno stabilire, tra l’altro, se il progetto presentato da Serim configura o meno una lottizzazione di fatto facendo dei pagghiari cellule turistiche in una delle aree più rappresentative del paesaggio rurale costiero in Puglia ed in Italia
Pensando all’attuale situazione di Costa Ripagnola, non si può non riandare all’ottavo canto dell’Inferno della Commedia di Dante dove ci accoglie un’immagine tremenda: la «morta gora» della palude dello Stige che porta alla città di Dite. L’istituzione del parco regionale, che parco alla fine non è per come è stata violentata la legge in Consiglio regionale, sembra aver silenziato tutto e tutti. Quasi si aspetti sia la Corte Costituzionale a togliere dagli impicci Regione, Comune e imprenditori privati.
Acque morte sembrano aver avuto la meglio in Regione Puglia dove non vi è alcun cenno di iniziativa per modificare la pessima legge n. 30/2020 istitutiva del parco, nonostante questo sia stato assicurato formalmente dal Presidente Emiliano al Mibact il quale non si è fidato ed ha chiesto ed ottenuto dal Consiglio dei Ministri l’impugnazione della legge dinanzi alla Consulta.
Acque morte dopo l’anomala conferenza dei servizi del 1° marzo scorso, convocata dalla dirigente del servizio regionale che ha concesso l’autorizzazione unica a Serim, aggiornata al 27 aprile prossimo. In quell’occasione la dirigente del servizio regionale per la tutela del paesaggio aveva annunciato l’adozione di un provvedimento di annullamento in autotutela dell’autorizzazione paesaggistica. L’annullamento ancora non c’è anche perché, dicono i ben informati, Serim sta facendo, per dirla eufemisticamente, pressioni affinché ciò non accada, paventando responsabilità patrimoniali dei funzionari pubblici.
Intanto la stessa Serim ha depositato il ricorso al Tar Puglia (senza richiesta di sospensiva) contro il provvedimento di annullamento in autotutela del parere di conformità urbanistica del progetto di resort nei pagghjari, adottato dal dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Polignano a Mare. La morta gora sembrerebbe (il condizionale è più che d’obbligo in questi casi) circondare pure la Procura della Repubblica di Bari. Nessuna nuova giunge da lì, nessun provvedimento di conclusione delle indagini è stato ancora adottato come nessuno di archiviazione, mentre l’area del progetto Serim è ancora sotto sequestro. Si sa, come abbiamo già scritto, che il procedimento penale non è più contro ignoti ma contro persone note e le ipotesi di reato sono facilmente immaginabili. Vedremo che cosa accadrà.
Emerge, intanto, anche grazie al lavoro di raccolta di informazioni dei comitati de I Gabbiani e de I Pastori di Costa Ripagnola, un particolare probabilmente irrilevante nel presente ma importante per ricostruire la storia della vicenda che lega l’imprenditore Modesto Scagliusi a quell’area. Nel 2011 la sezione distaccata di Monopoli del Tribunale di Bari ha emesso una sentenza, divenuta irrevocabile, a seguito dell’opposizione dello stesso Scagliusi ad un decreto di condanna penale del 2009. La condanna riguardava reati contravvenzionali commessi nell’area Ripagnola-Le Macchie ed in particolare «aver trasformato il suolo mediante arature in profondità con conseguente danneggiamento del sito archeologico con scavo e riporto del terreno». Illeciti accertati nel giugno del 2006. Il giudice, dopo aver rigettato l’eccezione della difesa di nullità del capo d’imputazione, ha però dovuto prendere atto che nel frattempo il reato era caduto in prescrizione pur se «neppure il difensore ha evidenziato elementi che […] consentano una pronuncia di assoluzione nel merito». Si attende quindi la conclusione del lavoro dei magistrati che dovranno stabilire, tra l’altro, se il progetto presentato da Serim configura o meno una lottizzazione di fatto facendo dei pagghiari cellule turistiche in una delle aree più rappresentative del paesaggio rurale costiero in Puglia ed in Italia.
Fabio Modesti