Porto di Bari, quel progetto preoccupa la Sigea

1551
R.Pagliarulo-et-alii-2013-Sea-level-changes-since-the-Middle-Ages-Basilica-San-Nicola-Bari.jpg
Disegno tratto da uno studio di R.Pagliarulo et-alii-2013: Sea level changes since the Middle Ages Basilica San Nicola Bari.
Tempo di lettura: 3 minuti

Un comunicato dell’Associazione dei geologi: per procedere con l’interramento di un tronco di strada di 600 metri, circa parallelo alla linea di costa, sarà necessario un sistema di impermeabilizzazione che andrà a turbare gli equilibri idrogeologici delle acque sotterranee che, infiltrandosi nel sottosuolo sin dalla zona murgiana, si muovono attraversando la città di Bari verso il mare Adriatico

È stato pubblicato qualche giorno fa sul sito dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale (Adspmam) la notizia dell’avvio dell’iter prodromico per la cantierizzazione di due progetti rilevanti, «finalizzati a migliorare l’attrattività turistica e a consolidare e irrobustire il rapporto porto-città, fondamentale per produrre sinergie favorevoli sia per le attività portuali sia per quelle urbane».

Due progetti

E i due progetti in questione sono il Parco del castello a Bari e il Faro delle pedagne a Brindisi.

E arriva oggi la risposta della Società italiana di geologia ambientale (Sigea) in merito al progetto che coinvolge il Parco del castello a Bari.

Ma andiamo con ordine e vediamo cosa prevede nello specifico questo progetto… Bene, per il Porto di Bari, si legge nel comunicato stampa, che dopo la recente notizia dell’ammissione a finanziamento da parte del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, nell’ambito del Programma di azione e coesione (Pac) «Infrastrutture e Reti» 2014-2020, del progetto denominato «Interazioni Porto Città: Parco del Castello – riconversione castello -porto», l’Ente portuale ha già avviato la fase due, quella cioè relativa alla progettazione definitiva e alla formalizzazione della convenzione.

Il progetto dell’Adspmam si articola in due distinti interventi: il primo è la ridefinizione e il banchinamento dello specchio acqueo interno alla «darsena vecchia», necessario per riqualificare un ambito portuale sottoutilizzato e per ridisegnare la viabilità portuale e le relative connessioni con la città.

Il secondo intervento, invece, prevede l’interramento della rete stradale portuale, per un tratto di circa 600 metri, in affiancamento al sistema viario cittadino che verrà quindi spostato nell’area portuale, favorendo la connessione tra castello, aree verdi esistenti e aree portuali. Un intervento che è stato ammesso a finanziamento per quasi 4 milioni di euro, sulla linea di azione 3 «interventi di sistemazione e di riqualificazione funzionale e urbanistica delle aree portuali» e per circa 25 milioni di euro, sulla linea di azione 4 «Interventi di miglioramento della connessione materiale tra i centri urbani e le aree portuali», per un totale di € 28.092.857,43 complessivi sui € 28.500.000 richiesti.

Ed è per questo intervento che la Sigea risponde ricordando come vittime e ingenti danni, gli ultimi solo nel 2005, hanno consolidato nel tempo nella memoria dei baresi la consapevolezza del pericolo determinato dallo scorrere delle acque superficiali che si possono trasformare all’improvviso in devastanti alluvioni. La sicurezza della città e dei suoi abitanti oggi, come un secolo fa, è affidata ai canali deviatori per i quali è necessario una manutenzione costante e forse anche una verifica di efficacia visto l’aumento delle superfici impermeabili e l’acqua che essi dovrebbero allontanare.

I recenti eventi, vissuti e testimoniati, hanno lasciato il segno nella memoria dei cittadini e degli amministratori: un monito di non ostacolare la forza devastante che possono generare le alluvioni che dall’area murgiana trovano come loro destinazione naturale il mare Adriatico, acque superficiali in grado di travolgere ogni cosa ostacoli il loro defluire.

Nel comunicato Sigea, il presidente Antonello Fiore ammette come per procedere con l’interramento di un tronco di strada di 600 metri, circa parallelo alla linea di costa, sarà necessario un sistema di impermeabilizzazione che andrà a turbare gli equilibri idrogeologici delle acque sotterranee che, infiltrandosi nel sottosuolo sin dalla zona murgiana, si muovono attraversando la città di Bari verso il mare Adriatico. Fiore ricorda come la falda e le sue oscillazioni, quindi la sua distanza dal piano di fondazione degli edifici, è influenzata dalla quantità di pioggia stagionale che si infiltra nel sottosuolo nell’entroterra, dalle oscillazioni del livello mare generato dalle maree, dal moto ondoso, dal livello del mare che come documentano diversi studi si solleva a una velocità di 1,5 mm ogni anno e nel quartiere murattiano non sono pochi gli edifici che per tenere asciutti i piani di calpestio dei vani interrati sono dovuti ricorre a pompe idrauliche.

È importante poi ricordare i problemi legati al sollevamento del mare, e il relativo sollevamento della falda di acqua dolce che su esso poggia, che negli anni ha interessato la cripta della Basilica di San Nicola, costringendo i baresi, per tenere i piedi all’asciutto, a sollevare il pavimento dalla sua costruzione al 1800 di ben 40 centimetri.

 

Elsa Sciancalepore