La guerra, un ricordo e quelle campane

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Le guerre si assomigliano tutte con quel loro portato di dolore, lutti e distruzione. L’odio scompare difronte alla sofferenza. Ma come è lontano il mondo dei governanti belligeranti dalla loro popolazione! E, tragedia nella tragedia, in questo conflitto Ucraina Russia anche la religione fa la sua terribile scelta

Estate del ’43 … il suono delle campane ci snida dalla casa di Martinella, nella profonda campagna etnea di Linguaglossa. La massara della tenuta vicina ci chiama a grande voce: la sua casa era, poche ore prima, postazione tedesca antiaerea. La bocca di quel cannone guardava proprio casa nostra ma alle prime ore dell’alba aveva taciuto, per sempre: erano in fuga!

Attratti da quella voce amica corriamo nel vigneto adiacente e ancora più in là, dall’alto della radura … il gruppo di soldati inglesi avanza, calzoncini color cachi, elmetto a bacinella, zaino esiguo, fucile a tracolla.

Un gruppo di donne con fiori e gesti festosi va loro incontro, le campane di tutte le chiese della cittadina suonano a festa: la guerra è finita! Pensavamo increduli.

Non era ancora il ’45, la liberazione non era ancora, quella nostra sì, dopo il ritiro sotto i frondosi castagni, le preghiere e salmodie tra parenti e conoscenti, le corone appese ai letti, i quadri misteriosi e solenni degli avi nel salone a scrutare con occhi profondi e scuri le nostre mosse di atterriti testimoni.

I balli festosi con gli ufficiali italiani e le donne della nostra città … piccole parentesi tra carri armati e camionette, tra schiere tedesche e loro spedizioni verso la vicina Randazzo. I nostri segni del fascio, le divise di balilla e figlie della Lupa sottoterra accanto alla pergola e sotto il fico.

La compagnia tedesca, scrutatrice dei nostri cieli di giorno e di notte, ormai in rotta. Lungo la via provinciale un cumulo di terra, una croce di sterpi, un elmetto, un figlio lontano da casa per sempre. Nei boschi accanto le mine piatte ad inganno furtivo tra le foglie secche e le felci folte.

Ancora nella memoria il tocco sommesso alla finestra nel cuore della notte buia e piovosa: il disertore, occulto ai tedeschi vicini, ci chiede aiuto, un travestimento, un boccone … per rifugiarsi ancora nella notte scura verso la sua casa.

Due liberazioni, le campane a festa, i fiori tra le mani delle donne … come un augurio perché a Odessa, a Kiev, nel Donbass e per tutta l’Ucraina suonino campane festose non di una Pasqua moscovita con Crocifisso e dittatore accanto ma della pace tutta intera, la pasqua del passaggio di bambini tornati a sorridere, di donne restituite alla speranza, di uomini pacifici ritornati, tutti a ricostruire per cancellare i disastri dell’artificioso nemico!

 

Francesco Sofia