La Marina affonda sull’amianto

1267
amianto
Tempo di lettura: 2 minuti

La III Sezione della Corte di Appello di Venezia ha riformato parzialmente la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Padova e ha riconosciuto la penale responsabilità in merito alla morte delle vittime dell’amianto in Marina

Oggi, dopo tre anni di battaglie processuali, si è concluso il processo di appello c.d. «Marina bis», che ha visto imputati Guido Venturoni, Agostino Di Donna, Angelo Mariani, Sergio Natalicchio, Mario Di Martino e Umberto Guarnieri, accusati tutti di omicidio colposo per la morte di 11 appartenenti alla Marina Militare che, durante il servizio, hanno respirato amianto nelle unità navali.

La III Sezione della Corte di Appello di Venezia ha riformato parzialmente la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Padova e ha riconosciuto la penale responsabilità in merito alla morte delle vittime dell’amianto in Marina. È stata emessa la condanna per il reato previsto di omicidio colposo in danno di Tommaso Caserta e Francesco Paolo Sorgente, i cui eredi sono stati rappresentati e difesi dall’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona).

Di seguito le condanne erogate.

Agostino di Donna è stato condannato alla pena di 2 anni di reclusione, Angelo Mariani alla pena di 1 anno e 6 mesi, Guido Venturoni a 1 anno e 6 mesi, Sergio Natalicchio a 1 anno di reclusione. Tutti, in solido al responsabile civile Ministero della Difesa, sono stato condannati al risarcimento dei danni a favore delle parti civili costituite, e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a €50.000,00 ad erede.

Decisiva, in questo processo, la super perizia disposta dalla stessa Corte di Appello, su richiesta delle parti civili, che ha confermato e ribadito la sussistenza di un rapporto causale tra l’esposizione patita da ogni singolo lavoratore e l’insorgenza della relativa malattia, nonché l’altissima concentrazione di polveri e fibre di amianto inalate dai Marinai. Grandissima la soddisfazione dell’Ona, che per voce del suo presidente ha dichiarato: «giustizia è fatta, la Marina affonda sull’amianto! Continueremo a sollecitare le bonifiche, la messa in sicurezza delle nostre unità navali, e la tutela giuridica, anche con risarcimenti, senza necessità, speriamo, di dover sempre ricorrere all’Autorità giudiziaria».

L’Ona è al fianco delle vittime dell’amianto e delle vittime del dovere con un’assistenza legale gratuita; ha creato una app per le segnalazioni e per contribuire alla mappatura dei siti contaminati. Per una consulenza gratuita, lo sportello on line o il numero verde 800 034 294.

 

Elsa Sciancalepore