Le rocce viventi sarde

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Gli scatti di Beppe Fumagalli in mostra a Varsavia

È un cammino visionario attraverso i graniti emersi 600 milioni di anni fa, su cui gli agenti atmosferici si sono sbizzarriti nel corso dei millenni, plasmando innumerevoli «sculture» zoomorfe e antropomorfe

In centro a Varsavia, sotto le campate di Hala Koszyki, un ex mercato coperto divenuto uno dei poli più animati della capitale polacca, è stata inaugurata mercoledì 15 giugno la mostra fotografica di Beppe Fumagalli sulle straordinarie formazioni di granito, disseminate tra Capo Pecora e Scivu (comune di Arbus), in una delle zone più selvagge della costa ovest della Sardegna.

Presentata nel 2021 a Cagliari col titolo Nuda e viva, Zywe skaly Sardynii (Le rocce viventi della Sardegna), è un cammino visionario attraverso i graniti emersi 600 milioni di anni fa, su cui gli agenti atmosferici si sono sbizzarriti nel corso dei millenni, plasmando innumerevoli «sculture» zoomorfe e antropomorfe.

«Folgorato dai tanti scenari immobili e incantati — scrive la curatrice Roberta Vanali — Beppe Fumagalli ha fissato nelle sue foto in bianco e nero le ipnotiche e spaesanti forme delle rocce, investendole di un’aura di sacralità. Come elementi di una cattedrale a cielo aperto, dove la natura fissa le sue metafore, i suoi cicli, il senso impenetrabile e grandioso delle sue traiettorie».

mostra2Dall’Istituto italiano di Cultura di Varsavia, che ha sostenuto l’evento insieme con l’Ambasciata d’Italia e la casa vinicola Sella e Mosca, la direttrice Donatella Baldini, parla di «immagini che da un lato ci invitano ad entrare in un passato fantastico, dall’altro ci rendono consapevoli di quanto sia profonda la storia geologica dell’isola».

Riferendosi al tema ispiratore della Biennale di Venezia, Donatella Baldini sottolinea poi come le somiglianze delle rocce «esprimano la suggestione di una profonda unità di tutto il creato, senza confini tra animato e inanimato».

Kamila Winiarska, responsabile eventi di Hala Koszyki, s’è occupata dell’allestimento e passando in rassegna le venticinque immagini in mostra commenta: «Se penso alla Sardegna vengo investita da un’idea di colore, ma queste foto in bianco e nero mi emozionano perché osservandole è come se mi sentissi spostata in una dimensione fuori dal tempo». Dimensione che nella serata inaugurale è risuonata anche nei brani della Corale Studentesca città di Sassari, diretta dal Maestro Francesco Cossu.

La mostra rimarrà aperta fino al 7 luglio e dal 15 sarà trasferita all’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia.

 

(Fonte Pk Communication)