E di siccità parla anche l’ultimo rapporto «Drought in Numbers» dell’United nations convention to combat desertification (Unccd), che sottolinea, infatti, come la siccità stia aumentando, a livello globale, dal 2000, e colpisca circa 55 milioni di persone ogni anno
In questo periodo l’Italia sta soffrendo e il grado di sofferenza che vive lo si respira sulla pelle di tutti. Il clima sta cambiando e questo non lo si apprende da importanti ricerche scientifiche, letture universitarie, no o forse non solo… lo viviamo tutti ogni giorno. Una temperatura in costante aumento, una diminuzione delle precipitazioni con un intensificarsi di quelle estreme, questi alcuni indicatori contenuti in un resoconto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), che mette sotto osservazione anche la resilienza climatica del settore energetico.
Entrando nello specifico, l’Iea sottolinea come la temperatura media annuale dell’Italia sia aumentata a un tasso di 1°C negli ultimi 100 anni, con il tasso di riscaldamento accelerato negli ultimi 50 anni. In effetti, negli ultimi due decenni la temperatura dell’Italia è salita leggermente più forte della media mondiale. Il riscaldamento è stato più marcato in estate e primavera, e in alta quota. E le stime definiscono probabile che la temperatura media annuale dell’Italia continui a salire, provocando un aumento del numero di giorni estivi e notti tropicali.
Una situazione che vede contemporaneamente, la piovosità media annua leggermente diminuita. Dal 1800 al 2011 le precipitazioni nelle regioni settentrionali italiane sono diminuite del 19% in estate e del 25% in autunno, mentre nelle regioni meridionali i cali maggiori si sono registrati in primavera (-22%) e in inverno (-12%). Sebbene gli eventi di precipitazioni basse e medie siano diventati meno frequenti, il numero di episodi importanti all’anno è aumentato in tutto il paese. Di conseguenza, forti precipitazioni più frequenti potrebbero rappresentare una minaccia per la rete elettrica e il funzionamento delle centrali elettriche.
E di siccità parla anche l’ultimo rapporto «Drought in Numbers» dell’United nations convention to combat desertification (Unccd), che sottolinea, infatti, come la siccità stia aumentando, a livello globale, dal 2000, e colpisca circa 55 milioni di persone ogni anno.
Entro il 2050, le zone aride potrebbero coprire tra il 50 e il 60% di tutta la terra, compresa l’Italia, con circa tre quarti della popolazione mondiale che vive in queste aree in condizioni di grave scarsità d’acqua.
E nella gestione dell’acqua in una situazione, quella attuale, che non può più essere sottaciuta perché sotto gli occhi di tutti il Wwf interviene stilando un decalogo delle buone azioni per affrontare la crisi che vanno dall’ispirarci a quello che la natura ha sempre fatto ossia sfruttare il funzionamento degli ecosistemi per trattenere l’acqua, renderla disponibile e ricaricare le falde a rinaturalizzare e ripristinare il funzionamento ecologico dei fiumi, aumentando la capacità di assorbimento delle fasce ripariali rigenerando le zone umide, veri bacini naturali di raccolta d’acqua, dal proteggere il suolo, le foreste naturali e tutte le zone umide rimaste che hanno il compito cruciale di ricaricare le falde freatiche a ridare centralità alle Autorità di bacino perché ci sia una regia unica che programmi gli usi dell’acqua in base alla reale situazione della risorsa e alle priorità, dal rivedere le concessioni idriche dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente evitando utilizzi ormai impropri o obsoleti al combattere lo spreco e incentivare in tutti i modi il risparmio.
L’associazione del panda rimane poi ferma sulla necessità non procrastinabile, richiamata anche nell’ultimo rapporto dagli scienziati dell’Ipcc, di abbattere rapidamente le emissioni di gas climalteranti, per scongiurare il pericolo di un clima che renda impossibile l’adattamento della Natura come la conosciamo e, in particolare, della specie umana.
E anche Greenpeace affronta il problema siccità, ormai diventato un fenomeno strutturale e non più solo emergenziale, e interviene sottolineando due fattori che incidono principalmente sulla scarsità idrica ossia la necessità di ottimizzare al meglio le risorse idriche a disposizione, a partire dai consumi per l’agricoltura, e di accelerare nella lotta alla crisi climatica in corso.
Intanto in Italia dal nord al sud la situazione peggiora ora dopo ora con un governo che sta lavorando a un «piano acqua» in raccordo con le Regioni e la Coldiretti che lancia l’ennesimo allarme sulla necessità di non «perdere» acqua piovana, allarme che quindi «accanto a misure immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, fa scattare l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi».
Ma allora…
Come prepararci a non subire ulteriori perdite della risorsa acqua? Come utilizzare in maniere sostenibile il bene? Come produrre acqua utilizzando l’affinamento, ad esempio noi di «Villaggio Globale» abbiamo affrontato il tema parlando del Lago Forcatella a Fasano in Puglia e tecnologie come i dissalatori?
Elsa Sciancalepore