L’informazione cattolica vuol promuovere l’ambiente

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Una due giorni intensa con tre temi sul tavolo una transizione energetica efficace e duratura che sappia valorizzare le comunità; l’economia circolare come nuova frontiera della giustizia sociale; il turismo lento, alternativo a quello di massa, che sappia mettere al centro i territori, le persone e valorizzare i talenti

«Sicuramente non si può dire che quanto partorito dalla Cop27 sia un successo, ma neanche un flop. Sicuramente si tratta di processi negoziali complessi che vanno molto più lenti rispetto all’accelerata dei cambiamenti climatici in atto. Le risposte che emergono non sono efficaci se non per una nota positiva: il Fondo di compensazione previsto per i danni dai cambiamenti del clima subiti da Paesi in via di sviluppo e che non sono diretti responsabili dei mutamenti in corso è una assunzione di responsabilità importante da parte dei Paesi più fortemente industrializzati». Giuseppe Milano segretario generale dell’associazione GreenAccord cerca di riordinare le idee mentre è impegnatissimo nelle ultime battute dell’organizzazione del «XVII Forum dell’informazione cattolica per la custodia del Creato» che si tiene domani (venerdì 25 novembre) in collaborazione con la Diocesi di Bari Bitonto.

Una due giorni intensa con tre temi sul tavolo una transizione energetica efficace e duratura che sappia valorizzare le comunità; l’economia circolare come nuova frontiera della giustizia sociale; il turismo lento, alternativo a quello di massa, che sappia mettere al centro i territori, le persone e valorizzare i talenti.

«La parola del 2022 è “permacrisi” − spiega Milano − giocando sul neologismo di “crisi permanente”. Che è un nonsense perché una crisi dovrebbe avere un tempo definito. Ecco perché il cambiamento di questo paradigma è nello stesso tempo così importante e tragico».

«E in tutto questo l’informazione cattolica sui temi ambientali è tanto più importante per verificare che passi il messaggio corretto − sottolinea Milano −. Stiamo parlando di una visione che si ricollega all’enciclica “Laudato sì” di papa Francesco. Oggi all’interno di una sorta di tempesta perfetta tra crisi climatica, economica, sociale, è essenziale rimettere al centro le comunità e i contributi positivi che sappiano guidare nei percorsi democratici, nell’ambito di uno sviluppo che sia realmente sostenibile».

E quando si parla di economia circolare inevitabilmente si pensa al ciclo dei rifiuti che in Puglia ancora non vede né la sua chiusura, né la valorizzazione delle materie prime che ne derivano. In compenso la Tari aumenta come ben sanno i residenti. «Chiudere il ciclo dei rifiuti non significa solo costruire nuovi impianti − sottolinea il ricercatore −, ma soprattutto spingere per un raccolto di qualità che sappia veramente valorizzare le risorse e creare nuove opportunità di lavoro. Invece prendiamo Bari, raccoglie la plastica e la vende secondo un accordo sottoscritto al Conai, che a sua volta la rivende (con un prezzo maggiorato) al suo consorzio Corepla. Se invece Bari rivendesse direttamente a Corepla potrebbe guadagnare di più e magari abbassare la Tari. Senza dire che se da un sistema di tassazione generico come la Tari si passasse ad una tariffazione più puntuale sulla frazione indifferenziata, i cittadini starebbero molto più attenti a conferire in maniera differenziata. Il risparmio interessa a tutti».

 

R. V. G.