Montagnier, un cammino al servizio della scienza

1935
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Ricordo del grande scienziato

Le tappe dei suoi studi e successi. Quella volta di Bella Ciao. L’inutile polemica su vaccini. La scienza, la ricerca e le ragioni del dopo

Il prof. Montagnier era stato un giovane militante comunista, ontologicamente, pertanto, da sempre orientato a sostenere le fasce deboli della popolazione lese da interessi economici soverchianti sempre a favore delle ragioni delle minoranze e, comunque, a fianco della popolazione, contro i «trafficanti della carestia» secondo la definizione di Gramsci.

Nasce da questo imprinting giovanile tutta la sua opera di medico sempre ideologicamente teso a liberare e liberarsi da schemi dettati dal mero interesse.

La sua lotta per la presa della Bastiglia ha queste origini.

Ricordo una bella notte d’estate, dinanzi alle torri di San Gimignano a bere Vernaccia, il vino bianco dal retrogusto amaro tipico della zona, e a parlare del destino dell’universo, della sua espansione con il prof. Giuliani, il prof. Montagnier e la meravigliosa compagna Suzanne Mc Donnel, poi, a un certo punto io presi la chitarra e iniziai a cantare Bella Ciao, osservavo gli occhi ridenti del professore che accompagnava la canzone partigiana con il battito ritmico delle mani: una delle più belle serate della mia vita.

Luc Montagnier si laurea in Scienze, nel 1955 e in Medicina e Chirurgia, nel 1967, presso l’Università di Poitiers, Parigi, viene nominato nel 1972 Direttore dell’Unità di Virologia Oncologica presso l’Istituto Pasteur di Parigi e nel 1974 Dirigente di Ricerca del Centro nazionale della ricerca scientifica di Francia, Grande Ufficiale dell’Ordine della Legione d’Onore della Repubblica Francese, Presidente della Fondazione Luc Montagnier, Ginevra (Svizzera). Lo Scienziato è noto in tutto il mondo per aver scoperto il virus dell’HIV nel 1983 e per essere stato insignito del Premio Nobel per la Medicina e Fisiologia, nel 2008, insieme alla sua collaboratrice all’Istituto Pasteur, la dott.ssa Françoise Barré-Sinoussi. Altri riconoscimenti Scientifici internazionali conseguiti: il Premio Lasker – De Bakey per la Medicina nel 1986, il Premio Giappone nel 1988, il Premio Principe delle Asturie nel 2000, il Premio della Scuola Medica Salernitana e il Sigillo dell’Università degli Studi di Salerno nel 2011, «Ilya Prigogine», Medaglia d’Oro della Università del Wessex e Siena nel 2019. Per quattro anni professore alla Jiao Tong di Shanghai.

Laureato a soli 23 anni in scienze, conosce profondamente i principi fondamentali della natura, come l’Evoluzionismo, per poi maturare nell’ambiente parigino e, maxime, all’Istituto Pasteur e al Cnrs dove incontra e dialoga con Jan Jacque Monod, Premio Nobel per la Medicina e Fisiologia nel 1965, Grande Ufficiale della Legion d’Onore, noto per il suo famoso saggio «Il Caso e la Necessità», che si consiglia per poter più approfonditamente comprendere cosa significano «pressione ambientale» e «selezione naturale».

Ma la curiosità di Montagnier non si esaurisce e la sua ricerca riparte dalla indicazione di Albert Szent-Gyorgyi, Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia del 1957, il quale affermò che gli scienziati non possono formalmente distinguere tra materia animata e inanimata probabilmente perché la scienza biologica si è concentrata sullo studio delle sostanze, componenti tipiche della vita, e ha trascurato due matrici senza le quali essa non può essere descritta: l’acqua ed i campi elettromagnetici (Szent-Gyorgyi A. Bioenergetics. Academic Press, New York, 1957), approfondendo lo studio delle due matrici del vivente.

Nel 2009 pubblica su una rivista cinese, «Interdisciplinary Sciences: Computational Life Sciences», vol. 1, pagine 245–253, «Electromagnetic detection of HIV Dna in the blood of AIDS patients treated by antiretroviral therapy» (Rilevazione elettromagnetica del Dna dell’Hiv nel sangue di pazienti affetti da Aids trattati con terapia antiretrovirale), un articolo in cui si rivela l’esistenza di segnali elettromagnetici prodotti dal Dna, suggerendo una nuova possibilità per diagnosticare l’Aids in pazienti recessivi, in cui l’Hiv è silente dopo la terapia antiretrovirale, ma non guariti.

Nonostante l’articolo abbia avuto 76 citazioni su articoli di pari e 593 letture, non sono mancati i detrattori, soprattutto tra medici, forse non in grado di comprendere appieno la fisica alla base dell’articolo, che implica nozioni di elettromagnetismo ed elettrodinamica quantistica, ma che avrebbero dovuto ben valutare la portata della scoperta per la cura dei malati di Aids, che attraversano una fase di apparente guarigione. Solo quindici mesi dopo, a scorno dei detrattori che sostenevano l’inesistenza di onde elettromagnetiche emesse dal Dna, due dei migliori scienziati americani, due biofisici newyorkesi, Martin Blanck e Reba Goodman, professori alla Columbia University di New York, pubblicano sull’«International Journal of Radiation Biology», Usa, vol. 87 (4), pagine 409-415, l’articolo «Dna is a fractal antenna in Electromagnetic Fields», (il Dna è un’antenna frattale di campi elettromagnetici), in cui descrivono il meccanismo elettronico attraverso il quale il Dna, ma anche suoi limitati segmenti (dove possono distribuirsi i singoli geni) emettono onde elettromagnetiche.

Ma i detrattori di Montagnier, sempre inviso alle case farmaceutiche per la sua franchezza, orchestrano una campagna di delegittimazione della quale c’è una eco distorta, ad esempio, nella voce su Wikipedia, dove si denigrano le pubblicazioni, ad esempio, quella sulla prestigiosa rivista di Fisica, «Journal of Physics: Conference Series», 2011, vol. 306 012007, «Dna Waves and Water» (Dna, onde ed acqua) articolo scritto con i famosi fisici teorici italiani Emilio Del Giudice, dell’Infn, e Giuseppe Vitiello, Professore Ordinario di Fisica Teorica all’Università di Salerno; la collaborazione del professore con i rinomati fisici italiani (Del Giudice e Vitiello) mostra una volontà di apertura che va oltre la Biologia e la Medicina; mentre nella stessa voce si portano, a supporto delle critiche velenosamente diffuse, fonti costituite da blogger screditati , tra cui Butac.net – Bufale un tanto al chilo, oscurata per qualche tempo dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna nel Proc. Penale n. 3520/18 R.G.N.R., nonché da giornalisti che sanno tanto di scienza quanto di antichità egizie o di altri argomenti di cui parlano spesso a sproposito.

Occorre precisare poi che il prof. Montagnier, in veste di virologo dell’Istituto non a caso intitolato a Pasteur, non è mai stato, in tutta la vita, contro i vaccini tout court ma ha espresso l’inopportunità di effettuare una vaccinazione di massa durante una epidemia, in ragione di considerazioni ben note ai naturalisti darwiniani e ai virologi genetisti di buona scuola: la pressione ambientale crea mutazioni e la presenza di un bacino ambientale favorevole agli organismi mutati, crea la selezione naturale.

La vaccinazione di massa costituisce per il virus Sars-2 e la massa vaccinata costituisce il bacino ambientale in cui gli organismi mutati prosperano, imponendosi sulle varianti dei non mutati o diversamente mutati, determinando così la propria selezione naturale: selezione dei più adatti all’esistenza dell’ambiente dato. I vaccini anti-Covid hanno avuto licenza di vendita dalla Fda statunitense e dell’Ema europea, con la clausola del «monitoraggio aggiuntivo», in considerazione di un bilancio costi/benefici e della mancanza allora di cure ritenute efficaci. Si tratta di una valutazione qualitativa e macroscopica, che non esclude, ad esempio, che i trattamenti disponibili possano essere efficaci nei singoli casi trattati; ma è una valutazione che non mira al singolo caso ma alla capacità attribuita ai farmaci disponibili di contrastare la pandemia nei tempi richiesti dalla economia e dalla politica.

La politica decide sulla base di considerazioni macroeconomiche e strategiche, certamente legittime, ma che non escludono altri punti di vista, critici, fondati sotto il profilo scientifico, rispetto alle decisioni in tal modo assunte.

È nella storia della medicina la esplosione dell’uso degli antibiotici, dopo il 1940 e dopo la produzione «industriale» di antibiotici dovuta ad Ernst Chain e a Howard W. Florey, anche se la scoperta nel 1895 può essere attribuita a Vincenzo Tiberio, dell’Università di Napoli, prima che venisse riproposta nel 1928 da Alexander Fleming. A distanza di 50 anni dalla scoperta ci siamo resi conto che l’uso intensivo degli antibiotici, non solo per gli umani, ma anche per la zootecnia e perfino per le piante, costituisce un pericolo per l’umanità, avendo già determinato la selezione di ceppi batterici antibiotico-resistenti. Le scelte politiche incentivanti lo sviluppo dell’economia hanno lasciato libero uso degli antibiotici, soprattutto per il successo dell’industria agroalimentare, e solo blande raccomandazioni sono state rivolte ai medici della medicina del territorio, negli Usa e in tutti i Paesi della Ue e del Commonwealth, come in Russia, perché evitino di prescrivere antibiotici se non in caso di effettiva necessità.

Si è trattato evidentemente di scelte politiche, di politica economica e sanitaria, che hanno presieduto e presiedono alla produzione e commercializzazione degli antibiotici da oltre trent’anni, da quando l’Organizzazione mondiale della sanità ha acceso i riflettori sul tema, cioè da quando è diventato chiaro che l’uso intensivo di antibiotici è una delle questioni che pongono un punto interrogativo sul futuro dell’umanità.

Sarebbe stato giusto trent’anni fa e oltre dare del «demente» a chi criticava l’eccesso di uso di antibiotici?

Ma vorrei citare le ultime parole del Professore al Parlamento di Lussemburgo il 12 gennaio in riferimento ai vaccini contro il Sars Cov 2 mRNA: «Questi vaccini sono veleni. Non sono dei veri vaccini. L’Rna messaggero permette la traduzione del suo messaggio in tutto il corpo, senza controllo. Nessuno può dire, per ciascuno di noi, dove andrà a finire questo messaggio…» La medicina deve avere un atteggiamento etico che si traduce nel principio del primum non nocere.

«La coscienza di essere parte della forza egemonica (cioè la coscienza politica) è la prima fase di una ulteriore e progressiva autocoscienza» affermava Antonio Gramsci nel § 169 del Quaderno 8.

Io credo che una nuova forza egemonica si farà strada tra le persone e il tracciato intellettuale del prof. Montagnier resterà allora nella storia, ma prima di tutto, nel cuore di ognuno noi.

Grazie Professore per il suo illuminante coraggio e la sua strabiliante resilienza, del suo meraviglioso supporto alla ricerca della verità.

 

Tiziana Vigni