Caccia, la Puglia beffa l’Europa

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Cinque associazioni hanno deciso di inoltrare una denuncia formale alla Commissione Ue affinché la Puglia, cioè l’Italia in quanto Stato membro dell’Unione, venga deferita alla Corte di Giustizia europea

Dicono BirdLife-Lega italiana per la protezione degli uccelli (Lipu), Lega per l’abolizione della caccia (Lac), Lega anti vivisezione (Lav), Legambiente e Wwf Italia che la Regione Puglia continua a giocherellare con le norme dell’Ue sulla conservazione degli uccelli selvatici e lo fa ormai costantemente, impunita. Così quelle associazioni hanno deciso di inoltrare una denuncia formale alla Commissione Ue affinché la Puglia, cioè l’Italia in quanto Stato membro dell’Unione, venga deferita alla Corte di Giustizia europea. La notizia non è stata ripresa dai mezzi di informazione regionali ma è rilevante perché mette in evidenza un comportamento, a dire dei denuncianti, poco commendevole dell’amministrazione pugliese.

La modifica al calendario venatorio 2022-2023

Oggetto della denuncia è, tra gli altri, il caso della caccia all’avifauna in periodo di migrazione prenuziale, «una fase biologica — affermano le associazioni — di estrema importanza per la conservazione di specie e popolazioni, nella quale, non a caso, l’attività venatoria è rigorosamente vietata. Ciononostante, da anni i calendari venatori continuano a consentire la caccia agli uccelli in questi periodi, disattendendo le norme, i pareri dell’Ispra e le prescrizioni europee». E la Puglia è accusata, in particolare, di aver modificato il calendario venatorio 2022-2023 in chiusura dello stesso, con una deliberazione della Giunta regionale del 18 gennaio 2023 (pubblicata inusualmente il giorno dopo sul bollettino ufficiale regionale) con la quale ha procrastinato dal 18 gennaio al 29 gennaio la data di chiusura della caccia al Tordo bottaccio (Turdus philomelos) e Tordo sassello (Turdus iliacus). Aver adottato quel provvedimento con quei tempi ha reso praticamente impossibile presentare ricorso al Tar. A dirla tutta, non è la prima volta, in materia venatoria, che la Puglia adotta questa «strategia» amministrativa ma ciò non toglie che sia censurabile dal punto di vista quantomeno della trasparenza e della correttezza istituzionale e, forse, anche costituzionale.

Possibile l’apertura della procedura d’infrazione

«La mole e la qualità delle infrazioni commesse dall’Italia al diritto europeo — proseguono Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e Wwf Italia — sono tali da rendere inevitabile l’apertura di una nuova procedura di infrazione complessiva contro un regime di caccia, quale quello italiano, macroscopicamente e strutturalmente illegale e, purtroppo, favorito dall’accondiscendenza di molte amministrazioni, nazionali e regionali». Insomma, la Puglia, green forse più per convenienza che per convinzione, rischia di finire di nuovo davanti alla Corte di Giustizia Ue.

 

Fabio Modesti