֎La Regione Emilia-Romagna è in subbuglio per una deliberazione della Giunta regionale guidata da Bonaccini che ha fatto fuori l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpae) dall’espressione obbligatoria di parere tecnico in sede di Valutazione ambientale strategica (Vas) degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti. Similitudini con la Puglia֎
A sinistra s’odono squilli di «semplificazione» delle procedure di valutazione ambientale. La Regione Emilia-Romagna è in subbuglio per una deliberazione della Giunta regionale guidata da Bonaccini che ha fatto fuori l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpae) dall’espressione obbligatoria di parere tecnico in sede di Valutazione ambientale strategica (Vas) degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti. Un provvedimento adottato il 7 agosto scorso e motivato dal fatto che le autorità competenti ai procedimenti di valutazione ambientale sono gli stessi Comuni e la Città Metropolitana di Bologna cui sono state fornite adeguate istruzioni in materia. Insomma, non c’è bisogno di pareri tecnici (indipendenti, anche se fino ad un certo punto) perché Comuni e Città Metropolitana sanno tutto ed hanno tutte le competenze necessarie.
È scoppiata una bufera tra i partiti ed i movimenti che sostengono la maggioranza di centro-sinistra in quella Regione; alcuni Sindaci si rendono conto che controllori e controllati in questo modo coincidono e affidare le valutazioni a Comuni, Province e Città Metropolitana progetti che gli stessi enti locali propongono è come chiedere all’oste com’è il vino. Il centro-destra striglia la maggioranza dicendo: «ma l’alluvione non ha insegnato nulla»?
Il precedente pugliese
Né più né meno di quel che è accaduto in altre realtà regionali, fra le prime quella pugliese, frutto della sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione e, prima, delle leggi Bassanini mal applicate. Una legge del 2007, con la Giunta presieduta da Nichi Vendola da poco insediata, ha delegato a Comuni, Province e Città Metropolitana di Bari una serie di funzioni nel campo delle valutazioni ambientali senza minimamente porsi il problema delle competenze tecniche in possesso degli enti locali. Il risultato è stato un guazzabuglio di procedimenti di valutazione di impatto ambientale (Via), di Vas e di valutazione di incidenza (ai sensi della Direttiva Habitat) con pareri che, su stesse fattispecie, divergono da Comune a Comune. Per non parlare, ad esempio, delle procedure di Vas dei Piani comunali delle coste, oggi così importanti perché dovrebbero preludere alle gare per le concessioni di stabilimenti balneari.
Molti Comuni hanno deciso arbitrariamente di escludere dalla procedura valutativa il proprio Piano e la Regione Puglia ha lasciato che ciò accadesse senza battere ciglio. Un altro caso, ravvicinato nel tempo, è quello dell’esclusione dalla procedura di Vas della variante al PRG del capoluogo pugliese, Bari, propedeutica alla realizzazione del nuovo Palazzo di giustizia. È stato lo stesso Comune guidato da Antonio Decaro, che è anche presidente nazionale dell’Anci, a stabilirlo sottraendo, quindi, al dibattito ed alla partecipazione pubblici una trasformazione urbana estremamente rilevante. Ma, nel caso pugliese, dal centro-destra non si ode alcuno squillo di tromba.
Fabio Modesti