La Melanophila, ovvero il richiamo istantaneo del fuoco

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Centinaia di migliaia di anni prima che l’uomo avesse inventato gli odierni sistemi di rilevamento e misurazione a distanza delle fonti di calore (termografia, satelliti per la prevenzione di incendi e per la segnalazione di eruzioni vulcaniche), un piccolo Coleottero Buprestide, la Melanophila (dal greco, che significa amante del nero, e cioè del legno carbonizzato) sapeva già percepire a grande distanza ogni radiazione calorifica.
Come per incanto, miriadi di questi Insetti compaiono di colpo là dove scoppia un incendio. Tanta tempestività appariva del tutto inspiegabile, finché non si scoprì che questo Buprestide riusciva, grazie a speciali organi sensori, a localizzare il fuoco captando le radiazioni infrarosse (della lunghezza d’onda 2,5 ? 4,0 µm). In questo modo il Coleottero trova subito il legno carbonizzato, di cui si nutrono le sue larve, e vi depone le uova.
Se l’uomo avesse osservato con maggiore attenzione questo ed altri «miracoli della natura?, oggi saprebbe individuare ed estinguere facilmente ogni incendio proprio al suo nascere.

Soltanto in tempi molto recenti si è sviluppata una nuova scienza, la Biomimetica, il cui intento è «lo studio consapevole dei processi biologici e biomeccanici della natura, come fonte di ispirazione per il miglioramento di attività e tecnologie umane». E su queste basi l’Unep, agenzia delle Nazioni Unite, ha lanciato il Progetto Nature’s 100 Best, che ha individuato, tra le duemila conosciute, le cento migliori idee tecnologiche suggerite dal mondo animale e vegetale. Se molti piccoli Insetti che vivono intorno a noi, anziché essere disprezzati e schiacciati, fossero stati studiati con mente aperta, approccio interdisciplinare e umile rispetto verso Madre Terra e le sue creature, avremmo avuto già da lungo tempo a disposizione la più efficace strategia di prevenzione dei disastrosi incendi che ogni estate affliggono il nostro e altri Paesi.

(Franco Tassi)