Tempa Rossa, un progetto che danneggia sorgenti e salute

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Le delibere del Cipe e della Regione sono sbagliate. Una serie di lacune nel provvedimento mettono in pericolo la natura e la salubrità dei luoghi tutto a danno dei cittadini

Pubblichiamo una nota della Ola, associazione amientalista lucana, che contesta duramente, punto per punto, un provvedimento regionale sul progetto di estrazione petrolifera in zona Tempa Rossa, da parte della Total

 

La nuova delibera regionale sul progetto Tempa Rossa della Total, appena riformulata dalla Regione Basilicata, non tiene conto, di ciò che ha chiesto la Ola e di ciò che prescrive il Difensore civico, al quale ci si è rivolti accogliendone i rilievi. Anche per questi motivi la nostra Organizzazione ha chiesto di recente al Cipe l’annullamento della deliberazione del 23/3/2012, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 26 maggio 2012, poiché assunta prima dell’approvazione della deliberazione della giunta regionale n. 952 del 18/7/2012 che rettifica la precedente deliberazione di giunta, la n. 1888 del 19 dicembre 2011, con le nuove prescrizioni ivi riformulate successivamente all’approvazione della deliberazione del Cipe. Un vizio sostanziale che attiene ai contenuti della deliberazione Cipe che secondo la Ola ne inficia anche la validità.

La nuova delibera regionale sulla Via sul Progetto Tempa Rossa della Total, approvata nel mese di luglio 2012, è sbagliata perchè lacunosa almeno sui seguenti punti fondamentali che restano ancora oscuri ed irrisolti:

– dove la società francese prenderà l’acqua per far funzionare gli impianti?;

– dove si sverseranno i reflui altamente tossici delle acque di produzione e di scarto dell’attività mineraria?;

– perché è stata autorizzata la realizzazione del centro oli su ben tre sorgenti idriche sotterranee?;

– quali precauzioni la società francese ottempererà per ridurre il rischio con queste perforazioni in altura di inquinare irrimediabilmente le sorgenti dell’Appennino lucano tra Corleto Perticara e Gorgoglione?;

– come si eviteranno le esalazioni di gas altamente tossici che già fuoriescono dal pozzo Gorgoglione 2, le quali rendono quasi impossibile le attività umane e agricole nei suoi dintorni?;

– perché non sono stati ancora attuati i monitoraggi ambientali prescritti dalla regione ex ante, ovvero prima dell’attivazione del centro olio e dell’attività estrattiva?

La Ola non crede alla bufala della tossica acqua di scarto delle attività minerarie che, trattata dalla Total, diventa acqua distillata da sversare, col permesso della Regione, nel torrente Sauro per cinque anni prima di essere incanalata (smaltita?) in un pozzo di reiniezione (tra l’altro assente nell’area), e chiede alla Regione di fare maggiore chiarezza a tutela dei cittadini e dell’ambiente in cui vivono proprio sullo smaltimento dei reflui delle acque tossiche di produzione del realizzando centro oli di Corleto e sull’ancora inesistente piano dei rifiuti intorno allo stesso centro di raffinazione della multinazionale francese.

Tra l’altro, in quell’area, esiste una situazione di pericolo per la salute della comunità e delle sue attività pastorali e agricole, legate alle due aree messe sotto sequestro dalla magistratura per l’interramento abusivo di fanghi tossici dell’attività estrattiva del permesso Tempa Rossa.

Due aree poste su due sommità collinari che con le piogge di 20 anni di bonifica non attuata, in attesa di un processo del quale non se ne conosce la fine, ha sicuramente inquinato tutti i pendii dei dintorni abitualmente coltivati a grano e usati per il pascolo dei greggi.
Denuncia regolarmente fatta dalla Ola, anche con documentazione fotografica, e con richiesta della Ola alla Regione Basilicata di provvedere essa a bonificare la vasta area agricola (al fine di togliere ulteriori rischi per la salute umana) e di rivalersi poi, in sede penale, verso chi sarà ritenuto responsabile del grave inquinamento procurato. Consiglio questo del tutto inascoltato.

La «donchischiottiana» comunicazione istituzionale della regione contro le trivelle del petrolio, dopo aver reso la Basilicata una gruviera, alla prova dei fatti, dunque, fa acqua, anzi, fa petrolio e inquinamento da tutte le parti, non appena si arriva a considerare i veri interessi tutelati. L’art. 19 del recente maxi-emendamento alla legge in materia finanziaria è stato infatti votato nella consapevolezza che verrebbe annullato dall’art. 16 della legge sulle Liberalizzazioni, rischiando anche l’annullamento da parte della Consulta.

Le opposizioni ai nuovi pozzi, permessi e concessioni attraverso la negazione delle intese si configura fittizia, così come viene presentata e attuata, perché non viene fatta precedere da dinieghi di parere Via (Valutazioni di impatto ambientale) sulle singole istanze. Aprendo così la strada ai ricorsi ai Tar da parte delle società minerarie, dagli esiti purtroppo scontati favorevoli alle compagnie.

I pozzi, i permessi e le concessioni alle quali De Filippo (il presidente della Regione, N.d.R.) fa finta di opporsi, sono poi tutte pratiche che ben che vada saranno operative fra una decina di anni, quando lui non sarà più così influente sulla vita politica regionale. Mentre, è sicuramente influente oggi quando, con il raddoppio dell’estrazione di petrolio della Val d’Agri, da 90mila a 180mila barili, e con le estrazioni previste dalla concessione Gorgoglione, si mettono a rischio le falde idriche sotto i monti di Marsico Nuovo, addirittura le sorgenti del fiume Agri, raddoppiando lo sfruttamento del sottosuolo lucano da parte delle società minerarie, in cambio di vagheggiati vantaggi economici e di sicuri e malcelati e gravi inquinamenti.

Ci rendiamo conto che, con gli espropri in atto a Corleto Perticara, Guardia Perticara e Gorgoglione (svantaggiosi dal punto di vista economico e ambientale per i cittadini), ripresentare per la regione una delibera rispettosa della salute e dell’ambiente, vorrebbe dire far perdere tempo alla Total; alla regione dovrebbe interessare prioritariamente la tutela degli interessi dei cittadini e del territorio e non certo quelli di una società mineraria. A maggior ragione se pensiamo che il governatore Vito De Filippo, proprio in questi giorni, viene presentato come colui che ferma le trivelle.

La Ola, pertanto, denuncia l’operazione di marketing elettoralistica di questi giorni, ma anche di quelle di depistaggio dell’opinione pubblica, attraverso campagne mediatiche, grazie alla complicità di diversi attori, apparentemente neutrali.