Il rapporto Enea
Italia sempre più dipendente in fatto di energia. La crescita della dipendenza energetica ha raggiunto l’84,3% nel 2002 contro l’83,6% del 2001 e l’81% del ’95. Valori di rilievo se confrontati con la media europea prossima al 54%. Solo Irlanda, Lussemburgo e Portogallo registrano nell’Ue un grado di dipendenza superiore a quello dell’Italia.
Questi alcuni dati contenuti nel Rapporto energia e ambiente 2003 curato dall’Enea. In particolare, si rileva nel dossier, nel 2002 l’energia elettrica importata dall’estero ha raggiunto il valore di 50,6 TWh, in crescita del 4,6% rispetto al 2001. In base all’analisi della dipendenza per fonti di energia primaria lo scenario descritto dall’Enea vede nel 2002 la domanda interna di petrolio soddisfatta per il 94% dalle importazioni, la domanda di combustibili solidi coperta quasi interamente da prodotti importati, mentre la dipendenza energetica del gas naturale in continua crescita con oltre l’80% nel 2002. L’Enea sottolinea quindi la notevole entità dell’esborso monetario causato dall’approvvigionamento energetico attraverso il ricorso ad operatori esteri «non adeguatamente bilanciato da esportazioni dei prodotti energetici». In tal senso i valori «sono trascurabili» fatta eccezione, scrive l’Enea per le esportazioni di prodotti petroliferi raffinati che procurano entrate comprese tra i 4mila e i 5mila milioni di euro.
Sempre secondo il rapporto Enea inoltre, la «geografia» delle fonti di approvvigionamento energetico dell’Italia si sta lentamente modificando rispetto al passato decennio per i prodotti che sembrano pesare di più sul fabbisogno energetico nazionale. In questi ultimi 10 anni la Libia infatti si conferma principale fornitore dell’Italia per il petrolio greggio. La domanda italiana di gas naturale si rivolge invece alla Russia, all’Algeria e, in misura minore, all’Olanda. Dal 2001, con la liberalizzazione del settore in Europa, la Norvegia e’ comparsa come nuovo fornitore di gas naturale e il suo ruolo è destinato a crescere.
(Fonte Enea)