Reati ambientali – Nuove sanzioni vecchie leggi

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Il decreto di recepimento della direttiva sui reati ambientali, in realtà, non ha creato nessun nuovo reato in materia di rifiuti e acque. Quindi, per contestare qualsiasi tipologia di trasgressione specifica in materia di rifiuti bisogna necessariamente consultare l’elenco tassativo del solo Testo Unico ambientale

Quando la giurisprudenza si sposa con la disinformazione viene alla luce una seducente e straordinariamente ingannevole interpretazione giuridica in grado di persuadere addirittura la realtà stessa, o meglio, quella in cui crediamo. Quell’ingegnosa miscela tra chiacchiere e normative sta ultimamente avvolgendo il decreto sui reati ambientali (n. 121/2011), correlato con la 231/2001.

Si parla di «multe e super multe» per le società che incorrono in detto tipo di illecito, ma la iurisprudentia, a differenza della dottrina, non è un’opinione e prevede un certo tipo di sanzioni, che in questo caso non sono assolutamente configurabili come penali.

Questa fantomatica «multa», che in questi giorni abbonda sulle frequenze di diverse radio e stazioni televisive rappresenta una sanzione penale che concerne un determinato tipo di reato e di conseguenza presuppone che il fatto sia penalmente rilevante. Qui, invece, si parla di sanzioni amministrative, che hanno una portata giuridica ben diversa.

Il decreto di recepimento della direttiva sui reati ambientali, in realtà, non ha creato nessun nuovo reato in materia di rifiuti e acque. Quindi, per contestare qualsiasi tipologia di trasgressione specifica in materia di rifiuti bisogna necessariamente consultare l’elenco tassativo del solo Testo Unico ambientale. La novità è rappresentata esclusivamente dalla somministrazione di una precisa sanzione, che ribadiamo essere amministrativa pecuniaria e che sarà irrogata all’azienda ove ne sussistono presupposti.

Inoltre alcuni dei reati presupposti inerenti al Sistri non sono più applicabili per la semplice ragione che il Sistri è stato abolito.

Gran parte delle condotte contemplate dalla direttiva 2009/99/CE, di cui è attuazione il decreto, sono sanzionate come violazioni formali, ossia come reati di pericolo astratto, punite in via contravvenzionale.

Il recente caso Ilva e alcune delle condotte illecite contestate dal Pubblico Ministero ai vertici del CdA e di alcuni dirigenti dell’azienda di Taranto potrebbero farci riflettere, ad un anno di distanza, sulla reale portata della responsabilità amministrativa prevista all’ente nel caso di commissioni di reati ambientali, responsabilità amministrativa appunto.

La legge è una e una soltanto, anche i quotidiani o le mittenti televisive dovrebbero imparare non soltanto a rispettarla, ma anche a non travasarla a loro piacimento, soprattutto se riguarda temi caldi come quello ambientale, a verbis legis non est recedendum.