«Si prendano impegni concreti per il clima»

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Gli osservatori stanno dicendo apertamente che il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto, il KP2 (l’unico accordo giuridicamente vincolante in tutto il mondo sui cambiamenti climatici) è a rischio a causa delle posizioni della Russia e della Polonia

Il problema di un eccesso di quote di emissione (dagli addetti ai lavori battezzato «aria calda») si preannuncia il più grande nodo nei negoziati sul clima in corso a Doha.
Alla Conferenza sul clima, in corso a Doha fino al 7 dicembre, gli osservatori stanno dicendo apertamente che il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto, il KP2 (l’unico accordo giuridicamente vincolante in tutto il mondo sui cambiamenti climatici) è a rischio a causa delle posizioni della Russia e della Polonia, denunciano Greenpeace e Wwf.

Già nel 1997 alle economie in transizione dell’Europa orientale sono stati dati obiettivi troppo generosi. All’avvio del protocollo di Kyoto, alcuni Paesi hanno ricevuto un limite superiore di emissioni nella forma di crediti di carbonio, noti come Aau (Assigned Amount Units) e comunemente definiti come «aria calda». Se i Paesi avessero emesso meno di questo limite, avrebbero potuto scambiare la differenza come crediti di carbonio. È stato stimato che rimarranno ancora fino a 13 miliardi di tonnellate in termini di Aau, quando la prima fase del protocollo di Kyoto terminerà, fra quattro settimane. Ogni credito vale quanto una tonnellata di CO2 in atmosfera e contribuisce al cambiamento climatico. La ragione principale per un surplus di Aau in alcuni paesi è quasi interamente dovuto al calo nelle economie dei paesi dell’Europa orientale come la Russia, l’Ucraina e la Polonia.

L’Europa è profondamente divisa sulla questione e la Polonia insiste sul pieno riporto dell’«aria calda» nel secondo periodo di impegno e oltre (post-2020). Se l’Ue capitola davanti alla Polonia, ricca di carbone, l’Europa potrebbe finire per perdere la sua credibilità come leader nella lotta ai cambiamenti climatici.

«A Doha si devono prendere impegni ambiziosi e concreti per la salvaguardia del clima. E si deve porre un argine a tutte le fallacie derivate dal commercio di crediti di emissione e dalla creazione di un vero e proprio mercato del carbonio. Se si consentirà alle economie dell’ex blocco socialista di conservare intatti, in un secondo mandato, i crediti non sfruttati, si starà semplicemente piegando, ancora una volta, la difesa del clima a questioni di realpolitik miopi e irresponsabili», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del Wwf Italia, che è a Doha per seguire i negoziati, dice che i Paesi a Doha devono riconoscere ciò che la scienza ci dice sullo stato del clima mondiale.
«L’incubo di un mondo più caldo di 4 gradi è davanti ai nostri occhi. I ministri degli Stati membri dell’Ue, la Russia e l’Ucraina, ai negoziati di Doha hanno l’obbligo di agire con urgenza e di fare tutto quanto in loro potere per fare tagli reali alle emissioni di CO2. Se i paesi riuniti a Doha vogliono che questo summit raggiunga un risultato tangibile per il clima globale, devono eliminare la possibilità di trasferire questo surplus di Aau nel secondo periodo di Kyoto. Questa dovrebbe essere l’eredità di Doha, o verrà ricordata come una conferenza politicamente a base di «aria calda» o peggio di «aria fritta» conclude Midulla.