«Non c’è più tempo da perdere: il mare e le coste siciliane sono letteralmente sotto l’assalto dei petrolieri, favoriti da un governo centrale che punta tutto sul petrolio. È ora che il governatore Crocetta scelga con decisione da che parte vuole stare portando avanti azioni concrete contro le trivellazioni in mare»
Greenpeace lancia oggi la proposta di un «Piano blu per la Sicilia», che verrà presentato il prossimo 9 aprile alla commissione Ambiente e Territorio dell’Assemblea Regionale Siciliana (Ars), dove l’associazione è stata convocata per una nuova audizione sulle trivellazioni offshore nel Canale di Sicilia. All’incontro sono attesi il governatore Rosario Crocetta e gli assessori competenti, ai quali Greenpeace e le altre associazioni che si sono impegnate contro le trivelle chiedono di non essere lasciati soli.
«Non c’è più tempo da perdere: il mare e le coste siciliane sono letteralmente sotto l’assalto dei petrolieri, favoriti da un governo centrale che punta tutto sul petrolio. È ora che il governatore Crocetta scelga con decisione da che parte vuole stare portando avanti azioni concrete contro le trivellazioni in mare» afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia.
Per Greenpeace bisogna avviare immediatamente, con un processo partecipato, l’elaborazione di un «Piano blu per la Sicilia» che, utilizzando l’approccio multisettoriale della Direttiva comunitaria 2008/56 per la Strategia Marina, punti a tutelare le risorse del mare e le economie che da esse dipendono.
Il «Piano Blu per la Sicilia» e gli altri suggerimenti di Greenpeace indicano alla Regione Sicilia passi precisi per intervenire contro le trivelle per la tutela del mare, vero tesoro per lo sviluppo dell’economia della più grande isola del Mediterraneo.
Tra i passi principali indicati nel documento:
– un atto di indirizzo della Regione contrario alle trivellazioni in mare;
– la presentazione immediata di osservazioni contrarie ai progetti di ricerca petrolifere in via di valutazione al largo della costa siciliana;
– un’iniziativa politica per un sostanzioso incremento dell’imposizione fiscale alle trivellazioni offshore, oggi irrisorio;
– la promozione di un uso efficiente dell’energia e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, a partire dall’aggiornamento del Piano energetico regionale;
– la richiesta al Governo Centrale di stabilire una Zona di Protezione Ecologica nel Canale di Sicilia;
– lo sviluppo di politiche che garantendo la tutela del mare favoriscano l’economia locale, dalla pesca al turismo.
«La situazione del mare di Sicilia è allarmante. Alcune concessioni sono vicinissime alla costa e mettono in serio pericolo non solo l’ambiente ma anche il suo patrimonio culturale e economico. Se vuole, la Regione Sicilia può intervenire per far valere la propria sovranità sul territorio e sul mare che la circonda. Abbiamo chiesto più volte al presidente Crocetta di intervenire, ma ad oggi le associazioni sono state lasciate completamene sole in questa lotta» conclude Monti.
Appresa la notizia che la Northern Petroleum intende estendere le ricerche petrolifere a un’area di oltre 1.325 chilometri quadri, a poche miglia dal litorale agrigentino, lo scorso 11 marzo 2013 Greenpeace insieme a comitati locali e associazioni di categoria ha chiesto formalmente al presidente Crocetta di intervenire. Fino ad oggi non si è ancora ricevuta risposta, anche se nel corso dell’audizione all’Ars lo scorso 12 febbraio i rappresentanti dell’Assessorato all’Ambiente avevano promesso che la Regione sarebbe stata dalla parte dei cittadini in questa lotta. Ricordiamo che lo stesso Crocetta in campagna elettorale aveva firmato l’appello di Greenpeace contro le trivelle in mare. Alle parole devono seguire i fatti.
In audizione Greenpeace chiederà inoltre al governatore di salire a bordo della propria nave Arctic Sunrise, che sarà a Trapani il 25 e il 26 Aprile 2013, per promuovere la pesca sostenibile, incompatibile con le trivelle, e per affermare pubblicamente che la Regione Sicilia intende veramente impegnarsi per la tutela del mare e dei settori economici che da esso dipendono.