Fermare il tritacarne

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Hanno già vinto i partiti della distruzione e del vivere giorno per giorno. Si è persa definitivamente la prospettiva progettuale e di sviluppo che ha spinto fin qui l’umanità. Quel piantare semi con la consapevolezza che non serviranno a noi come individui ora ma come umanità. Stiamo distruggendo noi stessi come specie

Bisogna fermare il tritacarne, subito. Che il brusio di fondo ci sia fra gli adolescenti, non è una novità ed anzi, è parte della crescita: annusarsi, prendere le misure, dire e non dire… fa parte dell’eterno meccanismo usato dai giovanissimi per ottenere il più possibile da papà e mamma, dal professore di lettere o dal professore di matematica…
Ma che questo sistema entri nel mondo adulto della cultura, della conoscenza e della comunicazione, è quanto di più disgustoso e autolesionistico la società attuale possa fare. E indignarsi non serve più, bisogna agire.
Stiamo andando diritti diritti verso un aumento della temperatura globale di quei due gradi in più a fine secolo che segneranno il passaggio verso una destabilizzazione planetaria. Si affronteranno perdite di vite umane ed economiche che faranno impallidire tutte le bolle finanziarie che stiamo attraversando.
E di fronte ai prodromi di questo passaggio, il superamento di 400 ppm di CO2 nell’atmosfera, nulla si muove. Perché? Ma perché hanno già vinto i partiti della distruzione e del vivere giorno per giorno. Si è persa definitivamente la prospettiva progettuale e di sviluppo che ha spinto fin qui l’umanità. Quel piantare semi con la consapevolezza che non serviranno a noi come individui ora ma come umanità. Stiamo distruggendo noi stessi come specie.
Con un abile sistema disinformativo l’opinione pubblica è stata anestetizzata. Persino i giornali specializzati stanno al gioco. La notizia che con i cambiamenti climatici rischiano di nascere solo tartarughe di sesso femminile serve per fare un bel titolo ad effetto (in gergo si dice di «colore»).
Bisogna fermare il tritacarne.
La notizia dell’aviaria che in Cina sta falcidiando vite umane e che è già sotto stretta osservazione dell’Oms per la sua particolare pericolosità, preoccupa perché non si potranno più usare le piume ed alcune fabbriche vanno in crisi… Il pericolo per la salute, i ragionamenti sulle cause che hanno portato allo sviluppo della malattia tutto è stato cancellato, tritato.
E quando si prova a presentare concetti nuovi che spingano ad una riorganizzazione della nostra società, come la decrescita felice, l’ironia è servita su un piatto d’argento a cui non si sottraggono le titolazioni anche di giornali quotati. Un po’ come avvenne per il lavoro del Club di Roma sui limiti della crescita tradotto in limiti dello sviluppo. Una contraddizione in termini che viaggia a pieno regime in questo periodo di crisi. Tritato, tutto rigorosamente tritato.
Se gli artefici di una nuova politica si rendessero conto che anche loro sono parte del tritacarne, forse si fermerebbero.
Basta con gli slogan, basta con le ammucchiate linguistiche, basta. Recuperiamo i fonemi, la semantica, la differenza fra significato e significante. Ritorniamo in noi stessi. Per favore.