Forestale verso militarizzazione e smantellamento

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«Il Corpo forestale dello Stato ha contribuito al processo di trasparenza e lotta ai disastri ecologici, si è schierata contro i comportamenti irrispettosi dell’ambiente perpetrati anche da multinazionali ed ora ne paga il prezzo, col sacrificio dei diritti di tutti i forestali». E, quindi, la domanda alla fine è soltanto una: fin dove si è spinta la Forestale, corpo di polizia tra i più liberi di agire e tra i più lontani dall’influenza politica, per meritare un trattamento del genere da parte del governo italiano?

Si fanno sempre più incalzanti le voci di una militarizzazione del Corpo forestale dello Stato che, con l’emanazione dei decreti attuativi della legge Madia, potrebbe confluire nell’Arma dei Carabinieri. I sindacati Sapaf, Ugl – CfS, Fns – Cisl, Cgil – Fp, Uil – Pa e Dirfor danno voce alla protesta di dipendenti, cittadini, esponenti del potere giudiziario ed associazioni ambientaliste, uniti per ribadire il loro «no» a questo accorpamento, che di fatto priverebbe il personale del Corpo di ogni diritto sindacale, come prevede il classico status militare.
Con la solita chiarezza espositiva ed il consueto coraggio verbale, Danilo Scipio, volto noto della sigla sindacale Ugl, ha chiarito l’aspetto ambiguo del «taglio alle spese e il risparmio per le casse statali», slogan politico sbandierato dalla compagine governativa: «Il progetto di riorganizzazione delle forze di polizia previsto dalla legge Madia non innalza i livelli di sicurezza, non determina risparmi né razionalizzazioni; per rendere appieno l’idea, si consideri che la riorganizzazione colpirà soltanto il Corpo Forestale dello Stato, che verrà assorbito da altra forza di polizia, e quindi 7.000 unità sulle complessive 309mila dell’intero comparto». Insomma, il messaggio di Scipio è chiaro: sopprimere il Corpo Forestale non serve nemmeno dal punto di vista economico, soprattutto se si tiene conto dello spesato mastodontico che l’amministrazione pubblica dovrà affrontare per rifornire i nuovi carabinieri di divise, autoveicoli dell’Arma e quant’altro.
Sulla stessa linea sono le dichiarazioni di pochi giorni fa di Marco Moroni, segretario generale del Sapaf: «Vogliamo essere ricevuti dal premier Renzi e dal ministro Madia, perché il Corpo forestale dello Stato non può essere militarizzato, accorpato e soppresso senza colpo ferire. Se non sarà possibile incontrare il presidente del Consiglio a Roma, andremo a Pontassieve. Siamo molto determinati e soprattutto, a nome di tutti i 7.000 forestali, non abbiamo nulla da perdere. In queste ore – spiega Moroni – si stanno svolgendo in tutta Italia affollate assemblee sindacali dove gli appartenenti al Corpo forestale partecipano con grande passione per capire che cosa ne sarà del proprio futuro. Siamo anche reduci da una due giorni di volantinaggio a Expo, assieme a Ugl – Cfs, Fns – Cisl, Cgil – Fp, Uil – Pa e Dirfor, dove abbiamo trovato la solidarietà di migliaia e migliaia di cittadini. Domani saremo in piazza Montecitorio come Sapaf per aderire alla manifestazione per il contratto di lavoro. Una cosa deve essere chiara: il 98% dei forestali, secondo il nostro sondaggio interno, ha ribadito il «no alla militarizzazione».
La manifestazione, in effetti, si è poi svolta con successo e numerosissimi sono stati i partecipanti. Ai forestali, ovviamente, prima ancora del discorso contrattuale e quindi economico, interessava molto di più quello riguardante la specificità della loro professione, decenni di storia lavorativa che verrebbero cancellati come se non fossero mai davvero esistiti.
Pompeo Mannone, segretario generale della Fns-Cisl, ha poi ribadito il concetto, definendo l’ipotesi di accorpamento «in controtendenza con gli orientamenti dell’Unione europea ed in direzione opposta rispetto a quanto sancito dalle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea. Siamo convinti – spiega Mannone – che l’Italia abbia bisogno di un forte presidio di legalità sul territorio per contrastare e prevenire le agromafie ed ecomafie e giungere ad una maggiore coscienza ecologica. Il Corpo forestale dello Stato ha contribuito al processo di trasparenza e lotta ai disastri ecologici, si è schierata contro i comportamenti irrispettosi dell’ambiente perpetrati anche da multinazionali ed ora ne paga il prezzo, col sacrificio dei diritti di tutti i forestali».
E, quindi, la domanda alla fine è soltanto una: fin dove si è spinta la Forestale, corpo di polizia tra i più liberi di agire e tra i più lontani dall’influenza politica, per meritare un trattamento del genere da parte del governo italiano?